
Regia – Scott Beck, Bryan Woods (2024)
Sono stata una settimana ferma perché, sostanzialmente, non c’è niente da vedere e non mi va di parlare di film che non mi interessano pur di riempire il palinsesto del blog. Ma ci possiamo accontentare, perché questo 2024 è stato incredibile e ha appena dato la sua ultima (per noi, negli USA Nosferatu esce il 25 dicembre) zampata in chiusura di 12 mesi che ci ricorderemo a lungo.
Pensate all’anno scorso, quando stavamo tutti appesi alla disperata a Talk to Me e le uniche cose degne di nota arrivavano da un cinema periferico, poverissimo e indipendente. Non che mi voglia lamentare di un capolavoro come When Evil Lurks, per carità, ma il livello generale del cinema horror, sia esso uscito nelle sale, abbia fatto grandi incassi e vinto ricchi premi o sia solo stato nel radar di noi appassionati, è decisamente più alto rispetto al 2023.
E infatti chiudiamo (credo, non si sa mai) l’anno con un’opera potente che riscrive il fortunato filone dell’horror religioso, un po’ come aveva fatto, nel 2008, Martyrs.
Ora che l’ho sparata così grossa, credo di avere la vostra completa attenzione.
I due registi di Heretic, Beck e Woods, sono noti soprattutto per essere i creatori della saga di A Quiet Place; dietro la macchina da presa, hanno prodotto risultati abbastanza discontinui. Diretto da loro, avevo amato molto Haunt, del 2018, che ha parecchie cose in comune con Heretic, a partire da una gestione degli spazi chiusi molto simile, fino ad arrivare a un continuo gioco a rimpiattino con la percezione delle protagoniste e, di conseguenza, degli spettatori. Poi, l’impianto concettuale è molto diverso: Haunt era uno slasher ambientato ad Halloween con una serie di twist e sorprese disseminati nel corso della storia per renderlo più originale; Heretic è un horror psicologico e, passatemi il termine, filosofico, che affronta il tema della fede con un piglio sardonico che potrebbe farci quasi credere si tratti di una commedia nera.
Che poi, è un equivoco in cui si cade spesso quando si parla di horror. Ho letto reazioni scandalizzate da più parti perché The Substance è stato candidato ai Golden Globe nella categoria comedy e musical. Ma secondo me non c’è nulla di cui scandalizzarsi: l’horror è molto più affine alla commedia che al dramma e spesso mescola le carte in maniera tale da nascondere molto bene il dramma dietro la commedia.
Ci sono, certamente, horror serissimi e sepolcrali. Ma soprattutto negli ultimi quattro o cinque anni, i migliori horror hanno una struttura e un ritmo che ricalca quello delle commedie classiche, per poi colpirti a tradimento nell’ultimo atto e farti così ancora più male.
Heretic è fatto in questo modo, in particolare perché Hugh Grant fa il gigione per gran parte della durata del film, regalando un’interpretazione stralunata di un personaggio anomalo. Un attore come lui, in un ruolo così, è perfetto. Non a caso è stato candidato (sempre categoria comedy e musical).
Il film racconta di due giovani missionarie mormone, Sorella Barnes (Sophie Tatcher) e Sorella Paxton (Chloe East) impegnate a far proseliti durante una fredda giornata invernale. Arrivano a casa del signor Reed (il nostro Hugh Grant) e lì restano intrappolate in un gioco al massacro orchestrato da quel buffo ometto.
Non c’è altro da aggiungere sulla trama di Heretic, perché dovete vederlo con a disposizione il minimo possibile di informazioni, essendo impostato in maniera tale da non farvi volutamente capire dove stia andando a parare.
C’è questo weirdo che comincia a essere sempre meno gentile e più inquietante, e queste due poverette che si ritrovano a vedere essere messa alla prova la loro fede tramite una serie di espedienti ogni secondo più grotteschi e crudeli.
L’aspetto più evidente e immediato da cogliere, di Heretic, è che ribalta la prospettiva attraverso cui di solito guardiamo all’horror religioso: personaggio laico alle prese con fanatici di qualsiasi tipo passa le pene dell’inferno per uscirne vivo. Qui accade l’esatto contrario. Le “fanatiche” religiose sono le nostre vittime, sono loro le protagoniste e il film ci spinge a provare nei loro confronti una profonda vicinanza emotiva. Operando questo rovesciamo di una situazione molto riconoscibile, e presente ogni film che abbia al centro una setta religiosa, Heretic ci mette sin da subito in una posizione poco confortevole e scomoda. E anzi, nella prima mezz’ora, chiunque abbia mai avuto a che fare con qualche invasato intenzionato a convertirlo, fa persino un po’ il tifo per il signor Reed, che dimostra di sapersi rigirare le due missionarie come e quanto gli aggrada. Queste due sciocche e ottuse credulone, con la loro bibbia e la loro puzza di prete che si sente lontano un miglio. Finalmente qualcuno che le rimette al posto loro.
