Heart Eyes

Regia – Josh Ruben (2025)

Prima le cose importanti: ci sono almeno un paio di omicidi, in questo film, di cui torneremo a parlare a fine anno, e questo ve lo garantisco. Se il vostro cuore batte per lo slasher iper violento e cattivissimo dei primi anni 2000, Heart Eyes sarà un tesoro da custodire con cura e un pizzico di nostalgia; ma anche se avete una discreta fissa per commedie romantiche, quelle classiche, in cui due protagonisti si incontrano per caso, cominciano il film non piacendosi e standosi anche un po’ antipatici, e poi, nello spazio di una notte che le circostanze li obbligano a condividere, scoprono di essere fatti l’uno per l’altra. La struttura di Heart Eyes è esattamente questa, condita con un killer mascherato che si aggira per le strade di Seattle la notte di San Valentino e prende di mira le coppie.
Ora, la miscela può anche non essere di vostro gradimento, perché è molto leggera, anche un po’ sciocchina e si innesta in quel filone di neo-slasher a cui ha dato il via Thanksgiving nel 2023.  Ma la gioia che riescono a darmi questi film è incommensurabile e Heart Eyes non ha fatto eccezione. 

Siamo alla vigilia di San Valentino e una coppia viene barbaramente massacrata dall’Heart Eyes KIller o HEK, come lo chiamano per comodità la stampa e la polizia. Da qualche anno, l’assassino si sposta da una città all’altra per colpire poco prima e durante la festa degli innamorati. Quest’anno tocca a Seattle e il suo bersaglio sono i giovani Jay (Mason Gooding) e Ally (Olivia Holt). Solo che loro non sono una coppia, sono colleghi, entrambi single, e non hanno neanche troppa voglia di passare San Valentino insieme. Se non fosse che, nell’agenzia pubblicitaria dove lavora Ally, c’è un’emergenza in corso relativa a una campagna che sta andando malissimo, e loro due ci devono mettere una toppa. Heart Eyes li scambia per due piccioncini e si mette a inseguirli per tutta la città, cercando di far loro la pelle e, già che ci si trova, ammazzando chiunque incroci il suo cammino.
Nel frattempo, i due si innamorano sul serio, dimostrando che l’assassino ci aveva visto lungo. 

Heart Eyes è interessante soprattutto per come riesce a rispettare tutti gli appuntamenti narrativi di una classica commedia romantica, ma costruendoci intorno un horror davvero brutale ed efficace. Non c’è mai un istante in cui una componente prevalga sull’altra, e la storia d’amore tra Ally e Jay è incastonata in maniera molto naturale all’interno di questo massacro all’arma bianca. 
Josh Ruben, che qui conosciamo bene sia in veste di attore che di regista, conosce bene la materia e, da bravo figlio dello slasher anni ’90 (è classe 1983) si appropria del lato più giocoso e frivolo del filone, ma ci aggiunge un carico di crudeltà che, al contrario, arriva dritto dal decennio successivo, andando a chiudere ogni momento più feroce e intenso del suo film con uno sberleffo. Heart Eyes non fa mai l’errore di avere un’elevata opinione di se stesso, e per questo funziona. 
Ammicca al meta cinema senza mai caderci dentro con tutte le scarpe, prende due facce note dell’horror di fine millennio, ovvero Jordana Brewster e Devon Sawa, e li piazza in due ruoli piccolini, ma ritagliati su misura per loro e che giocano anche con il type casting cui entrambi sono stati sottoposti nel corso della carriera. Insomma, è un film profondamente consapevole che instaura un dialogo costante con un pubblico altrettanto consapevole, ma evita di eccedere per non diventare troppo cerebrale. 

Lo slasher ambientato durante una festività comandata a caso è una cosa a cui siamo abituati; anzi, si tratta di un genere nato così a partire da Black Christmas; per quanto riguarda, nello specifico, San Valentino, c’è tutta una fortunata tradizione che parte da My Bloody Valentine e arriva fino ai giorni nostri passando per quel capolavoro satirico che è Valentine del 2001. Heart Eyes è l’erede diretto di Valentine, ma arrivando più di vent’anni dopo, si adegua per forza ai tempi e parla di come viviamo le relazioni sentimentali nel XXI secolo; non solo come le viviamo, ma come le raccontiamo al nostro pubblico per mezzo dei social, che tramutano ogni rapporto amoroso in una performance. Il film si apre con una proposta di matrimonio che è sì reale, ma va ripetuta perché il fotografo non ha trovato la giusta inquadratura, e l’assassino, in un meccanismo tipico della commedia degli equivoci, sceglierà come vittime i due protagonisti dopo aver assistito a quella che è, a tutti gli effetti, una performance.

