The Gorge

Regia – Scott Derrickson (2025)

Soltanto 35 anni fa, The Gorge sarebbe stato un B movie di 87 minuti secchi con Peter Weller e Jennifer Rubin (o Meg Foster nell’eventualità di lasciare un margine di ambiguità al personaggio), diretto da Cosmatos (padre, per carità) con un budget di 25 milioni di dollari. Sarebbe uscito in sala incassandone 50, senza contare il guadagno dal circuito home video. Ce ne saremmo poi tutti dimenticati, salvo riscoprirlo 35 anni dopo e lamentarci che film così non ne fanno più, signora mia.
Invece li fanno, soltanto che durano 127 minuti, di cui 30 totalmente inutili, e finiscono nel pastone dello streaming.
The Gorge è uno spasso perché è proprio un B movie realizzato con un sacco di soldi e il mestiere di un regista, Derrickson, molto consapevole di cosa sta facendo. Poi non si spiega la durata elefantiaca, se non con il fatto che ormai i film li pagano al metro; o forse è perché i capoccia dei grossi studios contemporanei (in questo caso è la Apple) sono dei ragionieri senza alcuna nozione cinematografica e vivono nella convinzione che sia il minutaggio a distinguere un film da una serie.

Venduto come un horror romance da lanciare sulla piattaforma di Apple tv il giorno di San Valentino, The Gorge è in realtà una bestiaccia bizzarra che mischia al suo interno almeno una quindicina di generi cinematografici diversi e rimbalza da uno all’altro senza soluzione di continuità e con la grazia di un acrobata. C’è il romance, perché l’ossatura di The Gorge è la storia d’amore tra i due cecchini Levi (Miles Teller) e Drasa (Anya Taylor-Joy), e c’è l’horror gentilmente elargito dalla massiccia presenza sullo schermo di creature mostruose. Ma è anche un film d’azione, una storia di spionaggio, un film di guerra e un film di fantascienza complottista alla maniera di Screamers (sì, non è un caso se ho iniziato l’articolo con Weller e Rubin). Niente che non sia già visto da altre parti, e pure fatto meglio, ma funziona quasi tutto. Funziona in particolare l’amalgama fluido tra le sue varie componenti, che non appare mai forzato o frutto di uno sterile accumulo citazionista, ma è organico e coerente con la vicenda narrata, il che rende The Gorge un film solido, anche se si sbrodola un po’ troppo addosso. 

Racconta di due mercenari altamente specializzati, americano lui, lituana lei, che vengono spediti per un anno a sorvegliare la gola del titolo. Situata in luogo ignoto anche ai due protagonisti, che lì ci sono arrivati sedati e bendati e non sanno dove si trovino, la gola è una zona misteriosa e all’apparenza inesplorata che contiene mostruosità assortite di ogni risma. Compito dei due cecchini è di non lasciarli mai uscire. 
Levi e Drasa vivono in due torrette ai rispettivi lati della gola, est e ovest, è loro proibito incontrarsi o anche soltanto comunicare. Ovviamente lo faranno, si innamoreranno e finiranno per scoprire il mistero che da decenni si cela sul fondo della gola, per la gioia di tutti e la sorpresa di nessuno.

La prima parte di The Gorge è quella che fatica un po’ di più a ingranare, nonché quella che soffre di più lo spropositato e fuori dalla grazia di Dio minutaggio del film. Ci si mette troppo per arrivare alla gola, lo spiegone che il guardino precedente fornisce a Levi prima del cambio turno è infinito e ridondante, si cerca di dare al personaggio di Levi uno spessore di cui non ha bisogno e Anya Taylor-Joy è poco presente. Ma quando finalmente i due cominciano a comunicare da una torretta all’altra, la musica cambia e ci si comincia a divertire. Un po’ per l’innegabile chimica tra i due attori che si sente anche se stanno dai lati opposti di una gola larga chilometri, un po’ perché è la sceneggiatura a essere meno ingessata e convenzionale, un po’ perché Anya Taylor-Joy è Anya Taylor-Joy e potrebbe caricarsi qualsiasi macigno sulle spalle rendendolo leggero come una piuma.
Ma più di tutto, la storia tra i due è credibile e ben raccontata, nel suo basarsi su una routine a distanza che fa a meno dei dialoghi (comunicano scrivendo su dei cartelli), tanto che, quando finalmente riescono a incontrarsi, noi siamo davvero coinvolti. 

