The Crow

Regia – Rupert Sanders (2024)

Meglio del film di Proyas. Queste sono state le prime parole pronunciate dalla vostra affezionatissima appena finito il film. A meno di non guardarlo con le fette di nostalgia sugli occhi, ovvio. Poi, neanche questa nuova versione de Il Corvo può essere, a ragion veduta, definita un bel film, perché è troppo sconnesso e si nota che è stato riscritto (male) al montaggio. Breve momento da noiosa addetta ai lavori: non è possibile riscrivere bene un film al montaggio. Di solito ciò accade perché la sceneggiatura ha di per sé delle enormi carenze e bisogna metterci le toppe, o perché interviene la produzione e combina un paio di cataclismi. Non so quale dei due sia il caso in questione, ma qualcosa deve essere accaduto, altrimenti non si spiega come mai la Lionsgate abbia deciso di buttare letteralmente il film nel cestone.
Credo tuttavia che, con una promozione adeguata, e ignorando i piagnistei dei quarantenni convinti che Il Corvo 1994 sia un capolavoro, questa nuova versione della tragedia di Eric e Shelly avrebbe potuto trovare un pubblico, e forse lo troverà pure. Sono anche pronta a scommettere che invecchierà meglio del suo predecessore. 

Fermo restando la faccenda del tornare dalla morte per vendicare l’omicidio dell’amata, The Crow 2024 racconta tutta un’altra storia. Cambia il contesto, cambia la natura dei cattivi, cambiano anche le personalità di Shelly ed Eric, con la prima che qui diventa la vera portatrice di storia, anzi, la sola tra i due con una storia, perché di Eric sappiamo poco: è un tossico in riabilitazione e, grazie a un paio di flashback che tuttavia non spiegano nulla, ha un passato traumatico. Su Shelly, al contrario, abbiamo molte più informazioni, e la morte di entrambi ha dei motivi legati a lei, mentre Eric, poveraccio, si trova a giocare la parte di chi si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Insomma, Shelly non se ne sta lì cristallizzata nelle visioni di Eric come una sorta di Madonna priva di personalità mentre il santo Eric esegue la sua vendetta. Già questo potrebbe essere sufficiente a rendere un po’ più moderno e dinamico il racconto del film. 

Ho apprezzato poi il fatto che l’antagonista principale (interpretato da Danny Huston) sia connotato sin dall’inizio come una creatura di origini soprannaturali, il cui scopo è rubare le anime innocenti e spedirle all’inferno per garantirsi la vita eterna. 
Come dicevo, sono tutte idee eccellenti, messe purtroppo al servizio di una storia che zoppica, inciampa e spesso cade rovinosamente, vittima di una lavorazione sicuramente complicata, che tuttavia non può essere una scusa per alcuni passaggi incomprensibili. Non si comprende la parabola esistenziale di Eric, non si capisce quando diventi esattamente Il Corvo, il suo vero obiettivo cambia in corso d’opera e il suo destino rimane nebuloso. 
Ci sono poi dei personaggi che non hanno senso, ai quali viene dato peso per circa tre minuti e poi, semplicemente, scompaiono per riapparire quando non vi è più memoria di loro. Insomma, questo film è, a livello strutturale, un enorme casino. Ma resta lo stesso piacevole e divertente, soprattutto grazie al sempre splendido Bill Skarsgård, che pare nato per questo ruolo, e a un paio di ottime sequenze d’azione carichissime di violenza gratuita. 