Anche se la prende da un punto di vista molto superficiale (ma è normale, dati i generi di appartenenza), Heart Eyes affronta la questione di quanto siamo sinceri e, di conseguenza, di quanto ci possiamo fidare delle esternazioni dell’altro. Tutti i personaggi del film si comportano in maniera coerente con questa diffidenza perenne che avvelena i rapporti umani, con il vedere l’altro per prima cosa come un avversario, una potenziale minaccia, in ogni ambito. 
Ma, come recita la frase di lancio del film, “romance is not dead”. Bisogna soltanto trovarsi alle prese con un pericoloso assassino e imparare a unire le forze per rendersene conto.

Heart Eyes è girato bene, con dinamismo e persino un pizzico di eleganza. Lo stile deve molto ai Radio Silence ai loro due Scream, quindi tanta rapidità, un pacco di azione, frenetiche sequenze di inseguimento e pure un eccidio (quasi) di massa che non guasta mai e fa sempre una buona impressione. Il look dell’assassino, a parere della vostra affezionatissima, è fantastico, soprattutto quando abbiamo il piacere di ammirare gli occhi della maschera che si illuminano (e c’è una precisa ragione per cui lo fanno); come ho detto in testa, gli omicidi sono creativi, divertenti e offrono parecchio gore per gli appassionati.
La parte whodunit è quella gestita peggio, perché l’identità di Heart Eyes si intuisce abbastanza facilmente, anche solo andando per esclusione, dato il numero esiguo di attori in campo; in compenso, però, dà vita a un terzo atto con svelamento del killer e sua conseguente eliminazione rituale, memorabile.
Insomma, Heart Eyes mantiene ciò che promette, è un film che, quando si comincia a guardarlo, si ha già una precisa idea di a cosa si sta andando incontro.
Lo sappiamo noi, lo sa Josh Ruben e lo sa l’onnipresente Christopher Landon alla sceneggiatura. Ma questo non significa che non ci si diverta, anzi.

6 commenti

  1. Avatar di Russell1981

    Questo lo aspetto doppiato. La tua recensione mi ha incuriosito molto.

  2. Avatar di Blissard
    Blissard · ·

    Si sgonfia nella mezz’ora finale, quando si perde in pseudoromanticismi e in colpi di scena prevedibili, ma rimane adorabile; ad oggi forse il migliore tra i film scritti da Landon e Kennedy, complice un cast in formissima e una regia a suo agio sia con il registro “sophisticated” che con quello horror.
    Olivia Holt mi sembrava un po’ sparita dai radar, l’ho scoperta con l’ottima teen comedy Class Rank e mi fa piacere abbia avuto modo di dimostrare la sua bravura in questa slasher-comedy

    1. Avatar di Lucia

      Diciamo che diventa molto prevedibile nella mezz’ora finale, ma a me tutta l’ultima sequenza nella chiesa è piaciuta, anche perché finisce davvero in un tripudio di violenza. La sequenza d’apertura memorabile

  3. Avatar di alessio

    È un film che per estetica e registro e sguardo corrosivo sull’attualità trovo vicino a Fresh o Run Sweetheart Run; per fortuna però rispetto a questi due precedenti non vuole dividere il mondo in buoni o cattivi, presunte vittime o presunti carnefici e invece sceglie di prendersi gioco di questa (apparente?) superficialità, sicuramente paura, che infonde molti di noi nelle relazioni interpersonali ma senza voler fare distinzione di genere e giocando molto su alcuni luoghi comuni invero anche molto reali. La parte romance in alcuni momenti l’ho trovata un po’ troppo smielata ed eccessiva tanto da prendere il sopravvento sull’ironia e l’horror peccando così di un poco di equilibrio tra le parti. Splendido inizio e ottima fine ma in mezzo mi aspettavo un altro tipo di bleeding hearts.

  4. Avatar di Frank La Strega

    Film carinissimo e bello sanguinoso. 🙂

  5. Avatar di Austin Dove

    recensione molto interessante

    a vedere in giro mi sembrava il classico slasher bruttarello ma allora se sembra davvero fresco gli do una possibilità