
Regia – Matthew Holmes (2025)
Poco più di una settimana fa, si parlava di film di squali di merda, cercando di spiegare perché, nonostante tutto, siano un genere con un seguito molto ampio (di cui la sottoscritta fa orgogliosamente parte). In quel post, dicevo anche che in questa estate 2025 c’erano due film di squali che aspettavo con una certa trepidazione: il primo era proprio Fear Below, cui sto dietro da un mese e mezzo.
I film di squali di merda di solito hanno una provenienza molto specifica: gli Stati Uniti. Quando invece si ha bisogno di un film di squali non di merda c’è un solo posto dove cercarli: l’Australia.
Fear Below è infatti australiano ed è un film di squali particolare ed eccentrico, sia da un punto di vista narrativo che d’ambientazione: si svolge infatti negli anni ’40, con tutto ciò che questo comporta per la tecnica delle immersioni e l’attrezzatura. Vado a memoria, ma a me pare una novità assoluta.
Siamo nel 1946, da qualche parte in Australia, e una sfigatissima compagnia di sommozzatori viene assoldata da un losco individuo per recuperare il carico di un’auto affondata nel fiume. Compito dei sommozzatori sarà quello di riportare in superficie delle casse chiuse nel bagagliaio. Il committente si rifiuta di fornire dettagli in merito a cosa ci sia dentro quelle casse e, oltre a essere un tipaccio viscido, pare anche pericoloso.
Purtroppo la Sea Dog Diving Company non può permettersi il lusso di rifiutare: è sull’orlo della bancarotta, e non perché i sub non sappiano fare il loro mestiere, ma perché il capo è un ex militare ora alcolizzato e i suoi sottoposti sono un aborigeno e una donna, quindi non c’è nessuno disposto a dar loro fiducia, lavoro e soldi. Sono quindi costretti ad accettare e a scoprire, con la sorpresa di pochi, che nella macchina finita sul fondo del fiume ci sono dei lingotti d’oro rubati. Come se già la situazione non fosse esplosiva, ci si mette anche uno squalo toro a rendere difficilissimo il recupero. Una squala, anzi, incinta e quindi particolarmente territoriale e poco disposta a essere accomodante con questi intrusi in scafandro che le vanno a rompere le scatole nel suo nido.
Prima che qualcuno alzi la manina e faccia il secchione, gli squali toro stanno bene in acqua salata e in acqua dolce e questa nozione era di dominio comune per i sommozzatori già negli anni in cui si svolge il film. Passiamo alle cose interessanti.
Se il cinema statunitense che fa capo a Jaws è solito dipingere gli squali come dei mostri assetati di sangue, gli australiani sanno che non ce n’è bisogno, che al contrario è sufficiente infilare noi bipedi in un ambiente che non ci compete, mentre gli squali si limitano a starsene lì e a fare il loro mestiere: esistere ed essere predatori. È così anche nel caso di Fear Below: la squala non è un leviatano, non ce l’ha con i protagonisti per una qualche forma di malvagità intrinseca alla sua specie; lei nuota serena e tranquilla nel luogo che si è scelta per mettere al mondo la sua prole e si sente, anche giustamente, minacciata dall’arrivo dei sommozzatori.
Che dal canto loro non sono stupidi: non appena registrano la presenza dell’animale, vorrebbero andarsene prima di subito.
E qui entra in gioco l’altro genere cui Fear Below appartiene, il gangster movie.
Per quanto il cinema australiano abbia sempre avuto un certo alone magico e misterioso, è anche sempre stato anche molto concreto, ben piantato nel terreno, economico e spiccio.
Fear Below è esattamente così: i nostri sono dei professionisti competenti, obbligati a rischiare la pelle per motivazioni solide e urgenti; i problemi economici prima, una pistola puntata in fronte poi.
Niente allegri vacanzieri sbocconcellati da squali di ventisette metri, niente ragazzini scemi a caccia di tesori in relitti infestati da predatori. In questo film si respira un senso di urgenza, di disperazione, di fatica che di rado si riscontra in film dalla struttura analoga.
Il regista Holmes ci infila in mezzo anche il razzismo della società australiana e la misoginia che esce allo scoperto nel momento in cui una donna (Clara, interpretata dalla bravissima Hermione Corfield) si azzarda a vestire panni maschili indossando addirittura uno scafandro, ma sono parte integrante del contesto e dell’ambientazione. È giusto che siano lì, eppure restano sullo sfondo, perché al centro c’è la lotta per la sopravvivenza, che in questo caso è sia di natura biologica sia economica.
Alla fine, lo squalo, una volta apprese le sue abitudini e il suo modo di muoversi e cacciare, è davvero l’ultimo dei problemi del nostro gruppo di sommozzatori, e anzi, può persino diventare un alleato prezioso anche se inconsapevole.
Lo squalo è un semplice elemento naturale, una forza che agisce secondo meccanismi a noi incomprensibili, e le nostre controversie a proposito di lingotti e malviventi non sono di suo interesse.
La spunta chi, data la sua dimestichezza con l’acqua e le creature che vi abitano, ha una cognizione profonda di questa indifferenza. Chi la rispetta.