Però, tutti gli elementi della messa in scena ci gridano che sono Barnes e Paxton quelle in pericolo e che tra le forze in campo c’è un enorme squilibrio di potere. Reed sta giocando con le credenze di queste due ragazze, le sta prevaricando per dimostrare non si sa bene che cosa e tutto il suo cianciare di iterazione, Monopoli, Radiohead e capitalismo somiglia in maniera sinistra a una delle tante discussioni online (e non) con maschio a caso che vuole essere più intelligente di te.
Non ha quindi alcuna importanza che Reed abbia, da un punto di vista puramente accademico, ragione, o in ogni caso che noi possiamo essere d’accordo con lui. Heretic non è un film sulle fallacie logiche delle credenze religiose, non è così banale; è un film sul controllo e sul potere e su come, in nome del controllo e del potere, un film su un adulto che si mette a costruire un complesso meccanismo di tortura psicologica per tenere in scacco due ragazzine.
A parte qualche sortita all’esterno, mentre infuria una tempesta di neve, Heretic si svolge tutto all’interno della casa del signor Reed, che è a sua volta un set, fabbricata in maniera tale da rappresentare il rompicapo perfetto per le nostre due missionarie. La struttura è una specie di labirinto in cui il nostro antagonista sposta le due missionarie come fossero marionette, avendo calcolato in anticipo ogni loro mossa. Becks e Wood, molto a loro agio negli spazi contenuti e ristretti, specialmente se trasformati in astrazioni pure: l’escape room di Haunt segue le stesse regole stranianti della casa suburbana del signor Reed. Una volta entrati, si discende nel reame dell’incubo e si perde il controllo della propria vita.
Haunt, che dura poco meno di due ore e non ti porta quasi mai fuori dalle quattro mura in cui sprofondano le due missionarie, ha comunque un ritmo altissimo proprio in virtù della particolare geografia della casa, la cui disposizione non posso neanche spiegarvi bene, perché sarebbe, anche quella troppo rivelatoria delle reale intenzioni di un film che riserva una sorpresa a ogni angolo, corridoio, scala e porta.
Tre attori in particolare stato di grazia, una regia attenta a ogni dettaglio, un impianto sonoro semplicemente perfetto e un finale da brividi vanno a completare il quadro di uno degli horror più originali, intensi e divertenti dell’anno. Guardare Heretics è un po’ come fare un lungo giro sulle montagne russe, ma bendati e senza protezioni. È elettrizzante, ma ci si sente sempre poco al sicuro.
Non so quando uscirà in Italia, credo forse a marzo, ma non perdetelo per nessun motivo.












Anch’io vedendo Heretic ho pensato a When Evil Lurks ovvero al colpo di coda del 2024 del cinema horror (e sempre con la differenza che questo 2024 è stato ricco come non mai sebbene anche quest’anno la cosa migliore per me è stata una piccola produzione: Oddity). I tratti della commedia nera però evaporano subito, Heretic è un film fortemente drammatico e io sin da subito ho provato forte empatia per Barnes e Paxton vittime tre volte, della setta mormona che le ha plagiate (l’incipit con le loro considerazioni sul sesso sono solo apparentemente ingenue come potrebbero esserle quelle di un(‘) adolescente che inizia a crescere), della società che le dileggia (è la scena che mi ha fatto più male) e naturalmente di Reed (Hugh Grant mi ha fatto pensare al padre delle tre sorelle vessate in Fishbowl o alla Vergini suicide di Eugenides, guarda caso tutte giovani ragazzi). Io non ho mai avuto l’impressione che Barnes e (soprattutto) Paxton trasudino “puzza di prete” (che additerei al paternalismo di Reed: il fatto che tu abbia ragione non significa che sei nel giusto) né che siano sciocche (ingenue sì); e non ho dovuto aspettare l’arrivo di Reed per fare il tifo per queste due protagoniste, vittime già dalle prime inquadrature.
Ma in realtà il problema non è provare o non provare simpatia immediata per le due ragazze, cosa che ho provato anche io, è come lo schema dell’horror religioso classico ci ha abituati da sempre a reagire, e come Heretic rovesci questo schema, senza tuttavia fare l’apologia dei mormoni, ecco. Il film funziona alla grande proprio perché ti rivolta contro le tue stesse convinzioni.
Grazie come sempre Lucia. Lo vedrò senz’altro. Buon Natale!
Buon natale anche a te!
