The Stuff

Regia – Larry Cohen (1985)

Altro giro, altro horror spuntato dalla Cult Movie Challenge di Letterbox (qui la mia lista completa di film, se vi interessa). Siamo arrivati alla settimana numero 16 e gli ideatori della challenge hanno scelto come tema Svengoolie, ovvero un programma televisivo statunitense, orgogliosamente in onda dal 1970 ai giorni nostri, durante il quale vengono mandati in onda film horror, di fantascienza e B movie in generale, presentati da un anfitrione, Svengoolie, appunto. Per fortuna c’era un elenco completo di ogni film mai trasmesso nel corso di più di mezzo secolo di puntate settimanali e, tra questa marea di pellicole, ho pescato The Stuff, limpido esempio di satira horror dell’epoca reaganiana diretta da Larry Cohen.
La scelta è caduta su The Stuff perché non lo rivedevo da secoli e perché compie quarant’anni a giugno, ma la casella del compleanno è stata, con una decisione difficile e dolorosa, occupata da un altro film. Prendete questo post come un complehorror supplementare in anticipo e buon divertimento.

The Stuff è una via di mezzo tra un gelato e uno yogurt, immesso sul mercato e spinto da a una campagna pubblicitaria martellante, che diventa in breve tempo il dolce più presente sulle tavole degli Stati Uniti. I produttori di gelati e dessert sono preoccupati per la concorrenza di questo misterioso intruglio e assoldano un esperto di spionaggio industriale, Moe (Michael Moriarty, presenza fissa in casa Cohen) per rubare la ricetta segreta di The Stuff e dar loro così la possibilità di imitarla. Nel frattempo, chi mangia regolarmente il prodotto comincia a comportarsi in maniera strana, sembra non riuscire più a farne a meno e finisce per nutrirsi solo di esso. Gli effetti collaterali dell’assunzione prolungata di Stuff sono molteplici, spettacolari e letali.
La struttura narrativa del film è quindi quella di un thriller da cospirazione industriale, con un investigatore alla prese con una grande corporazione cinica e spietata, disposta a tutto per lucrare sulle discutibili abitudini alimentari del popolo americano.
Fantapolitica, si direbbe, se non fosse che Cohen ha sempre utilizzato il cinema di genere per parlare della realtà: la differenza con un’opera come It’s Alive, è che qui non usa metafore, ma va direttamente al cuore del problema.

Cohen scrive il film pensando al cibo che i suoi concittadini consumano senza curarsi punto dei danni che potrebbe causare all’organismo, il tutto con il beneplacito delle istituzioni, che ritirano i prodotti alimentari nocivi dal mercato solo quando è troppo tardi: “Continuiamo a mangiare cibo spazzatura anche se sappiamo che ci sta uccidendo”.
Negli anni ’80, questa era una cosa all’ordine del giorno; in parte lo è anche ora, ma ai tempi veniva eseguita in maniera plateale.
È esattamente ciò che avviene nel film: le persone si ingozzano di Stuff e crepano in un tripudio di body horror ed effetti speciali meccanici, mentre i produttori della brodaglia si arricchiscono e non la toccano neanche con un bastone.
Una delle intuizioni più argute di Cohen è di sottolineare la connivenza delle varie agenzie che si occupano di controllo degli alimenti e le corporazioni che questi alimenti li fabbricano, li pubblicizzano e li distribuiscono.
In altre parole: tutti sono consapevoli che The Stuff fa male, crea dipendenza, modifica e deforma i corpi di chi lo assume, finendo per distruggerli, ma produrlo è quasi a costo zero ed è tutto troppo conveniente per fermarsi.