Un altro pilastro del film ben concepito è il romance tra i due protagonisti, cui è dedicata tutta la prima parte, un po’ troppo lunga, invero, ma di certo utile a comprendere la reazione di Eric in seguito, quando gli viene data la possibilità di tornare sulla terra. È una storia d’amore con un senso ben preciso, banale e sempliciotta quanto volete, ma mai pretestuosa. Non si tratta dei soliti due personaggi bellocci che si amano intensamente perché sì; qui l’inizio del sentimento è costruito e raccontato molto bene e, per quanto possiate tutti storcere il nasino per l’ampio spazio dedicato a seguire lo sviluppo del romance all’interno di un film in cui si decapita la gente, funziona.
Poi, sempre per i problemi relativi o alla sceneggiatura rimaneggiata o al montaggio disperato per rabberciare il film (non lo sapremo mai), The Crow è anche molto sbilanciato e con una divisione netta in due tronconi che fanno un po’ a cazzotti l’uno con l’altro. Ciò non toglie che la prima parte di “amore tossico” sia il vero motore del film.

Non so se è questo ad aver fatto incazzare i quarantenni nostalgici di Brandon Lee: il film del 1994 iniziava con l’assassinio di Shelly ed Eric (qui ci viene anche risparmiato lo stupro di Shelly, grazie a tutti) e l’intero peso della narrazione ricadeva su Eric: suo era il dolore, suo il percorso di redenzione, sua la rabbia; in pratica, Shelly moriva per creare l’eroe tenebroso che affettava i cattivi. Nella nuova versione va un po’ al contrario e il viaggio all’inferno e ritorno è di Shelly, non di Eric. Poi, per ovvi motivi, a tornare tra i vivi e a massacrare tutto ciò che si muove è Eric, e tuttavia Shelly si scrolla di dosso molto presto il ruolo di vittima sacrificale, anche con una mossa piuttosto coraggiosa e inaspettata. Ancora più banalmente: passiamo un lasso di tempo maggiore con lei e quindi il focus cambia per forza di cose. 

Lo avevo già detto a maggio, quando abbiamo festeggiato i 30 anni del film di Proyas, però vale sempre la pena ripeterlo: Il Corvo era un’addomesticamento del fumetto da cui era tratto; la violenza presente sulle pagine di O’Barr non era che un pallido ricordo sullo schermo. Per quanto The Crow 2024 sia molto meno fedele, nella forma e nella struttura narrativa, al fumetto, lo rispetta parecchio in altri aspetti, tipo riprodurre meglio le atrocità commesse da Eric ai danni dei suoi avversari. Eric, almeno nell’ultimo atto del film, diventa una furia, non si ferma davanti a niente, ammazza tutto ciò che si muove e non mostra neanche un grammo di pietà. La bellissima sequenza ambientata al teatro dell’opera, con strage annessa, è lì a dimostrarlo. Forse c’è un po’ troppo sangue aggiunto in post, ma anche quello mi sembra un sinonimo di buona volontà: facciamolo più violento, più gore, più frattaglie.
Insomma, dire che mi è piaciuto sarebbe una bugia: come scritto all’inizio, non è un bel film, ma non si merita neanche gli insulti del tutto privi di fondamento che sta ricevendo in lungo e in largo. Tra rivedere questo e sottopormi di nuovo alla retorica del 1994, scelgo il primo castigo mille volte. 

23 commenti

  1. Avatar di Harvester_of_Sorrow
    Harvester_of_Sorrow · ·

    Quarantenne nostalgico: presente. Dove sta il problema se ancora ho i luciconi agli occhi se penso ad una notturna città piovosa in cui una figura scura e sofferta vendica l’atrocitá subita in simbiosi con un corvo che gli svolazza attorno? E quella colonna sonora poi…oppure trovare a casa di un amico dei miei alcuni numeri del fumetto e sfogliarli stranito ed estasiato (“Hey, questo non è né paperino, né zagor. Sembra dylan dog ma più cattivo”).

    Detto questo, un conto è la nostalgia, l’altra è l’idolatria. La razionalità mi impone di guardare i due film con occhi diversi, di capire quanto si tratti in entrambi i casi di un’opera tratta da un (bellissimo) fumetto e giudicarli per quello che sono.

    Dunque, cos’è questo nuovo Corvo? Un filmaccio. Un brutto momento circoscritto in un’ora e mezza. Brutto nella scrittura, brutto nelle interpretazioni, brutto nelle coreografie (perdonami, ma le faccette buffe nella mattanza all’opera no, dai), brutto nei sentimenti, brutto nella mancanza dell’anima.

