The Front Room

Regia – Max & Sam Eggers (2024)

Se ne è parlato talmente poco (e talmente male) che ero sicura ci avrei preso una fregatura, e infatti ho procrastinato la visione dell’esordio dei due fratelli di Robert Eggers fino a pochissimi giorni fa. Ne sono uscita con le ossa rotte e un paio di perplessità, ma non è affatto un brutto film, anzi. Credo sia stato penalizzato da un trailer abbastanza ingannevole, che faceva presagire un horror soprannaturale anche abbastanza caciarone, un qualcosa che poteva essere prodotto dalla Blumhouse e non dalla A24. E invece The Front Room è un horror psicologico in piena regola, porta impresso il marchio A24 in ogni fotogramma e potrebbe pure scatenare delle discussioni di un certo spessore, dato che si va a inserire in un filone molto battuto dall’horror recente: quello che ti dice quale inferno sia prendersi cura di una persona anziana, malata e molto vicina al termine della sua esistenza.
Colpo di scena, però: The Front Room affronta il tema usando il registro della commedia grottesca. Non guardatelo in prossimità dei pasti.

Belinda (Brandy Norwood) è una professoressa di antropologia incinta e con qualche problema di natura economica: quando all’università hanno saputo che aspettava un figlio, le hanno decurtato l’orario di lavoro e quindi lo stipendio; insieme al marito Norman vive in una casa abbastanza fatiscente, ancora quasi del tutto sguarnita di arredamento. Ha, che ve lo dico a fare, un trauma alle spalle legato alla maternità nelle vesti di un bambino nato morto, e insomma, non se la passa proprio bene. Ad aggravare la situazione, arriva la morte del padre di Norman e l’ingresso tumultuoso della matrigna Solange (Kathryn Hunter) nelle dinamiche familiari. L’anziana e benestante signora, infatti, promette alla coppia di lasciare loro in eredità tutti i suoi averi, a patto che la prendano a vivere con loro per gli anni che le restano da vivere.
Belinda acconsente, nonostante i racconti del marito non dipingano Solange come una persona amabile, e nonostante gli evidenti problemi di salute di cui la donna soffre. Sarà un disastro. 

Innanzitutto Solange è religiosa, e non in maniera innocua: la sua fede è violenta, aggressiva, messianica. È convinta che lo spirito santo la possieda e parli attraverso di lei, e il suo obiettivo è convertire Belinda. Quando si rende conto che Belinda non è incline al cristianesimo, passa all’attacco: a quel punto escon fuori il suo razzismo neanche troppo strisciante (Norman e Solange sono bianchi) e la sua vena sadica e crudele, che si esprime attraverso una serie di, chiamiamoli così, “dispetti” che lascio a voi il piacere di scoprire. Vi dico solo che implicano un estensivo utilizzo degli escrementi. La vita di Norman e Belinda diventa così un incubo. Soprattutto quella di Belinda che è costretta a casa, prima incinta, e poi con la bambina appena nata, a prendersi cura di due persone non autosufficienti, una delle quali la detesta e non fa nulla per nasconderlo.
Il minimo che può capitare è che la sua sanità mentale cominci a perdere qualche colpo.

Lo abbiamo anticipato in apertura: The Front Room spinge forte i tasti del grottesco e del disgustoso, e non si tira indietro davanti a niente. Qualunque cosa possiate immaginare relativa alla perdita del controllo del proprio corpo da parte di una persona anziana, accade puntualmente e viene messa in scena con dovizia di particolari ripugnanti. Il sospetto è che Solange sia in grado di gestirsi in tutta serenità, ma che lo faccia apposta per mandare ai pazzi la povera Belinda, in un film che somiglia a un home invasion molto più di quanto desiderassi. Mi ha ricordato in parte Dolores Clairborne (il romanzo) per i racconti dettagliati di Dolores in merito al suo mestiere da badante, in parte Mother! per come ogni spazio più intimo della vita di Belinda viene ripetutamente violato e deturpato, mentre lei può soltanto stare a guardare e aspettare che passi.
L’energia caotica e maligna di Solange è inarrestabile, e in questo bisogna dire due parole sull’interpretazione di Kathryn Hunter: se il 2024 ci ha regalato ruoli femminili memorabili, a lei va di sicuro il primato del personaggio più sgradevole e odioso dell’anno.

Il film, infatti, non ci prova neanche a stabilire con Solange un qualche tipo di connessione emotiva. È una megera fanatica e spregevole dal minuto numero uno, una creatura demoniaca senza alcun attributo in grado di redimerla, e questa eccellente caratterista invecchiata ad arte, si diverte un mondo a darle vita sullo schermo, per una volta tanto al centro della scena.
Si potrebbe dire che The Front Room sia, in fin dei conti, un hagsploitation come se ne facevano negli anni ’60, ma molto più estremo e sfrontato nell’illustrare il decadimento fisico. E qui, forse mi sorgono un paio di perplessità, non perché mi abbia fatto impressione (me ne ha fatta, ma non è un problema, anzi, è l’obiettivo del film), ma perché è davvero un ritratto spietato e feroce, e mi sfugge un po’ il punto di tutta la questione, di cosa volessero davvero raccontare gli Eggers. 

Da un punto di vista estetico, The Front Room è molto buono: curato, elegante, ben diretto e recitato. Molto interessante il modo in cui sono state utilizzate le musiche, sia di repertorio sia originali, sia diegetiche che non.
Il ritorno di Brandy in un ruolo horror è cosa graditissima e credo che vederla duettare e duellare con Hunter sia l’elemento che, più di tutti gli altri, ti vende il film e ti porta a spasso per i suoi 90 minuti di durata.
Rischia di passare sotto silenzio in un anno al di sopra della media, ma non è colpa di The Front Room se sono uscite cose strabilianti che lo hanno eclissato. Ora che siamo in un momento piuttosto avaro di uscite di peso, vale la pena di recuperarlo.

Un commento

  1. Avatar di L

    Appena un paio di mesi fa scrivevo qui in un commento di come l’anno in corso fosse stato un’annata deludente per il genere. Mai mi sarei aspettato tanta roba di qualità tutta insieme… Anche per questo, TFD non sarà probabilmente nella mia top ten. Ma al netto di una parte finale eccessivamente semplicistica e gestita forse un po’frettolosamente, intrattiene a dovere.
    Tecnicamente ben fatto, ha un buon ritmo, e mi trovi assolutamente d’accoro sulla Hunter, perfetta nel rendersi il più sgradevole possibile.

    Of topic, come al solito, mi chiedevo se avessi visto Hostile Dimension e Red Rooms.