Your Monster

Regia – Caroline Lindy (2024)

Per scaldare i nostri cuori intirizziti in queste gelide serate di novembre non c’è niente di meglio di una commedia romantica. Con Melissa Barrera che, in qualche modo, deve sempre finire coperta di sangue. Your Monster sarebbe una perfetta accoppiata per un doppio spettacolo con Lisa Frankenstein, dove il secondo rappresenterebbe il lato più adolescenziale, spensierato e leggero dell’horror romance contemporaneo; il primo, quello un po’ più tragico e decisamente oscuro. Anche se in Lisa Frankenstein ci sono più morti ammazzati, c’è più gore e si parla di un cadavere rianimato, Your Monster ha un fondo di tristezza e si erge su fondamenta che, al di là degli straordinari tempi comici di Barrera, sono dolorosissime. Io ho passato gli ultimi cinque minuti in lacrime sul divano con la copertina, dando un pessimo spettacolo di me.
Poi, per carità, fa anche molto ridere, è di una tenerezza disarmante e il mostro, interpretato da Tommy Dewey, è una delizia. 

Laura è una giovane attrice con un futuro radioso davanti: il suo fidanzato, regista e autore, ha appena scritto un ruolo su misura per lei e il musical debutterà a Broadway. Ci si mette però di mezzo la malattia: Laura scopre di avere il cancro, e quel disgustoso verme con cui si accompagna la molla perché non ha voglia di prendersi cura di lei. Uscita dall’ospedale, sola, senza un lavoro, se ne torna a vivere nella casa di sua madre, che non c’è perché è sempre in giro, e lì ritrova un vecchio spauracchio della sua infanzia, il classico mostro nell’armadio, che le intima di andarsene entro due settimane, dato che ormai è abituato a stare per fatti suoi e non vuole avere nessuno tra i piedi.
Sappiamo però come vanno queste cose: dopo un breve periodo di convivenza forzata, i due cominceranno ad andare d’accordo, a piacersi, e finiranno per innamorarsi. Il tutto mentre Laura viene assunta in un ruolo da comprimaria nel musical del suo ex, che da qui in poi chiameremo semplicemente il lombrico.

Your Monster è il debutto alla regia di Caroline Lindy ed è l’espansione di un suo corto del 2020. Si apre con un cartello che recita: “Tratto da una storia più o meno vera”; informandomi in giro, ho saputo che c’è una porzione autobiografica nel racconto, e credo che sia un dettaglio di una certa importanza. Oltre ad aver avuto una sinistra risonanza con mie vicende personali, è interessante notare come è stata rielaborata in chiave fantastica la questione della rabbia repressa. Laura ha un carattere estremamente remissivo. Tutto ciò che le capita, secondo lei, è in un certo senso atteso e dovuto. Il lombrico la lascia sul letto di un ospedale? E vabbè, la colpa è sua, lui aveva cose molto più importanti di cui occuparsi. La sua migliore (e unica) amica non le sta mai accanto quando lei ne ha bisogno? Va bene lo stesso, non è che le si può stare sempre appresso. Ancora, il lombrico non la considera neanche per il provino dello spettacolo che hanno praticamente scritto insieme? Problema di Laura che non ha abbastanza talento. 
E poi arriva il mostro nascosto nell’armadio e le fa capire che no, tutte queste cose non vanno bene, che non se le merita. Meglio di una seduta di terapia. 

Your Monster rispetta tutte le tappe canoniche della commedia romantica senza mancarne una: ex stronzo, possibile rivale, ricaduta, nascita di un nuovo sentimento che, ti aiuta anche a ritrovare te stessa e via così. Contemporaneamente, però, ne evita, anche qui senza mancarne uno, tutti i tropi più abusati e volgari, volandoci sopra con grazia e consapevolezza, arrivandoci così vicino che tu sei certa che il film ci cadrà dentro, e scartando invece all’ultimo secondo. Esemplare è tutta la, bellissima, sequenza del ballo di Halloween, con la nostra Melissa vestita da Moglie di Frankenstein che fa un figurone e il Mostro che arriva a “salvarla” dal covo di vipere in cui si è cacciata.
Non manca il montage musicale atto a illustrare l’evoluzione della relazione tra Laura e il Mostro, la scena in cui finalmente Laura si fa valere di fronte al lombrico e a tutta la compagnia alle prove del musical, la lite tra i due nuovi innamorati che rischia di compromettere il loro stare insieme, e l’inevitabile riappacificazione. 
Solo che tutti questi dettagli sono inseriti in un andamento del racconto che vira ogni istante più al nero e che il finale, dove scorrerà il tanto atteso sangue, è un piccolo capolavoro di disagio. 

Per cui sì, è tutto carino, tutto colorato, tutto caramelloso e zuccherino, ma lo senti, nel profondo, che c’è qualcosa che non quadra, una stonatura, già che si tratta di un mezzo musical, lì sotto l’armonia piacevole e ariosa che ci risuona nelle orecchie, tra una risata e l’altra, tra uno scambio di battute fulminante tra Laura e il Mostro, la tragedia si prende sempre più spazio e, per forza di cose, nei minuti conclusivi invade il campo. 
O forse sono io ad aver interpretato il film in questo modo, perché sono troppo condizionata, non lo so. Quello di cui sono certa è che Your Monster sa giocare benissimo con toni e registri differenti, e nulla appare mai forzato o fuori posto. Se si intuisce il meccanismo, neanche troppo nascosto da un paio di dialoghi esplicativi, si capisce che il film va a finire esattamente nel posto giusto. E pure coi botti, i fuochi d’artificio e un’esibizione canora da parte di Barrera da alzarsi in piedi e applaudire per mezz’ora. 

Forse cento minuti sono un po’ troppi, forse lo avrei voluto un po’ più horror, forse tutta la rabbia di Laura poteva esplodere con più violenza. Ma alla fine questi sono davvero problemi di poco conto in un film che è davvero incantevole dall’inizio alla fine.
È già diventata la mia commedia romantica (e nera) preferita. E Barrera è una stella nel ricchissimo firmamento che l’horror ci mette gentilmente a disposizione. Altra interpretazione femminile di enorme spessore in un 2024 da incorniciare. 

4 commenti

  1. Avatar di L

    Il finale mi ha lasciato destabilizzato per un po’.
    Che poi non sarebbe neanche così a sorpresa… In un paio di momenti, il dubbio non può non venirti… Ma ci speri comunque, fino alla fine. E li ti spezza.
    Cinque minuti scarsi che rendono davvero horror un ora e mezza di romcom. Bello e inaspettato<3

    1. Avatar di Lucia

      No, non è a sorpresa perché con il fatto che segue le tappe della rom com classica un po’ ci credi.
      Poi quell’esibizione e quello sguardo alla fine sono un macigno che ti cade addosso

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Non sembra niente male, comprendendo pure quel brillante modo di rielaborare in chiave “fantastica’ la questione della rabbia repressa (non ci sempre ci meritiamo tutto quello che di male può succederci, e a volte è necessario qualcuno in grado di farcelo ben presente)…

  3. Avatar di Serena

    Che distanza c’è tra una vita normale e lo “snap!” definitivo? Si spera sempre abbastanza per riuscire a maneggiare la rabbia, ma non penso che lo rivedrò a breve. Certe volte le commedie romantiche colpiscono dove fa più male.