Nuovi Incubi Halloween Challenge Day 11: Saw

Regia – James Wan (2004)

La giornata di oggi è dedicata ai film usciti nella prima decade del XXI secolo, quella lurida, laida e violenta, insomma. Per la prima volta, da che è iniziata la challenge, affrontiamo un pezzo enorme della storia dell’horror. Ho scelto Saw perché mi sono resa conto di non aver mai parlato del primo capitolo della saga e perché, proprio a ottobre, l’esordio di James Wan compie 20 anni.
Sarà per colpa dei sequel, sarà perché questo film è spesso tacciato di aver dato il via alla stagione del torture porn, ma dare un giudizio equilibrato su Saw non è una cosa facile. Credo tuttavia che anche il più esacerbato detrattore della saga (e io non sono propriamente una fan, com’è noto) non possa negare l’importanza avuta dal film nel determinare un’estetica, un’atmosfera, anche un’impostazione narrativa, che poi hanno segnato il genere e continuano a segnarlo tutt’ora. Senza dimenticare che ha lanciato la carriera di Wan e Whannell, due delle figure più importanti dell’horror contemporaneo. 
Sono state dette tante cose su Saw, e se al momento della sua uscita nelle sale ha fatto parecchio rumore, ha poi avuto la sfortuna di essere sempre guardato attraverso il filtro dei suoi epigoni, ufficiali e non. 
Non esiste un seguito della saga che possa essere definito un bel film, e questo è il fortino dove ho intenzione di arroccarmi e morire. Ma non è colpa di Saw. Perché Saw è un bel film. 

Wan e Whannell sono due studenti di cinema in quel di Melbourne. Terminati gli studi, sono squattrinati e miserabili, ma The Blair Witch Project fornisce loro l’ispirazione per scrivere il soggetto di un film  che potesse essere realizzato con un budget alla loro portata. Ovvero molto, molto basso. A Wan viene l’idea di due tizi incatenati in un bagno, con un cadavere al centro della stanza e impegnati a capire per quale motivo siano finiti lì. Il personaggio di Jigsaw all’inizio non è neanche contemplato. È soltanto uno che si finge morto in un fetido cesso.
Il film nasce come un mystery thriller, con debiti abbastanza evidenti nei confronti di Seven e Cube (e secondo me anche del bellissimo Phone Boot di Schumacher), ma è intimamente horror nell’esecuzione.
Quella dell’assassino che gioca con le proprie vittime è una faccenda vecchia quanto l’horror e va a ritroso fino agli anni ’30. Sì, torniamo sempre dalle parti de La Pericolosa Partita e lì ci attestiamo, come sul Piave. 
Wan e Whannell ci aggiungono il lerciume e il degrado degli ambienti, tutti, anche quei pochi che vediamo fuori dal luogo di prigionia dei protagonisti, come l’appartamento di Adam, e l’intuizione delle trappole, sofisticati meccanismi di tortura con i quali il misterioso Jigsaw si diverte a mettere alla prova gli sventurati che gli capitano sotto mano. Jigsaw non è né protagonista né eroe e sono sicura che lo stesso Tobin Bell non avesse la minima idea di cosa sarebbe accaduto alla sua carriera. Era un caratterista di fascia medio bassa, presente a stento in tre scene del film. 

I due amici non trovano nessuno disposto a investire su Saw, quindi girano insieme un corto con quei quattro soldi che riescono a raggranellare, e lo portano a Los Angeles. Il corto è la celeberrima scena della tagliola al contrario di Amanda, ma senza Amanda, e con Whannell come personaggio principale. Presentano il corto al produttore Greg Hoffman, che ne rimane folgorato e fonda la Twisted Pictures per finanziare il progetto. Il resto lo sappiamo: lo compra la Lions Gate per distribuirlo, incassa 103 milioni in tutto il mondo, a fronte di un budget di un milione e spicci, e apre la strada un franchise infinito. Direi che poteva andare molto peggio.
Dopo il successo del primo film, Wan non mette più mano alla regia, ma resta sempre accreditato come produttore, mentre Whannel collabora alle sceneggiature del secondo e del terzo capitolo, e anche lui figura come produttore esecutivo degli altri. Insomma, non hanno fatto lo stesso errore di Craven con il suo Nightmare e hanno continuato a guadagnarci, mentre la serie diventava sempre più grossa. E sempre meno simile al loro film d’esordio. 