A me ha ricordato Speak no evil, però a ruoli invertiti, con qualche elemento narrativo in più – le riflessioni sulla religione e le dinamiche legate alla casa – e con una caratterizzazione dei personaggi decisamente migliore. C’è anche la battuta chiave del film, ripetuta quasi alla lettera (“because you let us”). Non è detto che Beck e Woods non abbiano tenuto conto dello Speak no evil originale, che quindi ci avrebbe regalato non uno ma due gran bei film nel 2024. Hai visto, alle volte. Gli elementi aggiuntivi mi fanno preferire questo sia per il discorso sul controllo e sul potere che sulla religione; al netto delle conclusioni accademiche di Reed, per quanto condivisibili. Non importa che tanto la pars destruens di Reed quanto le azioni e le parole della sorella nel finale siano l’introduzione di qualsiasi manuale di Storia delle religioni; sono portate in scena con una scrittura sopraffina, ed è questo che conta. Lo dico da ateo, non ho potuto fare a meno di provare fin da subito simpatia per le sorelle e una certa insofferenza verso Reed. Credo sia perché ho familiarità con il mondo accademico, quindi quell’atteggiamento ha su di me l’effetto della kryptonite. Ma pure questo ricade nel discorso precedente. Straordinario Hugh Grant: già da qualche tempo aveva iniziato a esplorare personaggi diversi dai suoi ruoli abituali; Reed è la consacrazione di questo processo. Spero di rivederlo ancora in vesti del genere.
Hugh Grant deve fare il weirdo per tutto il resto della sua carriera. La strada è segnata, ormai.
Molto interessante, recupero anche questo
Titolo decisamente interessante che credo mi spingerà a dargli un’occhiata pure prima della (dandola per buona) sua distribuzione prevista a fine marzo…
Concordo, ottimo film. Rischia costantemente di risultare eccessivo e poco credibile, ma riesce (non so bene come) a non passare mai quel limite.
Forse te l’ho già scritto in un’altro commento, in quel caso mi scuso, ma se non sai che vedere potresti dare una chance a Les chambres rouges o a Mind Body Spirit.
Ho letto un’interpretazione interessante secondo la quale MR Reed rappresenta il potente controllo mentale che la Chiesa Mormone attua nella vita dei suoi membri.
Non concordo con parte della tua recensione; se poi la butti sul femminismo, beh, che barba, che noia. Bestemmie libere sempre e comunque, l’eretico mi ha fatto godere tantissimo. Mormoni che soffrono, che bellezza di film.
A me è piaciuto tanto perché ti fa empatizzare con tutti e tre i personaggi, pur detestandoli, il primo per la sua cultura e intelligenza, nonostante sia uno squilibrato assassino e torturatore, e le seconde nonostante siano delle infami bigotte serve del Male religioso. E lo considero eccome un film contro la religione; un’opera assolutamente originale per come viene orchestrata la trama; ottima la prova attoriale di Hugh Grant e con una regia e una fotografia encomiabili.
Secondo me invece il film esprime proprio una critica nei riguardi della religione e di come essa sia responsabile di effettuare un controllo mentale nelle deboli e stolte menti. Una sorta di legge del contrappasso, in cui le ciarlatane se la vedono malissimo. Ho goduto tanto, da ateo, anti-teista blasfemo quale sono ahahaha! Finalmente un film assolutamente originale come trama e sviluppo; ottima la regia e cupissima fotografia; la prova attoriale di Hugh Grant mi auguro sarà ricordata e celebrata anche quando sarò crepato, mi auguro il prima possibile. ERa da tempo che attendevo un film horror dove quei cazzo di mormoni fossero le vittime prescelte; uno psycho-thriller di alto livello.
Ogni aspetto del vivere civile è regolato dal controllo delle menti. Senza controllo saremmo come gli uomini primitivi prima della nascita dei clan, quando si muovevano da soli. Le stesse democrazie (finte, se analizzi profondamente), la stessa istituzione della monogamia, del ritmo casa-lavoro, istruzione, etc. sono controllo delle persone e delle menti. La religione è l’ultima ad esercitare il controllo poichè l’uomo la desidera spontaneamente. Perchè allora tutti questi osannamenti sul film che tratta in modo banale e sciocco temi importanti? Il motivo è che il gregge va d’accordo con chi mette le cose in discussione,a prescindere da come lo fa. I mormoni sono persone che ti spiegano, se vuoi, il loro modo di vivere. Tu rosichi perchè li vedi uniti e felici, tutto qui. Nessuno vuole plagiarti o forzarti. Ciarlatane per quale motivo? Ognuno ti illustra cio’ in cui crede. Se accetti bene, altrimenti rimani nelle tue convinzioni. Invece il “credo” della società devi accettarlo per forza, altrimenti vai in galera.
Visto!!!
L’ho molto gradito: ti “sballotta” l’empatia di qua e di là (e quindi ti “stressa” interiormente, non è confortevole) e alla fine il “baricentro spirituale” lo devi trovare attraverso il contatto che il film stabilisce con te.
Per me che mi interrogo su queste cose (da ateo-umanista, moooolto umanista, ma un po’ da tutti i pezzettini di identità che mi compongono), non male.
Grant inaspettato e… wow, fantastica la coppia di missionarie…
Ho un vissuto da condividere che però non è una critica (il film funziona): più passa il tempo più faccio fatica quando si parla molto e si esprimono filosofie e visioni del mondo a parole (anche se qui ha un senso)… Chissà cosa mi succede… forse i concetti ce li ho già e mi piace lasciare che “parlino” con altri linguaggi… ci sto pensando…
In oghi caso, fico!
Besos! 🙂