Trap

Regia – M. NIght Shyamalan (2024)

Tutto mi sarei aspettata dal nuovo film di Shyamalan tranne che una commedia. Che il regista avesse uno spiccato senso dell’umorismo nerissimo si poteva intravedere già ai tempi di The Visit, ma che fosse in grado di prendere il thriller a orologeria e trasformarlo in uno sberleffo completamente smontato e destrutturato, non lo avevo proprio visto arrivare. Non è vero, quindi, che in Trap non c’è il classico Shyamalan Twist: è la forma stessa di Trap a essere un twist. Diavolo di uno Shyamalan, mi hai fregato un’altra volta. 
Trap è bellissimo. Lo odieranno tutti, ma chi proprio si sentirà offeso dalla sua esistenza saranno i cavalieri che hanno giurato fedeltà alla verosimiglianza. Shyamalan e la verosimiglianza non sono mai stati buoni amici, questo lo sappiamo, e tuttavia qui la prende a la scaraventa dal ventesimo piano, poi si affaccia alla finestra e si gode lo schianto. E lo fa proprio quando affronta un genere, il thriller, che in teoria dovrebbe richiederne parecchia. Partendo da una premessa che è totalmente assurda, il resto viene in automatico. 

La trama del film è risaputa, perché il trailer ve la racconta senza farsi troppi problemi: c’è l’uomo più bello del mondo che interpreta un padre amorevole impegnato ad accompagnare la figlia adolescente al concerto di una pop star, all’interno di un palazzetto strapieno di ragazzine urlanti; solo che questo papà un po’ imbarazzante ma dolcissimo è anche un serial killer ricercato, e la polizia ha scoperto, senza conoscere la sua identità, che si troverà proprio lì, al concerto, organizzando così una trappola per arrestarlo. L’intero staff del palazzetto, compresa la cantante Lady Raven (Saleka Shyamalan) sa del piano della polizia, e il film è tutto sul nostro Josh che deve sfuggire alle guardie e, allo stesso tempo, mantenere la sua identità segreta con la figlia. Non ci sono stravolgimenti di trama, se non una cosetta abbastanza prevedibile verso la fine, che spiega soltanto come siano riusciti a sapere che l’assassino si sarebbe trovato proprio lì; Hartnett è davvero un serial killer padre di famiglia e il film è davvero ciò che abbiamo visto nel trailer. Quello che lascia interdetti è il tono usato da Shyamalan per raccontare questa storia. 

Un tono lieve e scanzonato, sempre in bilico tra consapevolezza ironica e commedia pura e semplice; ora, io non voglio dare al film interpretazioni troppo ardite, ma mi sembra quasi che Shyamalan abbia voluto prendersi gioco della nostra ossessione per i serial killer super intelligenti, e per il true crime in generale, mettendo in scena la vicenda di un assassino che escogita stratagemmi uno più sopra le righe dell’altro per sfuggire alla cattura. Nel frattempo, la regia racconta un’altra storia, ovvero quella dello spettacolo cui padre e figlia partecipano, la folla, il fandom contemporaneo, l’intera macchina che si muove nel dietro le quinte e permette a certi eventi di funzionare. All’interno di questa macchina che deve muoversi in maniera perfetta e sincronizzata, si inserisce il personaggio di Hartnett come agente del caos, ed è una delizia assistere a come Shyamalan manda in conflitto le due cose, creando a ogni istante un cortocircuito differente.

Si sa che Shyamalan è un grande narratore, uno a cui è sempre piaciuto raccontare delle storie, a volte con architetture narrative molto complesse, come per esempio in The Village; qui la narrazione in quanto tale è semplificata al massimo, anche dal fatto che gran parte del film si svolge in un unico luogo da cui usciremo solo nel terzo atto; ma ciò che appare molto semplice e lineare a livello di racconto, si complica, e pure di parecchio, nella messa in scena. Il senso dello spazio mostrato da Shyamalan in Trap ha del miracoloso, ma è in realtà soltanto frutto di meticolosi allestimento e preparazione della location, sia da un punto di vista squisitamente geografico, sia per quanto riguarda la disposizione delle comparse e delle figurazioni speciali, la loro scelta, i costumi, le scenografie e, in generale, tutto ciò che rende l’evento messo in scena assolutamente reale. Eccola, la vostra verosimiglianza, se proprio vi serve. Da un lato, la cosa mi fa molto ridere, perché si vede che Shyamalan è stato trascinato a concerti simili dalle figlie centinaia di volte; ma parlando seriamente, la sensazione di un alieno che si muove in un ambiente sconosciuto e ostile è restituita alla perfezione. Il che amplifica sia lo spaesamento di cui parlavamo prima, sia l’effetto comico. 