Resta il fatto che Cosmatos questa prima parte l’avrebbe risolta in dieci minuti mentre Derrickson ci mette quasi un’ora, ma va bene lo stesso: è evidente che The Gorge voglia rivolgersi a una fetta di pubblico più ampia rispetto a quella che guarderebbe 87 minuti di mostri ammazzati a pistolettate in faccia, e ci dobbiamo rassegnare, anche se io li avrei guardati volentieri 87 minuti di mostri ammazzati a pistolettate in faccia diretti da Cosmatos. Ma Cosmatos è morto e neanche io mi sento tanto bene, quindi cerchiamo di arrivare in fretta a vedere cosa c’è davvero nella gola perché mi sto annoiando. 
Quando i nostri, per tutta una serie di circostanze che non sto qui a spoilerare, sono costretti a scendere dentro la gola, The Gorge diventa addirittura sorprendente. Non per gli sviluppi narrativi, che si possono intuire con largo anticipo, ma per come è messo in scena, per l’aspetto delle creature e per la realizzazione dell’ambiente infernale e apocalittico della gola stessa. 
Ricorda un po’ una versione di serie B del Bagliore di Annihilation, meno visionaria e più terra terra, ma è proprio questo il bello. Vedere i due protagonisti che si aggirano per questa terra desolata (citazione presente all’interno del film) in cui ogni forma di vita organica è mutata e fusa con altre forme di vita, è una gioia per gli occhi. The Gorge entra a piedi uniti in zona body horror, con corpi oggetto di grottesche deformazioni, alberi che sanguinano, radici con gli artigli, cadaveri che spuntano dal terreno in una nebbiolina violacea. Poesia. 

Arrivano con grande soddisfazione le pistolettate, le esplosioni, le mazzate, c’è anche spazio per un pizzico di western, così abbiamo completato lo spettro dei generi cinematografici a disposizione. Le scene continuano a essere troppo lunghe, persino quelle d’azione, risolvibili nella metà del tempo impiegato, ma si arriva al gran finale con abbastanza adrenalina da perdonare a The Gorge più o meno tutto.
Poi la sceneggiatura, che non è di Derrickson ma di Zach Dean (e si vede) torna a essere convenzionale, con una conclusione abbastanza risaputa. Non vi nascondo che mi è comunque scappata la lacrimuccia.
Dimenticavo quasi che nel film appare Sigourney Weawer ne ruolo più bastardo di tutta la sua carriera. Deve essersi divertita parecchio. Mi sono divertita anche io, tutto sommato.

10 commenti

  1. Avatar di Fabio

    Un film dignitoso,nè carne nè pesce,diretto con professionalità,anche se ammetto che un pò meno post-produzione è un pò più di artigianalità,male non farebbe a questi film.Alla fine mi sono abbastanza divertito,ma un b-movie di puro intrattenimento racchiuso nei magnifici 90 minuti di durata,temo che siano ormai un’utopia,anche se in fondo un film del genere lo abbiamo avuto in tempi recenti,è solo che l’hanno visto in 4 gatti,viva”UNDERWATER”!.

    1. Avatar di Lucia

      Underwater purtroppo è un episodio molto isolato e pure destinato a rimanere tale, perché è stato un flop. Poveraccio

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        Sî, Underwater si è rivelato essere una felice (dove il termine va riferito a una moderna rievocazione della B sottomarina fine anni ’80, non ai tristi risultati al botteghino) eccezione, appunto. Per il resto, credo sarà molto difficile ritrovare una serie B con minutaggi ogni volta calzanti alle storie che si vogliono raccontare, senza ridondanze varie o lungaggini come nell’ultimo film di Derrickson… Che guarderò comunque, ovvio (e Sigourney Weaver ultra-bastarda non me la voglio proprio perdere) 😉

        1. Avatar di Lucia

          Weaver c’è in due scene in tutto il film, ma la sua presenza si fa notare 😀

  2. Avatar di Frank La Strega

    Io sono un romanticone per cui sarei stato di più sulla romance (voglio anch’io, da imbranato timidone, usare i cartelli a distanza!) con un bello sfondo mostruoso più semplice (e magari con un significato, boh…). Comunque figo!

  3. Avatar di giorgionecinema
    giorgionecinema · ·

    vabbè, il film risulta durare 127 minuti anche perché ci sono 10 minuti di titoli, una prima parte animati in 3D che ritraggono fogli, suppellettili ed altro che vengono bruciati dal fuoco dell’esplosione, poi i soliti titoli a scorrimento che nominano anche la signora che ha portato il pranzo al figlio che pianta i chiodi sul set e chi gli porta a pisciare il cane, e snocciola i nomi di tutti quelli dei vari effetti speciali. Con dei titoli finali piu umani, sarebbe durato sotto le due ore. Poi, non lo so, magari tutti questi film con titoli che durano quasi più del film 🤣 stanno lì perché per ricevere incentivi e/o partecipare a festival devono superare un certo minutaggio, altrimenti non si spiega.

    1. Avatar di Lucia

      No no, è che per fare un film come The Gorge c’è bisogno di un sacco di gente che ci lavora, e mi sembra importante riconoscerne il mestiere anche soltanto con un nome che si legge in pochi secondi a scorrimento. Poi, ultimamente si usa molto mettere i titoli di testa in coda al film, che secondo me è pure un’ottima usanza.
      Da persona che fa questo mestiere ed è sempre nei titoli di coda dei progetti a cui partecipa, sono contenta che ci sia spazio per tutti.

      1. Avatar di giorgionecinema
        giorgionecinema · ·

        Anche io sono del mestiere, anche se nei titoli ho cominciato ad esserci da poco 😀

        pero’ piu’ di 11 minuti di titoli mi sembrano veramente tanti! invece di smenarsela con i titoli di testa messi in coda, fatti in animazione al computer, che riassumono il film, o hanno altro, sarebbe meglio mettere un unico cartello del titolo all’inizio, e cominciare con i titoli a scorrimento verticale alla fine. In genere anche io rimango a vedere i titoli, piu’ che altro aspettando quelli finali per capire chi ha mixato l’audio multicanale, in modo da capire chi ancora fa bene il proprio dovere (visto che in alcuni lavori l’audio e’ molto raffazzonato). ma 11 minuti sono troppi. Manco per “Quo Vadis” del 1951 ce n’erano cosi’ tanti (infatti lasciarono fuori il nome di mia nonna, che ci partecipo’, anche se era solo una comparsa, che non siamo mai riuscito a trovare nel film 😀 ).

        1. Avatar di Lucia

          Ma nel 1955 c’erano molte meno beghe legali. Oggi non puoi lasciare fuori nessuno, giustamente.
          Io più che della lunghezza dei titoli, mi lamenterei proprio della durata eccessiva dei film. The Gorge non aveva proprio bisogno di tutto quel minutaggio, anche se togli i titoli.
          Facendo post produzione, io i titoli di coda devo leggermeli tutti, e più volte. È un incubo, ma capisco che vada fatto.

          1. Avatar di giorgionecinema
            giorgionecinema · ·

            questo film lo vedo piu’ come una paraculata per rendere appetibile il film alla coppia con idee contrastanti, chi vuole vedere il film di fanta/horror e chi quello romantico. una delle due parti e’ di troppo o occupa troppo spazio. 😀 😀 😀
            vabbe’, comunque poteva andare peggio.
            no, non e’ che poteva piovere, poteva essere uno di quei film pallosi dove le cose accadono ogni 3/4 d’ora. almeno qua un po’ d’azione c’e’. a me non ha fatto addormentare, che e’ gia tanto. 😀