Un’altra intuizione geniale è quella relativa al concetto di cibo naturale e senza grassi, legata sua volta al mentire spudoratamente dicendo tuttavia almeno una cosa vera: The Stuff è, in effetti cibo naturale e non processato, perché si tratta di una sostanza che emerge dalla viscere della terra, con ogni probabilità viva e senziente e con un piano di dominazione mondiale da mettere in atto grazie alla stupida complicità del capitalismo. È anche senza grassi (e non lascia neanche macchie! Esclama con entusiasmo una signora), ne puoi mangiare a quintale e non metti su un etto. Solo che poi ti esce una specie di blob dalla bocca, ti deformi tutto e finisci squagliato in pappetta sul pavimento; oppure il suddetto blob passa direttamente a divorarti vivo, ma sono dettagli. Vuoi mettere la soddisfazione di mangiare il dolcetto mantenendo una linea invidiabile?
Ecco, The Stuff è tutto così: gioca di sponda con le ossessioni di un’epoca caratterizzata da consumismo sfrenato, ostentazione della ricchezza e aggressività in ogni ambito della vita, privata e sociale.
Difficilmente troverete un film in grado di fotografare gli anni ’80 con questa precisione, soprattutto un film scritto e girato negli anni ’80. Ma Cohen in questo era bravissimo, sapeva guardare le cose dall’esterno e restituirle in versione satirica e impietosa, e sempre attraverso il cinema di genere.

Nel caso di The Stuff, siamo all’interno della fantascienza di invasione: in parte The Blob (e The Stuff arriva 4 anni prima del remake ufficiale), in parte in zona Ultracorpi, per come viene raccontato il cambiamento di coloro che diventano assuefatti allo Stuff. Si tratta di storie molto presenti nell’immaginario americano, e infatti sono state declinate più volte e hanno subito modifiche a seconda dell’epoca in cui gli autori le hanno ripresentate al pubblico sotto forme nuove. Cohen le filtra attraverso lo sguardo di chi assiste sgomento al reaganismo trionfante di metà decennio, e quindi l’entità aliena di turno se ne sta buona sepolta sotto terra fino a quando a qualcuno non viene in mente di guadagnarci sopra.
Siamo alla terza intuizione di enorme intelligenza presente nel film: The Stuff ci mostra infatti due modalità differenti della destra reazionaria americana di reagire a una minaccia aliena; la prima è quella di provare a commercializzarla, la seconda, quella più tradizionalista, consiste nel distruggerla. Il protagonista è abbastanza furbo da sfruttare la seconda, incarnata da un incredibile Paul Sorvino, per mettere (almeno per il momento) fuori combattimento la prima. Lasciare che si annientino a vicenda, insomma; tuttavia, se i militari anticomunisti sono ridotti a macchiette più o meno inoffensive, Cohen non ha alcun dubbio di dove risieda il pericolo reale.

The Stuff ebbe un bel po’ di problemi in sede di post produzione: lo tagliarono parecchio, perché la New World, lo studio che lo aveva finanziato, voleva somigliasse più a un horror tradizionale e meno a una satira politica e di costume. Anche la campagna promozionale del film lo vendette come un horror duro e puro, e io ancora mi ricordo quanta paura mi facevano le locandine. Non solo quella in testa al post, ma quella, ancora più sinistra, dei tipi che si sciolgono davanti a un frigorifero.
Andò a finire che il pubblico non comprese bene con cosa aveva a che fare: il film non è spaventoso, nonostante il grande impiego di effetti speciali per mettere in scena gli effetti dell’intruglio sui corpi delle sue vittime. Persino in quelle sequenze, che ci aiutano a incasellarlo nell’ambito del “melt movie”, l’intento è sempre satirico.
È stato quindi un discreto flop nel 1985, ma si è guadagnato il suo meritatissimo stato di cult nel corso degli anni, come è spesso accaduto con il cinema mai troppo celebrato di Larry Cohen.

5 commenti

  1. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Un Blob versione riveduta e corretta anni ’80, con sacrosante stoccate nei confronti di quel decennio che i tagli hanno reso meno incisive, senza però (per nostra fortuna) mai riuscire a renderle innocue… Stato di Cult meritatissimo, concordo 👍

    1. Avatar di Lucia

      Larry, alla fine, ha fatto sempre cult, sia da regista che da sceneggiatore. È, anzi, purtroppo era, l’uomo dei cult movie.

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        Sì, e purtroppo non siamo in molti a ricordarlo…

  2. Avatar di loscalzo1979

    Da bambino e ragazzino mi terrorizzava molto.

  3. Avatar di cinefilopigro

    Questo film io ogni tanto me lo riguardo sempre con piacere. Più passano gli anni e più lo trovo attuale.