
Regia – Mary Beth McAndrews (2024)
McAndrews è direttrice di Dread Central, host del podcast Scarred for Life, critica cinematografica sopraffina e massima autorità mondiale in materia di found footage. Con il marchio Dread Central ha già prodotto un paio di horror, ma questa è la prima volta che si mette dietro la macchina da presa in un lungometraggio. Ho seguito con grande interesse la lavorazione di Bystanders si da quando McAndrews ha annunciato che avrebbe diretto un film. Apprezzo, anche se non sempre mi trovo sulla sua stessa lunghezza d’onda, il modo che ha di approcciarsi al genere, come è riuscita a rivoltare completamente Dread Central, che aveva preso una deriva poco simpatica prima del suo arrivo, mi piace l’acume con cui analizza i film, e se c’è da scegliere quale found footage vedere, lei è sempre la prima persona da consultare. In generale, nutro nei suoi confronti una simpatia istintiva, cosa che succede quando segui per anni un podcast ogni santa settimana. Questo per dire che potrei avere qualche pregiudizio positivo nei suoi confronti, anche se non ci ho mai scambiato neanche mezza parola perché mi vergogno e lei non sa che esisto.
Detto ciò, Bystanders è un rape & revenge girato con il budget che di cui io solitamente dispongo per comprare il cibo per i miei gatti una volta ogni due settimane (spoiler: spendo per loro più di quanto spendo per me, ma è comunque una cifra molto bassa), è un film ultra indipendente, con tutto ciò che comporta. Vale quindi la solita premessa per produzioni di questo tipo: non è per tutti, e non perché sia chissà quanto violento ed efferato, non per le tematiche che affronta o per quello che accade e non accade in campo. Non è per tutti perché per apprezzarlo bisogna passare sopra a una montagna di difetti strutturali, e non tutti sono disposti a farlo.
Recitazione non sempre (anzi quasi mai) all’altezza, suono amatoriale, messa in scena poco elegante e stile guerriglia che non c’è tempo per andare per il sottile e mettersi addirittura a costruire un’inquadratura; la macchina da presa si mette dove conviene e dove consente di rendere comprensibile l’azione. Il montaggio è, pure quello, meramente funzionale. Si percepisce l’urgenza di portare a casa il film a ogni costo, senza badare più di tanto alla sua estetica.
Vero è che ci sono film raffinatissimi girati con pochi soldi (ne abbiamo trattato uno giusto la scorsa settimana), ma si tratta il più delle volte di opere che partono da un’idea visiva molto forte, che qui non c’è. L’approccio di McAndrews è proprio da exploitation del secolo scorso, è quindi sporco, feroce e rapido. E tutto il resto può andare al diavolo.
Non è un giudizio di valore, il mio. Credo che ogni storia abbia il suo stile, e credo che alcune storie vadano raccontate optando in maniera programmatica per un’assenza di stile. Bystanders appartiene a questa categoria e, al di là di diversi problemi tecnici (in particolare sul sonoro) che comunque ci sono, ha un’energia ruvida e grezza alla quale non si può volere male.
Racconta di tre amiche che si recano a una festa in una classica cabin in the woods. A invitarle è stato un gruppo di ragazzi più grandi. Una volta lì, le tre vengono drogate, stuprate e poi rilasciate in mezzo al bosco per diventare le prede di quella che i loro aguzzini chiamano “Whore’s Hunt”. Due di loro soccombono subito, la terza, Abby, riesce ad arrivare sulla strada e a fermare l’auto di una coppia al ritorno da un matrimonio, i passanti del titolo.
Elegantissimi, gentili e sorprendentemente calmi vista la situazione, Clare e Gray decidono di aiutare Abby a sfuggire al gruppo di cacciatori, nonché di restituire loro con tanto interessi tutto ciò che la giovane donna ha dovuto subire.