    E a proposito di mancanze, ma il corvo (l’animale) in questo filmdove sta?

    1. Avatar di Lucia

      Sta esattamente dove stava nel film originale. Fa l’elemento di contorno. Guarda che pure io mi commuovo con la colonna sonora del film di Proyas, ma resta un film invecchiato malissimo e fatto comunque con un grado di cinismo fuori scala.
      Poi gli voglio bene, ci sono cresciuta, ci sono affezionata, ma mi ha messa molto più in imbarazzo rivedere quello che vedere questo. E comunque non è un bel film nemmeno questo e l’ho detto più volte.

  2. Avatar di Harvester_of_sorrow
    Harvester_of_sorrow · ·

    Non c’è nemmeno da specificarlo che sia un brutto film, credimi. Comunque io questo cinismo nella versione del 94 non la vedo, anzi. Per me è permeato di anni ’90 (beh…), il post sbronza degli ’80.

    In sala comunque ad un certo punto, vedendo questo ultimo corvo una cosa mi è saltata in testa a metà film, ovvero che non ci avessero capito una mazza.

  3. Avatar di alessio

    Tornando alla considerazione che fai all’inizio credo che da una cattiva scrittura difficilmente il montaggio può fare più di qualcosa (l’assembly cut di Alien cube) viceversa però può offrire tanto (spesso si prende ad esempio Guerre stellari); altre volte, di un film, le produzioni ne stravolgono senso e poetica (Blade Runner, Apocalypse now). Io personalmente però non sono contrario a priori all’ingerenza della produzione sulla lavorazione, a volte questa rende un film più fruibile e più ancorato a una concretezza che, se mancasse, in certe mani lo ridurrebbe a una semplice masturbazione mentale del regista. In questo caso la pecca credo parta dalla scrittura che manca di unità, di un’idea forte chiara, in alcuni punti abbozzata; forse un montaggio diverso darebbe più equilibrio ma la sostanza resterebbe quella.

    1. Avatar di Lucia

      Sì, ma infatti è evidente che il montaggio stia cercando di rattoppare cose che non possono essere rattoppate. Alla fine credo che sia il tipico caso di film riscritto un sacco di volte, con una sceneggiatura con tante versioni e pezzi che si perdono da una versione all’altra.
      E neanche io sono contraria a prescindere all’ingerenza dei produttori: dipende da chi sono i produttori. Per fare un esempio nostrano, quando Cristaldi prese Tornatore per il collo e lo costrinse a tagliare parecchi minuti di Nuovo Cinema Paradiso, lo portò a vincere l’Oscar.

  4. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Il Corvo del 1994 era chiaramente figlio del suo tempo, con relativi pregi e difetti (unendo il tutto all’alone “disgraziatamente” mitico per via della tragedia che conosciamo), e credo avrebbe fatto meglio a rimanere un unicum senza bisogno di generare seguiti o remake, per quanto oggi risulti datato. Il che, ovvio, non impedisce nemmeno a me di volergli bene lo stesso. Riguardo al “The Crow” di Sanders mi chiedo -e, credimi, me lo chiederei pure se si fosse trattato di un film riuscito- quanto possa continuare ad avere senso riproporre icone del passato rivisitate a un pubblico che, al di là di qualsiasi nostalgia, le troverebbe comunque assai diverse (non necessariamente migliori) da ciò che conosceva, tentando allo stesso tempo di raggiungere spettatori più giovani che alle suddette icone potrebbero essere (legittimamente) poco o per nulla interessati… 😕

    P.S. Come sta Davide?

    1. Avatar di Lucia

      Davide sta molto meglio, addirittura mi ha mandato un vocale qualche settimana fa. Ora dovrà fare parecchia riabilitazione, però insomma, siamo contenti!

