Fight or Flight

Regia – James Madigan (2025)

Continuiamo a non parlare di horror in senso stretto, causa mancanza cronica di film. Ho visto delle cose anche gradevoli, per carità, ma è roba buona per un’edizione delle pillole, non per scriverci un intero articolo sopra.
Al contrario, l’uomo più bello del mondo intento ad ammazzare di botte tre quarti dei passeggeri di un aereo, se lo merita, un articolo tutto suo.
Fight or Flight è una action comedy violentissima che in effetti da queste parti ha diritto di cittadinanza: non sarà canonicamente horror, ma, come ha detto il buon Elric Kane nel podcast di Fangoria, è di sicuro “horror adiacent”. Sì, siamo ancora qui a ringraziare Colors from the Dark per avermi segnalato l’esistenza di un film che mi era proprio passato sotto il naso; non ne sta parlando nessuno ed è un grave errore, perché Fight or Flight è uno spasso della durata di un centinaio di minuti, e almeno 80 di questi sono occupati da botte.

Diretto da un grosso professionista degli effetti digitali, vede l’uomo più bello del mondo (al secolo, Josh Hartnett) costretto a imbarcarsi su un volo in partenza da Bangkok e diretto a San Francisco. A bordo c’è un pericoloso terrorista informatico, noto come The Ghost, di cui però nessuno conosce l’aspetto. Compito del nostro Josh è identificarlo e consegnarlo vivo nelle mani di Katee Sakchoff. Il problema è che Ghost ha fatto incazzare non soltanto i servizi segreti americani, per i quali pare (ed è importante sottolineare il pare) che Josh e Katee lavorino, ma anche la criminalità organizzata dell’intero globo terracqueo. Di conseguenza, sul volo ci sono una cinquantina di sicari professionisti pronti a fare la pelle a Ghost e, per proprietà transitiva, anche all’uomo più bello del mondo. Che per l’occasione è biondo, indossa una magliettina rosa per metà film, e un pigiamino della compagnia aerea per l’altra metà. Seguiranno, come ho già esplicitato in precedenza, le botte.

Film d’azione in uno spazio confinato dal quale non si può uscire. Lo abbiamo visto, molto spesso e anche di recente, su un treno. Pensiamo all’indiano Kill o a Bullet Train. Fight or Flight è un po’ una miscela tra questi due titoli: possiede infatti la comicità del primo (ma in versione un po’ da discount e a basso costo) e la quantità di emoglobina del secondo (ma senza alcun intento crudele e senza conclusioni traumatiche). Aggiunge, tuttavia, rispetto ai suoi illustri colleghi, l’ulteriore problematica legata al fatto di svolgersi a diverse migliaia di altezza. Un treno, in qualche modo, lo puoi fermare. Un aereo lo devi far atterrare. 
L’uomo più bello del mondo non ha quindi altra soluzione se non aspettare l’arrivo a destinazione e, nell’attesa, sopravvivere usando ogni oggetto presente a bordo per difendersi e fare molto male ai suoi avversari. 
Insomma, il divertimento è garantito. Per grandi e piccini.

Madigan è un mestierante e un cinematografaro di lungo corso. Sa che ha a disposizione una storia esile, uno spazio ridotto e dei personaggi che sono stereotipi ambulanti e difficilmente riserveranno sorprese. Punta quindi tutto sul dinamismo degli scontri, sullo sfruttare al massimo l’ambientazione, usando i suoi limiti come un vantaggio e inserendo i vari combattimenti che scandiscono il film all’interno di pertugi sempre più ristretti. Quello nel bagno dell’aereo con il grande Marko Zaror come antagonista è un piccolo saggio di come sia possibile creare una sequenza d’azione in un contesto in cui i personaggi hanno a malapena la possibilità di muoversi.
Un po’ alla stessa maniera di Train to Busan (altro film che va sempre chiamato in causa in queste circostanze), Fight or Flight si sviluppa tutto in orizzontale, quasi fosse un videogioco picchiaduro di 30 anni fa, con il nostro protagonista (uomo più bello del mondo anche quando pucciato nel sangue) che avanza implacabile davanti a una muraglia di avversari disposti in fila davanti a lui.

Non potendo contare su armi da fuoco (anche se a un certo punto arriveranno, e portate a bordo, non si sa come, da un gruppo di italiani), qualsiasi suppellettile diventa uno strumento letale: vassoi, carrelli, le sempre pronte all’uso bottiglie di champagne della prima classe, vani bagagli, poggiatesta. Non c’è niente che Josh non possa prendere per spaccare teste e rompere arti. 
A un certo punto si passerà alle piccozze da arrampicata già viste in The Descent, e in grado di fare danni ingenti e, nella scena più divertente e splatter di tutto il film, a una motosega. 
Sì, avete capito bene: Josh biondo, in pigiamino, che si fa strada in mezzo ai sedili falciando sicari come se fosse Ash in Evil Dead. Se non è poetic cinema questo, non so cosa altro dirvi.
Il budget è quello che è, quindi gran parte degli effetti speciali sono di post produzione e il sangue digitale a volte non è proprio il massimo, ma sono minuzie. Quando mai ci è capitato di assistere a un flying chainsaw massacre?

La carriera di Hartnett ha preso di recente una piega molto bizzarra, e sinceramente, è una piega che io trovo assolutamente deliziosa. Non diventa soltanto più bello invecchiando, diventa più bravo a ogni film: è carismatico, è buffo, riempie lo schermo con una presenza da attore stropicciato e anti divo. Non lo avevo mai visto, tuttavia, menare così forte come in questo film.
Il resto del cast lo accompagna con la dovuta devozione, con Sackhoff che un po’ lo aiuta e un po’ cerca di fargli le scarpe a distanza, qui impegnata nel ruolo dell’algida stronza priva di scrupoli o coscienza.
È un film prevedibile a ogni svolta narrativa, un film che, come si suol dire, abbiamo già visto un milione di volte, ma ogni volta lo rivediamo con estremo piacere. Qualche decennio fa, lo avrebbero fatto uscire in sala e avrebbe incassato sei volte il suo esiguo budget. Oggi va dritto su Sky, ma si prende il lusso di inserire in questo schema noto e familiare, qualche tocco di sana follia weird che lo connota come prodotto del XXI secolo.
Per i fan di Josh, per chi ha paura di volare e per tutti quelli che sono felici quando viene loro presentata una giocosa carneficina di 100 minuti. 
Lo so che siete tanti.

Un commento

  1. Avatar di loscalzo1979

    Recupero.

    Comunque Harnett in queste immagini è la copia sputata di Steve Corino: