
Regia – Robert Young (1972)
Mi sono impelagata in una challege su Letterboxd che consiste nel vedere un film a settimana all’interno dell’ampio e variegato spettro dei cult movie. Ogni settimana il creatore della challenge propone un tema e così via per tutto l’anno. Non si tratta sempre di horror, e anche quando c’è stata la settimana dedicata a Roger Corman, io ho visto L’Odio Esplode a Dallas, perché erano circa due secoli che non lo vedevo. Ma ho deciso che, quando la challenge verterà sul nostro genere preferito, ne approfitterò per tirarci fuori un articolo. Se vi interessa e volete partecipare, trovate qui le regole e la lista dei temi.
Una delle premesse più importanti della challenge è che siano quasi sempre prime visioni. In alcuni casi, tuttavia, è difficile: per esempio, la settima settimana dell’anno è la Hammer Week, e io della Hammer sono un’affezionata completista. A parte delle cose davvero oscure e introvabili, credo di aver visto quasi tutto. La mia scelta è così caduta su un tardo Hammer decisamente oscuro e che, quando si tratta di stabilire quali siano i film migliori della storica casa di produzione inglese, non viene menzionato mai. Gravissimo errore.
Sui problemi affrontati dalla Hammer negli ultimi anni della sua attività ci sono decine di post che potete andarvi a leggere, basta che scriviate la parola “Hammer” nella barra di ricerca del blog; non ripeterò quindi cose già dette per altri film, tranne che la Hammer era nei guai e le restavano meno di otto anni di vita, gran parte dei quali trascorsi come un’anziana signora bisbetica e quasi moribonda.
Vampire Circus è uno dei vari tentativi di svecchiare una produzione non più adeguata al gusto attuale, tentando tuttavia di mantenere inalterate alcune caratteristiche tipiche dello stile Hammer. È quindi una storia gotica, ambientata nel XIX secolo in una Serbia simulata ai Pinewood Studios, con un clan di vampiri impegnato a devastare un piccolo villaggio; per girare il film, tuttavia, si chiama un regista al suo esordio e relativamente giovane, Robert Young, si lasciano per un istante da parte i classici volti Hammer e si spinge il più possibile su sesso e violenza, nella speranza che queste due componenti possano attrarre il pubblico dei primi anni ’70. È un film a formula, come gran parte della produzione Hammer, ma spesso questa formula la elude o la sfrutta come punto d’appoggio per lanciarsi in territori inesplorati.
A Stetl, paesino sperduto nei boschi, i villici assaltano il castello del conte Mitterhaus, un nobile locale che è in realtà un vampiro e rapisce i bambini per nutrirsi del loro sangue. Mitterhaus, prima di soccombere al paletto conficcato nel cuore, lancia una maledizione sul villaggio e promette di ritornare per uccidere tutti i suoi abitanti.
Passano quindici anni e Stetl è isolato e messo in quarantena per una misteriosa malattia infettiva, di cui non si conoscono le cause e che sta decimando la già esigua popolazione; in questa atmosfera mefitica, arriva sul posto un circo, il Circus of the Nights. Lo spettacolo dei viandanti è l’unica fonte di distrazione per i poveri residenti di Stetl. Gli sprovveduti tuttavia non sanno che gli artisti sono in realtà una famiglia di vampiri pronti a riportare in vita Mitterhaus e a eseguire la sua volontà: sterminarli.
Grazie proprio all’assenza degli attori più famosi e amati della Hammer, Vampire Circus è un film senza un protagonista che si concentra sull’ambigua relazione venutasi a instaurare tra due gruppi sociali diversissimi tra loro, addirittura opposti come stile di vita e dinamiche di gruppo. Da un lato c’è il grigio e flaccido consesso di ipocriti rappresentato dai villici; dall’altro il variopinto, attraente e non convenzionale circo dei vampiri, tra acrobati, mutaforma, animali feroci, pagliacci nani e (siamo in un film della Hammer, dopotutto) splendide donne quasi sempre con pochissimi vestiti addosso. È quindi evidente a quale dei due schieramenti vada la simpatia del regista e del pubblico. Con la Hammer è quasi sempre stato così, a meno che non ci fosse Cushing in un ruolo eroico: i mostri e gli abietti sono quelli affascinanti, mentre i pii e normali sono di una noia mortale. Anche se negli ultimi minuti la noia mortale trionfa sulla bizzarria di vampiri, cadaveri rianimati e freak di ogni risma, ciò che resta, alla fine del film, è la portata deviante dei 80 minuti precedenti.
Qui la cosa è accentuata dalla mancanza di un centro, di un’ancora forte cui lo spettatore possa aggrapparsi, di un personaggio che faccia da bussola morale o almeno in cui potersi identificare.
La seduzione degli abitanti del villaggio da parte dei vampiri circensi ci appare quindi assolutamente naturale: hanno sedotto anche noi. Nulla mi toglierà mai dalla testa che Mike Flanagan, quando ha dovuto mettere in scena il clan di Rose Hat, ha pensato molto a questo film tutto sbilenco della Hammer, soprattutto per quanto riguarda la coesione interna al gruppo di vampiri, il loro muoversi e agire come una cosa sola, in aperta opposizione con la natura litigiosa e individualista fino all’autolesionismo dei poveri residenti di Stetl, subito sedotti dallo spettacolo, ammaliati da un modo di vivere così alieno e, allo stesso tempo, irresistibile. Presenziare agli spettacoli serali del circo diventa quasi una droga, in particolare per le giovani donne del villaggio, tutte innamorate perse del bellissimo vampiro Emil che all’occorrenza si trasforma in una pantera nera, e qui sfoggia un grande look alla Roger Daltrey.
Ma questa fascinazione, questa attrazione erotica nei confronti dei vampiri non è ricambiata: la loro alterità nei nostri confronti è totale, irrimediabile. Noi possiamo desiderarli e implorare il loro amore. Loro vogliono solo distruggerci. Com’è giusto che sia.
Robert Young il film neanche l’ha portato a termine, perché ha sforato sulle settimane di lavorazione, e così la Hammer gli ha chiuso il set, ha consegnato il girato al montatore e gli ha chiesto di tirarne fuori un qualcosa di vagamente compiuto. Eppure, nonostante tutte le difficoltà, è evidente che ci sia qualcuno di nuovo dietro la macchina da presa, qualcuno che pur conservando alcuni manierismi tipici della Hammer, ha uno stile più fresco e orientato al cinema contemporaneo.
Questo conflitto tra la classicità un po’ ingessata della Hammer e l’approccio più nervoso e aggressivo dell’exploitation anni ’70, crea un film discontinuo ma ipnotico, imbevuto di un’atmosfera da fiaba macabra (un altro che deve averlo visto è Neil Jordan, ci scommetto lo stipendio), con tocchi di erotismo selvaggio da porno chic e momenti di pura psichedelia, come quelli in cui entra in scena lo specchio magico che predice la morte di chi vi vede il proprio riflesso.
L’isolamento del villaggio in quarantena fa somigliare la battaglia tra umani e vampiri a un assedio alla fine dell’umanità; si ha la sensazione di un’apocalisse imminente, di un ultimo avamposto sperduto contro il regno del caos. Poi purtroppo il giovane medico di paese ha la meglio su esseri centenari che potrebbero spezzarlo con due dita come un ramoscello, l’amore casto tra lui e la figlia del maestro di scuola trionfa e il circo viene demolito (animali compresi, quindi state in campana che si soffre), ma siamo in casa Hammer: sono pochi minuti di sofferenza a fronte di tanto divertimento.
Se volete dare un’occhiata alla mia lista di film per la Cult Movie Challenge, la trovate qui. Per il prossimo horror bisogna aspettare un po’, ma se nel frattempo avete richieste, provvederò a soddisfarle.












Ovviamente non sapevo nulla di questo film… Grande!
“Richieste” in che senso di preciso? Dentro la cornice “horror” della challenge oltre ai film che hai scelto tu? Altro?
Bella lista: ci sono 4 film che ho visto e rivisto (tre dei quali fantastici) e il resto è una serie di “ce l’ho in lista” e complete sorprese. Molto stimolante!
Non è proprio una richiesta, ma… personalmente mi piace leggerti (anche umanamente) e la maggior parte dei film che vedo (e rivedo) non sono horror (evito solo quelli che intuisco possano farmi troppo male): per me, quindi, anche se ogni tanto parli di altri generi e altri film che ti sono cari, che ti sembrano fighi e importanti… beh… credo che ti leggerei altrettanto volentieri. 🙂
Richieste nel senso di film non horror all’interno della lista di cui vi piacerebbe leggere qualcosa qui sopra. Io tenderò a fare degli articoli soltanto su quelli dichiaratamente horror e affini. Il prossimo, per esempio, è Long Weekend. In mezzo ce ne sono altri.
Una richiesta l’avrei, avendolo trovato nella tua lista, e cioè Illand: The Wolf Brigade, del quale ho visto l’anime originale Jin-Roh ragion per cui sono curioso di sapere cosa ne pensi del suo adattamento live-action 😉 Tornando a Vampire Circus, ne sento parlare da una vita ma non ho ancora avuto l’occasione di vederlo (ed è uno dei pochissimi Hammer a mancare all’appello), quindi direi che è arrivata l’ora di rimediare…
Quello già contavo di scriverci qualcosa perché è contiguo al genere. Però ci vorrà un sacco di tempo perché è nelle ultime settimane dell’anno. Ora non ricordo esattamente quale.
Sì, è nelle ultime cinque settimane…
Ti direi proprio dei titoli (più o meno) “distanti”, come Fuori di testa, Pronti a morire, Cuore selvaggio, L’uomo dei sogni, Sono un cyborg…, Charlie’s Angels, Foxy Brown… Sarebbe fighissimo. O anche solamente quelli tra questi (se ci sono) che ti stimolano e ti colpiscono in un qualche modo. 🙂