  5. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Bene, dai, avanti così!💪👍😊

  6. Avatar di L

    Si, non è certo un bel film, ma il massacro che sta subendo è sicuramente frutto di quella nostalgia tossica di cui parli tu.
    E pur non avendo rivisto di recente il film di Proyas, non faccio fatica a credere che sia peggio di come ci piace ricordarlo.
    Dei problemi di sceneggiatura di questo remake, hai già parlato tu. Si, ho apprezzato il gore finale, e possono essere apprezzabili anche i tentativi di “modernizzare” la storia, ma personalmente non ne sentivo il bisogno.
    A mancarmi è stato altro.
    Il corvo di Proyas era epico, iconico. Ti faceva venir voglia di dipingerti la faccia e andare in giro con un trench nero a far fuori i cattivi.
    Non era violento come questo remake, ma era stiloso. Hollywood stava finalmente scoprendo John Woo e i Wu Xia, muovendo i primi passi verso un estetica (e ad una cura per le coreografie nelle scene d’azione) che avrebbe portato poi ai Matrix delle Wachowski.
    Skarsgard non è affatto male, ma non gli hanno costruito attorno un’immagine degna di questo nome, ne delle coreografie decenti. Più che un tossico sembra un modello di dolce e gabbana, e le scene con gli amichetti hipster bohemien di lei in costume d’epoca sono da cavarsi gli occhi.
    In fondo, de “il corvo”, se togli l’estetica, cambi la storia, e ti dimentichi anche di inquadrare i corvi, che rimane?

    1. Avatar di Lucia

      E questo è un ragionamento che capisco e, in parte, condivido. Però aggiungo che quel Corvo era stiloso per noi che lo abbiamo visto da ragazzini. Era un tipo di stile caratteristico di quell’epoca. Riproporlo oggi sarebbe ridicolo.
      Io ho trovato il buon Bill molto efficace, in realtà. È un ragazzo bellissimo, ma anche Lee lo era, e Proyas ci giocava molto con la sua bellezza.
      Non è un film sporco, il Corvo originale, è un videoclip patinatissimo

      1. Avatar di L

        Ma si sicuramente anche il mio ricordarlo stiloso va contestualizzato… però appunto, perlomeno all’epoca ti colpiva. restava impresso. Questo, al netto della buona prova di BS, ha un look e delle movenze molto generiche. Tipo, la scena in cui brandon lee disegnava il corvo con la benzina… ok, col senno di poi era anche un po’ ridicola (fa molto Neil di art attack), ma era iconica. Avrei preferito meno love story, meno divagazioni, e più stile…

        1. Avatar di Lucia

          La scena del disegno del corvo con la benzina resta iconica, Proyas è sempre un maestro di inquadrature a effetto.
          In realtà, io non sto dicendo che questo Corvo è un grande film, cerco soltanto di dare un’analisi distaccata e non viziata dal fatto che ero giovane ed entusiasta e Il Corvo all’epoca è stato, per parecchi mesi, tutta la mia personalità.
          Se il nuovo Corvo è brutto (e lo è, mi pare di averlo detto) non è perché ha “disonorato” il suo predecessore, perché questa è roba da quindicenni, appunto, ma perché non gli è uscito bene, e i motivi possono essere molteplici.

  7. Avatar di Fabio

    Ciao Lucia,ricordo di aver classificato questo nuovo “The Crow” tra i film guardabili di quest’anno,non tra i promossi,ma nemmeno tra i bocciati. Come ho gia’ scritto presso altri lidi,ho molto apprezzato la scelta di prendere una propria strada,evitando la moda imperante di strizzare l’occhio ai fan in nome della nostalgia canaglia,un po’ mi ha ricordato i feroci attacchi subiti dall’Hellboy di Marshall,che comunque trovai molto piu’ divertente rispetto a questo film di Rupert Sanders,insomma me lo immaginavo,in fondo di questo corvaccio ne dicevano peste e corna ancor prima della sua uscita,forse era inevitabile,finiro’ forse per dimenticarmelo,ma non l’ho odiato.