Di recente, ho ascoltato una puntata del divertentissimo podcast Screen Draft dedicata proprio alla saga di Saw. Nel corso dell’episodio due critici, accaniti estimatori della saga, dovevano fare una classifica dei migliori film sul nostro amico e compare Jigsaw. Il primo era molto più in basso di quanto mi sarei aspettata. Saw II e Saw III e addirittura Saw X lo superavano in graduatoria.
La cosa non mi scandalizza, perché sono convinta che Saw, come noi siamo ormai abituati a conoscerlo, non sia una filiazione diretta del primo film, ma del secondo; lo abbiamo anche detto questa estate, se vi ricordate. 
Quindi tocca cercare di guardare al film di Wan per ciò che è: un interessante e riuscito ibrido tra un thriller investigativo e un horror psicologico, con due protagonisti che nascondono entrambi qualcosa, un antagonista spietato, invisibile e, proprio come il John Doe di Seven, depositario di un codice etico tutto suo sul quale puntella una serie di azioni ignobili, e un tasso di violenza che pare molto elevato, ma che Wan spesso suggerisce invece di mostrare direttamente in campo. Per questioni economiche in primis, ma anche perché deve essergli parsa una soluzione più elegante. E spaventosa. 

È molto più forte, tanto per fare un esempio, vedere come funziona la tagliola su un manichino e poi staccare sul volto terrorizzato di Amanda, rispetto a vedere lo strumento in azione in Saw 3D. Non perché non mi piacciano gli squartamenti, lungi da me, ma perché l’impianto narrativo del film si basa tutto sulla minaccia delle trappole piuttosto che sul loro effetto. Di fatto, noi non ne vediamo nemmeno una: abbiamo brevi flash delle vittime e manca l’insistenza sul dettaglio truce, sul mero meccanismo omicida che al contrario caratterizza i seguiti; l’unica volta in cui assistiamo per intero a uno dei giochi di Jigsaw è quella in cui la giocatrice riesce a superarlo. Se di tortura dobbiamo parlare, riferendoci al primo Saw, è una forma di tortura molto più psicologica che fisica. 
Ai due protagonisti non viene torto un capello, ma lo stesso la violenza che subiscono è atroce e beffarda. In questo primo film, Jigsaw fa paura soprattutto per come pretende di giocare a scacchi con le vite altrui, per come tratta il prossimo alla stregua di un burattino che esiste solo per imporre il suo punto di vista. Altro che eroe e filosofo del XXI secolo. 

Saw ha una logica e una coerenza interne ferree, sostiene una narrazione non lineare abbastanza bizantina, ma appunto, la sostiene, alla fine torna tutto e la struttura continua a reggere anche dopo multiple visioni. È vero che gira intorno al colpo di scena dell’ultimo minuto, pare anzi vivere in funzione di quello, e credo paghi pegno all’onda lunga dello Shyamalan twist, però anche il resto del film riesce a stare in piedi da solo; i personaggi, per quanto alcuni (come la moglie di Gordon) appena abbozzati, hanno un senso preciso, sono stereotipi (il ricco chirurgo fedifrago, il poliziotto ossessionato, il proto-incel interpretato da Whannel), ma di spessore. A parte Whannell, attore esordiente, Wan è stato bravo nel sapersi circondare da un gruppo di ottimi caratteristi come Danny Glover, Cary Elwes, Michael Emerson e la stessa Monica Potter, gente che riesce a sfruttare al massimo il poco materiale a disposizione e ti porta la scena a casa anche quando non ci sono i soldi e non c’è tempo. 
Più di tutto, Saw è un esempio perfetto di come regia e montaggio diano l’illusione di trovarsi di fronte a una vicenda molto complessa, un puzzle di impossibile soluzione, quando in realtà il tessuto del racconto è semplice. 

