
Regia – Francis Ford Coppola (1992)
Ieri toccava alla Universal e io ho celebrato la giornata rivedendo L’Uomo Invisibile di Whale che è sempre un piacere; oggi è il turno di una categoria sulla quale non possiedo alcuna nozione, ovvero Best Dressed. Si tratta, com’è ovvio, di una straordinaria idea di Marika perché io mi vesto notoriamente al buio e non saprei riconoscere un buon outfit neanche se da questo dipendesse la mia vita. Però so riconoscere la bellezza e, soprattutto, l’importanza del reparto costumi nel cinema. Di conseguenza, la mia scelta ricade sul Dracula di Coppola, perché gli abiti creati da Eiko Ishioka (che infatti era una collaboratrice fissa dell’amore mio Tarsem), oltre a essere uno splendore che persino una buzzurra come me riesce a comprendere, raccontano letteralmente il film, i personaggi e, per usare le parole dello stesso Coppola “sono il set”.
Definita quindi la ragione principale per cui Dracula è nella categoria di oggi, aggiungo anche che si tratta di uno dei miei film preferiti, forse del film di Coppola che amo di più (questa cosa può variare a seconda dell’umore) e di uno di quei rari casi in cui il cinema si appropria pienamente della sua appartenenza all’Arte con la A maiuscola.
Premesso ciò, Dracula è un B movie erotico e sfacciato che ripercorre settant’anni di cinema vampirico, una fantasmagoria sul desiderio e sulla sua repressione, un horror carnale, eccessivo e magniloquente, ma allo stesso tempo pieno di bizzarro umorismo. Detta nella maniera più sintetica e schematica possibile, Dracula è un film senza freni; non si vergogna di niente, né del sentimentalismo né del ridicolo né del camp né di ciò che potrebbe essere considerato volgare o poco elegante. È un carrozzone pacchiano e rumoroso che avanza spedito e ti passa sopra lasciandoti in uno stato molto simile all’ipnosi. O al delirio estatico. Non voglio fare iperboli affermando pretestuosamente che si tratta del film più bello del mondo, però sì, è il film più bello del mondo.
Eppure, è oggetto di controversie. E il motivo principale è che si chiama Dracula di Bram Stoker e poi tradisce il romanzo da cui è tratto in più punti, e non lo fa affatto in maniera sottile. Niente, nel Dracula di Coppola, è sottile.
Le deviazioni rispetto al testo di Stoker sono plateali, anche quelle senza pudore, ma non credo sia questo a infastidire, nel film di Coppola, quanto il fatto che, da quando ha trasformato il personaggio di Dracula in eroe romantico (in realtà, questa è una lettura superficiale, ma ci torniamo), è stato spesso ritenuto responsabile della presunta deriva toccata ai vampiri nel cinema e nella narrativa. Orrore, adesso i vampiri cominceranno a piacere anche alle femmine.
Spoiler: ci sono sempre piaciuti.
Partendo dal presupposto che non esiste un adattamento fedele del Dracula di Stoker, perché se esistesse sarebbe una gigantesca mattonata ove non batte il sole (come il romanzo, del resto), ciò che fa Coppola non è tradire Stoker, ma portare alla luce quanto sulla carta restava sotto traccia, represso, nascosto.
Questa operazione è stata compiuta con minore o maggiore eleganza da ogni singola trasposizione di Dracula, a partire da Nosferatu, salendo fino alla Hammer e passando per Badham (quel Dracula è infinitamente più romantico di quello di Coppola, ma non siete pronti a processare un’informazione simile). Coppola la porta all’esasperazione e alle sue più estreme conseguenze.
Come dicevamo in apertura, il Dracula di Coppola è un compendio di storia del cinema sul vampirismo, e anzi, allarghiamoci al cinema gotico tutto così non rischiamo di sbagliare. Ci sono le ombre e le silhouette del cinema muto (c’è il cinematografo in persona come luogo di seduzione, tra l’altro), ci sono le vampire sexy modello Hammer scollacciata anni ’70, c’è sia il Dracula belluino e ringhiante di Lee sia quello più austero e minaccioso di Lugosi. C’è Bava che si aggira un po’ in ogni sequenza e, per ovvi motivi di paternità, c’è Corman che fa capolino dappertutto. Coppola fa persino spazio a qualcosina di Jess Franco e, in generale, a quei mattacchioni dei vampiri spagnoli.
Si parlava proprio qualche giorno fa di come l’unico cinema gotico a trazione erotica negli anni ’60 fosse quello italiano, mettendo tuttavia un asterisco sui vari Dracula della Hammer, e non perché ci fosse chissà quale erotismo consapevole, ma perché l’erotismo è un qualcosa di implicito nel concetto stesso di vampirismo.