Ma a parte queste mie riflessioni filosofiche sul rapporto uomo/natura, vi starete chiedendo se nel film c’è la ciccia.
Ce n’è tanta, ve lo assicuro: Fear Below è un film tesissimo, sia nelle sequenze acquatiche che in quelle terrestri o a pelo d’acqua. Non vedrete splendidi fondali, ma soltanto il buio appena rischiarato dalle torce e le acque torbide di un fiume. Si svolge tutto al massimo a cinque o sei metri di profondità, ma non si vede niente e, come nella migliore tradizione del film di squali non di merda, è proprio la mancanza di visibilità a fare paura.
C’è poi un discorso da fare a parte sull’equipaggiamento dei sommozzatori, scomodo, ingombrante, pesantissimo, che impedisce di muoversi con rapidità e richiede un enorme sforzo muscolare per ogni gesto. Soltanto indossarlo e prepararsi alla discesa, è un’operazione lunga e laboriosa. Soprattutto, si percepisce a ogni istante il rischio cui si sottoponevano questi pazzi scatenati ad andare sott’acqua così bardati.
La mako ha un minutaggio molto limitato, dato il budget non proprio faraonico, ma quando appare fa la sua figura: è animata molto bene in CGI e gli animatroni utilizzati nei piani ravvicinati sono ottimi.
Come spesso accade per questioni di risparmio, gran parte delle sequenze subacquee sono in realtà state girate all’asciutto, mentre il resto del film è tutto on location.
Fear Below è violento, angosciante e ha un ritmo micidiale. C’è un terzetto di protagonisti per i quali viene immediatamente spontaneo fare il tifo, le morti e le mutilazioni varie sono ben messe in scena, sanguinose quanto basta e, in generale, la regia è pulita.
Ora non ci resta che attendere Dangerous Animals per vedere a chi andrà la palma di film di squali non di merda del 2025.












Giorno Lucia,al solito mi scatta la domanda “Quando arrivera’ da noi?”,anzi riformulo “Arrivera’?”,dopo un breve periodo in qui mi ero illuso per via di qualche caso fortuito,che la distribuzione nostrana avesse accelerato i tempi,ora vedo che alcuni di questi film a tema squali,escono da noi nuovamente con il tradizionale anno intero di ritardo,oppure non escono affatto,tengo le dita incrociate!.🤞
Questo forse tra un paio d’anni potrebbe arrivare su Prime. Ma in sala è impossibile.
Ma che avranno mai fatto di male gli australiani agli italiani?,se non sei Peter Weir o George Miller,ti ignorano come il tizio che nessuno vuole invitare alla grigliata estiva!.😜
Questa volta a Hermione l’acqua ha concesso un epilogo meno drammatico. La parte migliore del film nasce dalla scelta del periodo storico in cui inserirlo, i sommozzatori con i loro scomodi scafandri che sfidano la natura e le profondità ricordano le imprese dei vari Magellano, Livingston o Amundsen. Ogni volta che i due protagonisti scendevano in acqua poi sembrava che si immergessero negli inferi. Poi con piccole e brevi pennellatesi si caratterizzano ottimamente personaggi e temi. Se devo imputargli un difetto l’ho trovato con un taglio troppo favolistico: i buoni da una parte (ti ci affezioni subito e subito per loro fai il tifo) e i cattivi – odiosi – come non mai. E per una volta la Natura che asseconda il nostro senso di giustizia.
No, devo dire che a me questo taglio così manicheo non ha dato fastidio, dato che sono sostanzialmente i sommozzatori più sfigati e disgraziati d’Australia.
Dopo il trauma adolescenziale de Lo Squalo 3 in 3D , occhialoni compresi , ho sempre faticato ad approcciare il genere …
Poverino lo squalo in 3D de Lo Squalo 3.
Però devo ammettere che, da bambina, la sequenza in cui sfonda il vetro dell’acquario spaventava anche me.
Credo fosse uno dei primi 3D cinematografico, forse Corman aveva provato qualcosa nei primi ’60
C’è sicuramente La Maschera di Cera nel 1953 e Il mostro della laguna nera nel 1954, ma negli anni ’50 c’è stato un breve momento di esplosione dei film in 3d.
Poi, un anno prima de Lo Squalo 3, c’è Venerdì 13 parte III, che anche quello era girato in 3D
Dall’Australia raramente ci arrivano lavori men che interessanti, anche nel peggiore dei casi, e questo approccio “squalesco” decisamente antitetico agli stereotipi yankee (pure in film di squali non di merda) ne è un’altra conferma…
Ciao Lucia, per me esiste solo quello di Spielberg, di cui ho da poco pubblicato un saggio monografico. Dato che sei una fan se vuoi the ne mando volentieri una copia…
Ciao Lucia, la tua top 5 di film di squali da recuperare assolutamente?(oltre a quello di Spielberg)
Blu profondo
47 Metri
Under Paris
The Shallows
L’Ultimo squalo
grazie! 🙂
grazie! 🙂