Di cosa parla Saw? Di un malato terminale convinto che le persone non siano in grado di apprezzare il dono di stare al mondo. Sceglie così di sottoporle a delle prove draconiane ove la sopravvivenza è determinata solo dall’attaccamento più spietato alla vita. Rapisce un povero disgraziato e lo obbliga a tenere in ostaggio la moglie e la figlia di un medico. Rinchiude il medico in un cesso con un fotografo guardone e si mette sdraiato al centro della stanza a godersi lo spettacolo. Il resto è un sapiente gioco di prestigio atto a scombinare i pezzi del mosaico, a distanziarli gli uni dagli altri, a rendere difficile, per lo spettatore, fare i collegamenti giusti, almeno fino a quando Jigsaw non si alza in piedi e una serie di immagini-spiegone non ricostruisce tutto, con un metodo di derivazione televisiva, preso di peso dai polizieschi, che tuttavia qui ti fa cascare la mascella per terra. 
Dal secondo film in poi, la formula del recappone montato alla velocità della luce arriverà a un livello di grottesco tale da sfociare nell’autoparodia. Qui è ancora sobria, funzionale, direi persino sofisticata. 
Saw è un piccolo film a suo modo geniale, che ha cambiato la storia del genere con un bagno e poco più di un milione di dollari. Si merita tutti i nostri auguri per il suo ventennale. 

7 commenti

  1. Avatar di Fabio

    Buongiorno Lucia,grazie infinite per aver menzionato il mio amatissimo Joel Schumacher che mi manca tanto!. Per la challenge di oggi “Anni 2000”,ho scelto un film uscito letteralmente nell’anno 2000,il meno menzionato,il piu’ sottovalutato,eppure uno dei migliori film in assoluto del grande Robert Zemeckis,ovviamente parlo del bellissimo “What Lies Beneath”.👋

    1. Avatar di Lucia

      What Lies Beneath è un film straordinario, e prima o poi dovremo parlarne anche qui. Grazie per averlo ricordato

  2. Avatar di cinefilopigro

    Mancai l’uscita in sala perché quando si parla troppo di un titolo rischio di non guardarlo a mente sgombra. Visto in DVD mi ci sono divertito, ma non ne ho comunque compreso il clamore generale. Lo trovo un buonissimo thriller, che sfrutta bene i pochi mezzi che ha, capace di distinguersi dalla massa grazie a una personalità propria e distinguibile. I seguiti, almeno i pochi che ho visto direi che sono trascurabili e grossolani.

    1. Avatar di Lucia

      Sì sì, secondo me dei sequel non se ne salva uno. Paradossalmente, quello che preferisco è quello spurio del 2017.

  3. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Quando voglio esprimere, in estrema sintesi, cosa penso della saga di Saw io sostengo che abbia avuto un inizio molto migliore del suo prosieguo (personalmente, al terzo capitolo ho gettato la spugna), ragion per cui concordo a mia volta sugli auguri per il ventennale 👍 Per la challenge di oggi, dici che The Gift potrebbe essere una buona scelta?😉

  4. Avatar di Frank La Strega

    Per il day 11 il mio film è “Tideland” (Terry Gilliam, 2005).
    Non riesco a “dirne” davvero qualcosa: è da vedere e poi succede quel che succede.

    Besos!

  5. Avatar di L

    Totalmente d’accordo. Il primo Saw è un bel film. Il resto della saga (molto diversa dal film originale) è più o meno robaccia.