Coppola lo rende del tutto esplicito: il Dracula interpretato da Gary Oldman (un attore che, tra l’altro, non era affatto considerato un sex symbol prima del ’92) non è affatto e mai sarà un eroe romantico; al contrario, è un mostro del sesso, che arriva per far uscire dall’ombra le pulsioni più nascoste di un’intera società.
Niente di diverso da quanto già facesse nel romanzo; solo che qui non ha un’accezione del tutto negativa.
Intendiamoci, è sempre il villain della storia, è sempre un parassita che succhia la vita altrui, e basta vedere il destino infame di Lucy (poi magari un giorno sarà universalmente riconosciuto che Sadie Frost è la migliore del cast) per rendersi conto di come il Conte debba essere temuto e di quanto la sua intera esistenza sia un disgustoso abominio. Allo stesso tempo, è un personaggio ambiguo, segnato da un destino tragico, che tuttavia non lo priva in nessun momento del film della sua natura mostruosa. Basta pensare alla sequenza in cui Mina sceglie finalmente di bere il suo sangue: tutta quella passione, tutto quel sciogliersi nell’abbraccio del vampiro, e tre secondi dopo è un orrido pipistrello che cala dall’alto dell’inquadratura ringhiando, per poi trasformarsi in uno sciame di topi di fogna. Ribadisco: neanche questo è sottile, è anzi abbastanza urlato.
Questo perché non si tratta di romanticismo: si tratta di lussuria. Pura, semplice, liberatoria lussuria.
“Civilization, and syphilization, have advanced together“, ci tiene a dire Van Helsing ai suoi studenti.
Ricordiamo di sfuggita che questo Dracula arriva in un decennio caratterizzato dalla presenza massiccia di thriller erotici, ovvero gli anni ’90, l’ultimo momento davvero erotico del cinema statunitense, prima che la castità lo conquistasse. Però Coppola qui compie un’operazione sovversiva, perché non usa affatto il linguaggio del thriller erotico dell’epoca, ma quello di un cinema antico, scomparso. Avrebbe fatto una cosa molto simile del Toro con il suo Crimson Peak, nel 2015, ma Coppola rimane molto più viscerale e più estremo.
È un film di trucchi ottici, effetti speciali meccanici, litri di sangue finto, colori che ti fanno esplodere i bulbi oculari, un trionfo di tecnica che si esprime attraverso sequenze dall’orchestrazione complicatissima che riescono come se fossero giochi di prestigio, quando invece alle spalle ci sono un lavoro enorme e una chiarezza di idee da parte di Coppola, una visione così precisa che io non credo sia ripetibile. Se vi dovesse capitare di vederlo in 4K potreste restarne accecati.
Tra miniature, trasparenti, esposizioni multiple, Coppola utilizza degli strumenti che cominciavano a essere considerati obsoleti per portare il mito del vampiro nella modernità.
E ogni santa volta che lo rivedo, tutta quella bellezza mi riempie e mi commuove.












Buongiorno Lucia,per la challenge di ieri “Mostri Universal” ho ritirato fuori “L’Uomo Lupo”.Per la challenge di oggi “Best Dressed”,ho fatto l’azzardo,tirando fuori un film controverso che quest’anno a festeggiato 20 anni,in teoria un fantasy,ma talmente infarcito di icone dell’orrore che io non ho saputo resistere,da anni e anni lo difendo,sto parlando di “Van Helsing”,un film fuori di testa,realizzato da uno Stephen Sommers che ancora godeva di un grosso credito presso la Universal, prima di scomparire ingiustamente e lentamente dai radar,un film che oggi non verrebbe mai realizzato,esagerato in pieno stile Sommers,ma anche genuinamente divertentissimo. Si parlava appunto di costumi,e’ i costumi di questo film realizzati da Gabriella Pescucci & Carlo Poggioli,sono una vera gioia per gli occhi!.Buon compleanno “Van Helsing”,e prego sempre per un ritorno di Sommers sul grande schermo,saro’ un ingenuo,ma mi sta bene cosi!.👋😁
Van Helsing capolavoro assoluto e ingiustamente bistrattato
A me l’aspetto “erotico” di Dracula è quello che ha sempre dato più noia, forse per l’inflazione che il tema (e sue declinazioni) ha avuto nel cinema e più in generale nell’arte (anche se devo dire che Amore e dolore di Munch mi affascinava proprio per questo suo sottotesto – distruttivo peraltro – e controcorrente al sentire comune “borghese”; per non parlare di Carmilla, ma ero adolescente e allora ritrovarsi tra le mani e leggere e immaginare una delle storie più sensuali che a quell’età potessi avere sotto gli occhi era qualcosa di travolgente). Non per bigottismo prestesco (la sessualità extragenitale cui allude il morso e pertanto avversata dalla Chiesa) ma, quando agli inizi degli Ottanta (complice l’AIDS e i diritti LGBT) finalmente abbiamo visto l’ombra del vampiro gettare infine una luce nuova (il morso metafora del contagio, la non- morte come diversità) è stato un sollievo, aria nuova, finestre aperte su di una stanza la cui aria cominciava a farsi stantia. Mi sembra di aver capito – se è così non sono d’accordo – che in questo comune filone erotico che accomuna il cinema vampiresco inserisci anche il primo Dracula del cinema (Murnau): non credi invece che in Nosferatu questo aspetto di cui parli sia praticamente assente e riprenda (aggiornandolo), invece, l’altro grande tema che aveva caratterizzato (e condannato) il vampirismo sin dal Settecento ovvero la paura dell’irrazionale (che si faceva largo proprio nel secolo della Ragione?). Con Nosferatu siamo nel ’22, la società borghese è in crisi, le fondamenta del mondo così come si era edificato a partire dall’Ottocento scricchiolano pericolosamente; quale futuro se non caos, spazio per indugiare e ammiccare all’eros non ce n’era.