    1. Avatar di Lucia

      Infatti, è un filmetto che si fa guardare, assolutamente dimenticabile. Potevano farlo molto meglio, perché le idee c’erano ed erano pure buone. Più che altro il rammarico è questo.

  8. Avatar di loscalzo1979

    Il primo Corvo, tolta la tragedia di Lee che ha reso il film cult per motivi sbagliati (quando invece lo sarebbe dovuto diventare per cose tipo una colonna sonora della Madonna, parere personale), è un film altamente godibile; il fumetto di O’Barr è un gioiello.

    Già con il secondo, buono, mi era sceso l’interesse (per quanto già solo per Iggy Pop nel cast, vale la visione).

    Il terzo per me nemmeno esiste.

    Questo non ho minimo interesse a recuperarlo, non mi ha preso già dal trailer.

  9. Avatar di Marco

    Eh, vabbè, insomma ho capito: giustifichi quello che vuole essere un Remake dell’originale (senza neanche sforzarsi di cercare di rendere onore all’originale), che quantomeno, sfruttava una parte degli elementi del fumetto: l’elemento della SOFFERENZA E DELLA PERDITA – REALE, (O’Barr scrisse il Corvo dopo la morte della fidanzata) – permea l’atmosfera: c’è una tragedia reale narrata in una tragedia di finzione, (due perdite diverse) rese al massimo nel film: Eric e Shelley sono cosi come nel fumetto, una (sfortunata) coppia di innamorati, sono cose che qui si perdono, e si spreca l’occasione di fare un (ennesimo) film dopo I due sequel che non ho mai apprezzato (tipo come I sequel del primo “Darkman” di Raimi) dello stesso.

    A voler fare bene, si doveva tentare di aggiungere elementi scartati nel film, il cambio del cattivo (non Top Dollar nel fumetto) la presenza di Skull Cowboy, (quale colui che invia il Corvo a Eric).

    Shelley in fine è meno personaggio di contorno di quanto non ti sembri l’abbia rappresentata da Proyas, e semmai andava, appunto, (nell’ ottica di un nuovo film) approfondita nel mostrare I ricordi del passato così come il fumetto mostra

    1. Avatar di Lucia

      Io non giustifico niente. I film non hanno bisogno di essere giustificati.
      E il fumetto, credimi, l’ho letto.

  10. Avatar di Ana

    Peccato che i “quarantenni nostalgici” non siano gli unici a considerare Il Corvo di Proyas un capolavoro, anche tutti quelli hanno visto il film nei decenni successivi hanno concordato con tale giudizio — per cui è evidente che la nostalgia non ha avuto alcun peso nel renderlo tale.

  11. Avatar di cinefilopigro

    Io adoro il film di Proyas e sono molto curioso di vedere pure questo. Non credo che esistano film intoccabili, inoltre “Il Corvo” offre la possibilità di adattamento a generazioni diverse.

    1. Avatar di Lucia

      Ecco, è esattamente questo il punto: i film intoccabili non esistono. Poi può uscire bene o male, un film, ma non dipende dall’onore che si deve al predecessore.

  12. Avatar di Valerio

    Condivido la tua valutazione iniziale. La storicizzazione di qualsiasi prodotto narrativo – ma di qualsiasi evento o figura – è un antidoto efficace alla nostalgia, e l’hai fatta molto bene quando hai parlato del film del 1994. Dal materiale di partenza, vale a dire il fumetto di O’Barr, Sanders si discosta notevolmente, ma ne mantiene intatto lo spirito, cosa che ammetto di aver apprezzato. Si trova nel tono generale del film, lirico e adolescenziale, nella rappresentazione dell’amore fra Eric e Shelly, e nella scena in cui Eric indossa il trench. Rimandata, poi ancora rimandata, arriva con precisione millimetrica in conclusione del secondo atto. Con il sottofondo musicale di Enya, l’ho trovata molto ben riuscita. Questa, insieme a tutta la scena seguente nel teatro, valgono da sole la visione del film. Il tutto è mortificato da innegabili difetti, ed è un vero peccato. Non correrei a rivederlo, ma sono contento abbia mantenuto in vita la storia di O’Barr. Proyas, mostrando un discreto cattivo gusto, ha sostenuto che il film non si dovesse neppure fare chiamando in causa Brandon Lee, che tanto non può più farci sapere come la pensa. Ma la riproposizione delle storie, da quando l’uomo ha iniziato a raccontare, è ciò che le tiene in vita. Penso anche io che questa versione del Corvo invecchierà meglio, perché meno legata al periodo storico di produzione, se non in alcuni dettagli come l’aspetto da trapper di Eric, quindi meno suscettibile di generare nostalgia.