Bystanders si inserisce, forse anche un po’ tardivamente, nella recente ondata di rape & revenge scritti e diretti da donne culminata con Promising Young Woman nel 2020. Non fa quindi niente di nuovo o inaspettato, perché è il rape & revenge a essere un filone ripetitivo di suo e a seguire uno schema che, di fatto, è sempre lo stesso. L’elemento destabilizzante è rappresentato da Clare e Gray, che sono un duo di serial killer alla Dexter (citato apertamente da uno dei personaggi del film): uccidono soltanto i cattivi e, nel loro caso specifico, gli stupratori. Agli occhi di Abby, dopo lo sconcerto iniziale, appaiono come due creature magiche o come due sostituti di figure genitoriali, a seconda di come lei li vede agire: arrivano lì per caso, la proteggono, le danno dei vestiti nuovi per togliersi quelli strappati e rovinati, la coccolano e, allo stesso tempo e senza alcuna difficoltà, fanno fuori uno a uno i ragazzi che hanno ucciso le sue amiche e stavano per uccidere lei, dispensando lungo il cammino esilaranti perle di saggezza. Questa, l’idea forte del film, che forse avrebbe funzionato ancora meglio se fosse deragliato completamente nel lato commedia, invece di starsene lì incerto su che direzione prendere.
L’impressione è che McAndrews e la sceneggiatrice Jamie Alvey (che interpreta anche Clare) avessero un leggero e comprensibile timore di scherzare un po’ troppo con un tema così delicato e che, alla fine, si siano un po’ trattenute.
Dove, per nostra fortuna, non si sono trattenute, è nell’ordalia cui gli stupratori e assassini vengono sottoposti da parte dei nostri dei ex machina. Anche qui, non c’è niente di troppo esplicito per una questione di budget, ma si sopperisce all’impossibilità di far vedere un pene tagliato via con tante gradevolissime urla, schizzi di sangue in faccia ed effetti sonori. Non c’è nessuna nefandezza che Clare e Gray non siano disposti a compiere pur di farla pagare ai ragazzotti ricchi e boriosi, convinti di farla franca in virtù dei loro soldi e del loro status sociale.
E se pensate che il film sia una mera celebrazione della violenza gratuita, la mia riposta è sì. Ed è divertente proprio per questo.
Poi non è neanche del tutto così, ma il punto di Bystanders è mettere in scena la parte revenge lasciando completamente fuori campo la parte rape, e lo stesso farci provare una enorme soddisfazione ogni volta che uno di questi figuri cade sotto i colpi implacabili e sotto l’assoluta mancanza di pietà di Clare e Gray. In altre parole: facciamo assaggiare agli stronzi un cucchiaino della loro stessa medicina.
In questo modo, Bystanders diventa quasi uno slasher al contrario, dove gli psicopatici assassini sono due fatine discese dal cielo ad aiutare una fanciulla in pericolo.
C’è anche un discorso interessante, anche se non pienamente sviluppato, sul fermare la spirale di violenza prima che infetti altre persone: Clare e Gray non vogliono che Abby si sporchi (non troppo, almeno) le mani. Non vogliono che uccida lei il ragazzo che l’ha drogata e capo della banda, quasi a dire che se ne possono occupare loro, già danneggiati da passate violenze e ormai incapaci di reagire in maniera diversa, ma che lei è ancora in tempo per salvarsi. Dicevo, è interessante, ma non c’è il tempo materiale di approfondirlo: Bystanders dura un’ora e venti e va velocissimo, va esattamente dove ti aspetti che vada, ma solo perché è dove è giusto che vada.
Non è dirompente come speravo che fosse, non sovverte nulla che non sia già stato sovvertito prima e meglio, ma diverte e fa esultare come allo stadio. A volte non si può chiedere di più.












Una sorta di contrappasso morale che quegli stronzi assassini e stupratori subiscono per mano di una coppia di amorali (in qualità di serial killer hanno un loro codice d’onore alla Dexter, appunto, che è comunque ben diverso dalla morale in senso stretto): interessante abbastanza da permetterci di sorvolare sui vari difetti che hai elencato, direi… 👍
E dai una carezza a Giadina da parte mia, eh 😉
Bella recensione, non conoscevo questa Mary Beth McAndrews. Sai per caso se ha una lista di found footage consigliati? Grazie, Simone.
Grazie!
Allora, io di solito la seguo nel suo podcast che esce ogni lunedì ed è molto divertente e interessante. Credo però che se vai su Dread Central di consigli in materia di found footage ne trovi quanti ne desideri.
Insomma, ci si diverte!