Ciao Lucia, come sempre una bellissima recensione ❤️. Per la giornata del 31 di Nuovi incubi volevo chiedervi se conoscete e quindi cosa ne pensate del film Drop dead gorgeous (qui in Italia conosciuto come Bella da morire, e okkk).
Ammetto di averlo scoperto solo da pochissimo e vuoi per il cast tutto al femminile, vuoi per il taglio grottesco, l’ho trovato davvero irresistibile.
P.s tu e Marika siete bravissime!
Drop Dead Gorgeous è un film perfetto! Io lo adoro e più persone dovrebbero conoscerlo!
Ti ringrazio tanto e pure la Mari ❤
Pensavo… questo Dracula è del ’92… “The principle of evil made flesh” è del ’94… Coppola non ha solo diretto questo filmone, ha anche ufficiosamente fondato i Cradle of Filth… 😉
Non so se sia il film più bello del mondo, ma di certo questo Dracula è un GRAN bel film, per tutti i motivi che hai elencato (incluso quello di appartenenza alla challenge odierna) 😉
P.S. Novità da Davide?
Sono con Fabio: Van Helsing è il mio film per il day 17. Per me è… divertentissimo e da vedere più volte.
Racconto qualcosa…
Per il day 18 ho cominciato a preoccuparmi da settembre perché sono… uno straccione (vesto malissimo, abbastanza a caso, in modo anonimo e spesso con abiti riciclati), per cui “best dressed” non è proprio il mio campo.
Poi mi son trovato con più di un titolo ed è stato “strano” e divertente rivedere o ripescare dalla memoria film molto diversi tra loro.
Il mio titolo per il day 18 è “Biancaneve nella foresta nera” che all’uscita mi piacque molto e che rividi più volte. La Weaver è… spettacolare nell’essere strafighissima ora e un attimo dopo sfasciatissima dentro e fuori. Poi a “trasformarsi” in irriconoscibile offritrice di mele avvelenate…
Ma… avevo pensato anche a Schwarzy in Terminator (che direi più horror che fantascienza), quando si aggira letale per la città… vestito da punk.
Infine, un aneddoto. Si parlava giustamente, con affetto, di Barbara Steele che “vaga” in contesti inquietanti come una immagine iconica del gotico. Alla grande. Nel “mio” personale “gotico”, però, vissuto da bambino e da ragazzino, a vagare per luoghi inquietanti ed oscuri, come una “stella” nel buio, era Jennifer Connelly. Per cui, al di là che sia figo o no, un altro titolo che mi sono ritrovato a recuperare oggi e che mi ha dato quel senso di “casa” e “nostalgia” insieme (al di là che sia o no un bel film) è “Etoile” dove il “best dressed” è sia il fasto estetico del balletto classico, sia JC che “vaga” nel mistero semplicemente in jeans e maglioncino bianco.
Il Dracula di Coppola è un film pazzesco, così pieno di roba che non saprei nemmeno da dove cominciare. Coppola è un regista che non conosco così bene, non l’ho cercato così spesso e anche Dracula è un film non così facile, che va molto oltre l’intrattenimento, che non è “rassicurante”… Io ci ritorno sempre con cautela. Ma è assolutamente spettacolare!
Besos! 🙂
Ha segnato la mia adolescenza, avevo persino il poster in casa dei miei. L’ho rivisto qualche anno fa e gli voglio ancora un gran bene, forse ancora più che in passato, ma non lo considero splendido come allora. Queste le mie supponenti considerazioni (inclusa sinossi breve):
1491: in spregio al suo Dio, che ha permesso che sua moglie Elisabeta si suicidasse, il valoroso rumeno Vlad Tepes, campione della cristianità, si ribella alla morte e vive eternamente del sangue altrui. Circa 400 anni dopo, l’arzillo conte, discendente non morto della dinastia dei Dracul, si imbatte in Jonathan Harker, modesto impiegatuccio londinese che è in procinto di sposarsi con la bella Mina, che di suo è la copia spiccicata dell’Elisabeta perduto amor del conte.