    1. Avatar di Lucia

      Ma infatti a me dispiace sia uscito male, avrei voluto tanto fosse un bel film. Purtroppo hanno avuto dei problemi, la cui natura forse non conosceremo mai. Pensa se non li avessero avuti.

  13. Avatar di Frank La Strega

    Come sempre sul lato “tecnico” non mi avventuro perché non ne ho le capacità e mi piace invece “scoprire” qualcosa in più da chi ha l’occhio giusto.

    Il film mi ha “preso” abbastanza da farmi scivolare via le imperfezioni. Da persona sentimentale e molto (troppo) sensibile alla totale mancanza di significato, speranza, luce, catarsi… questo tipo di horror è molto più vicino a me di tanti altri.

    Quando ero ragazzino amavo il modo in cui il cinema di cui ero avido scardinasse, rivoltasse, annichilisse, svelasse, mettesse in discussione, frantumasse… e, benché queste caratteristiche mi piacciano anche oggi, vivendo (o “scorgendo”) già nella vita di tutti i giorni contraddizioni, oscurità, ingiustizia, oppressioni, discriminazioni… (insieme al loro contrario e ad un sacco di cose belle) non cerco più il lato più spietato nell’horror, ma quello più intimamente umano.
    Con delle eccezioni, ma più o meno è così.
    So che può sembrare strano, ma per me l’horror è una specie di luce nell’oscurità.
    Anche questo The Crow, al di là di quanto resterà o meno nella mia memoria.

    Mi è sembrata una storia semplice e diretta sull’amore, sulle scelte… dove, nel paragone con il film del ’94, sono i dettagli del modo in cui viene raccontata che la rendono diversa.

    Poi, se guardo bene, il modo in cui viene descritto l’amore e la sua essenza (purezza, fiducia…) mi sono sembrati “strani” e forse stereotipati (non si può amare una persona anche se non la si conosce fino in fondo? Anche senza sapere tutto o senza averne completa fiducia? Non si possono fare dei sacrifici anche se l’amore non è “puro”? Sì, e infatti succede nella vita…) e l’immagine che mi è arrivata nel film dei due innamorati tossicodipendenti è molto diversa da quella che ho in mente dal contatto diretto con il mondo delle dipendenze (e delle relazioni sentimentali che nascono all’interno di quel mondo). Ma, boh… alla fine, come dicevo, il film mi ha preso e mi ha portato con sé fino alla fine.
    E’ un film molto “pulito”, a suo modo, più di quello che mi aspettavo (il film di Proyas, al di là dello “splendore emo” del protagonista, era più “sporco”, più “marcio” secondo me) e anche (spoiler) la separazione finale (momentanea) in due mondi dei due protagonisti prende quasi la forma di un “rapporto a distanza” basato sulla felicità dell’altro. Se penso che anch’io amo delle persone con cui non posso vivere e che non riesco a reincontrare mai o quasi… 🙂

    Il “vecchio” Corvo l’ho rivisto dopo anni e anni questa primavera e mi è piaciuto tantissimo, addirittura di più di quando lo vidi al cinema al tempo. Ma è un altro film, che mi da altre cose.

    Comuque anch’io voglio viaggiare tra i mondi tuffandomi in una pozzanghera (mi diverirei pure!). Ed essere figo come Skarsgard, ovvio!