Più che omaggiare il celebre romanzo di Stoker pubblicato nel 1897, Coppola si propone di girare il suo più sentito atto d’amore nei confronti di un’invenzione datata appena due anni prima, nel 1895, ovvero il Cinema. E il suo Dracula è primariamente un barocco, ridondante, splendido e sentito collage del Cinema nella sua intrinseca purezza: come gioco di ombre, come mondo ove ogni meraviglia è possibile, nel quale si possono sfidare (e vincere) le leggi della gravità. Lo spazio, nel film, è dotato di una fluidità che permette, ad esempio, a due occhi di emergere dal cielo, o che autorizza architetture impossibili e movimenti bizzarri (si pensi alle soggettive di Dracula all’esterno della casa di Lucy); il tempo è malleabile, sconfitto da Dracula e forse anche da Elisabeta/Mina, un insieme di momenti che acquistano un senso solo in virtù del loro valore emozionale.
Ed è proprio il lato emozionale della vicenda che Coppola predilige, tanto che Bram Stoker’s Dracula è molto più una love story che un horror: gli unici protagonisti veri sono Dracula e Mina, tutto il resto è puro contorno; i due non sono soggetti alle leggi fisiche e biologiche che invece limitano gli altri, il loro amore è così inscalfibile perchè essi si riconoscono a vicenda nella loro propria alienità rispetto al resto del mondo.
Per l’accuratezza figurativa che sfocia spesso nella leziosità e per questo approccio “senza cinture di sicurezza” nei confronti del romanticismo esasperato, il film di Coppola appare traballante e fatuo al cinico occhio dello spettatore odierno, e non del tutto a torto. Bram Stoker’s Dracula è un calderone che in 2 ore intende condensare la storia del cinema (occidentale e orientale), tutto l’immaginario cinematografico legato a Dracula (dal Nosferatu di Murnau ai film Hammer, passando per il Dracula di Browning, le produzioni sgangherate anni 40, le riletture di Polanski, Kumel, Jesus Franco e Jean Rollin) e il tema dell’amore nella sua declinazione più idilliaca (ancorchè fortemente carnale): un po’ troppo, persino per un regista larger than life come Coppola.
In questo contesto, le parti più rispettose del romanzo di Stoker appesantiscono più che irrobustire la narrazione, come il rimarcarne la matrice “epistolare” o impelagarsi in scenette didascaliche che finiscono per annacquare la potenza emotiva dell’impianto principale. La (voluta) grettezza che caratterizza Van Helsing o i pretendenti di Lucy, evidenziata per far apparire ancora più grande il contrasto con la nobiltà di Dracula e di Mina, rende la progressione narrativa claudicante, soprattutto nell’ultima parte del film, e l’intersecarsi vorticoso di scene incongrue (Mina che ama il conte ma dopo lo apostrofa come “abietto”, o che sposa Harker mentre Van Helsing e Co. vanno a trovare Lucy nella sua bara) irrita persino lo spettatore meglio disposto.
Alla fine, non il film definitivo su Dracula, non un film perfetto e sicuramente non una delle opere migliori di Coppola, eppure una delle più personali ed esplicative della sua poetica, Bram Stoker’s Dracula è a tutt’oggi la variante più “emotiva” del tema del vampirismo e una delle poche volte nelle quali il genere horror è stato utilizzato come “testimonial” della magia del Cinema.
Ottima la colonna sonora di Wojciech Kilar, impreziosita dalla voce di Diamanda Galas e dalla bellissima Love Song for a Vampire di Annie Lennox.
Coppola si discosta molto dal libro, ma ha una grande intuzione, sposta lo scontro nobiltà/borghesia, che nei 90 non avrebbe avuto la stessa presa, con uno scontro antico/moderno (la scena del cinema, ad esempio) ma soprattutto tra la razionalità senza empatia, con il doppio ruolo di Hopkins e il desiderio senza freni inibitori di Dracula.
E poi si, una gioia per gli occhi dall’inizio alla fine. Veramente uno di quei film che so a memoria!
concordo, questo è un gioiellino per gli occhi **
poi sadie bravissima, iconici il suo vestito rosso e quello funereo
Concordo con te. Ci sono giorni in cui questo è il film più bello del mondo. Visto un numero infinito di volte, mi ha tenuto compagnia dalla VHS al Blu-Ray 4K e lo farà ancora per molti anni e altri supporti.
Anche io, comprato in ogni formato, dal VHS all’ultima versione 4K e rivisto una quantità di volte inenarrabile. Quando avevo 14 o 15 anni, lo guardavo praticamente tutti i giorni.