Ho sempre pensato che uno dei punti deboli di Shyamalan fosse la direzione degli attori, e ne abbiamo parlato tante volte: quella solennità nel pronunciare anche le battute più banali, il ritmo da catalessi dei dialoghi; in Trap non c’è niente di tutto questo. Hartnett si diverte a stare al gioco e ci regala un ritratto di serial killer in incognito magnifico. I siparietti esilaranti con la mamma delle coetanee della figlia, tutti impostati su primi piani ripresi leggermente dal basso, con il sorriso falso del protagonista esasperato, ma anche la lunga conversazione con la moglie alla fine del film, o quella, molto intensa e, allo stesso tempo, di un’ironia letale, con Lady Raven, sono dei piccoli pezzi di bravura contenuti in un film che, di queste cose, è pieno. Trap è un film che pretende lo spettatore stia al suo gioco, perché scopre il proprio meccanismo sin dalle prime scene. Certo, se vi rifiutate o vi mettete sulla difensiva, troverete tanti errori (che errori non sono, sia chiaro) e tante cose che non tornano, ma se vi lasciate prendere e giocate con Shyamalan, vi rilassate e non chiedete al film di essere un thriller di David Fincher, per voi sarà uno spasso. 

Oggi ho letto, sempre sulla miniera di perle di saggezza nota ai più come Letterbox, che Shyamalan era partito per essere il nuovo Spielberg ed è invece diventato il nuovo De Palma. Per essere un’affermazione iperbolica, non è poi così distante dalla realtà come appare: Shyamalan si è messo in testa di distruggere i generi e noi non possiamo impedirglielo, dato che si produce i film da solo in maniera indipendente e fa quello che gli pare. Trap non è Seven e non è Il Silenzio degli Innocenti, ma potrebbe benissimo essere una versione aggiornata di Omicidio in Diretta, quel gioiello incredibile che, colpevolmente, ci siamo dimenticati tutti e dovremmo al contrario venerare. 
Trap tende, appunto, a disinnescare mostrandocene la struttura interna, un genere molto popolare, molto amato e anche molto preso sul serio. E a dirci che, dopotutto, nel cinema non c’è niente di serio, che è tutto un rompicapo a incastro, che se il nostro sguardo viene indirizzato bene, proprio lì, dove vuole il regista, possiamo credere a qualsiasi cosa. 
Trap è bellissimo. Lo odieranno tutti. 

10 commenti

  1. Avatar di Fabio

    Buongiorno Lucia,sono stato lo scorso giovedì a vedere “TRAP”,al solito con Shyamalan sono spesso in difficoltà,a volte mi piace molto,altre volte ancora non capisco con chiarezza se ami la commedia,o se tiri fuoti dal suo cilindro trovate realizzate con intenti più o meno seri,ma che a volte mi risultano involontariamente comiche,davvero non lo so!. Su questo suo ultimo film,fino all’ultimo terzo atto mi sono divertito molto,ma ammetto che la parte finale mi ha un pò sconcertato,il buon Night è un pò matto pure lui,però per i suoi film spendo volentieri i soldi del biglietto,perchè se lo merita,a volte non mi piace,altre volte si,ma è indubbio che è uno che ci crede è si impegna al massimo delle sue possibilità!.

  2. Avatar di Fabio

    Su coloro che tireranno in ballo Fincher o Demme giudicando questo “TRAP”,io mi farò una grassa risata,primo perchè Shyamalan non è mai stato minimamente cupo come i sopracitati registi che ho menzionato,e che sentirò sicuramente menzionare,e il secondo motivo del mio riso divertito,è la dimostrazione che la gente conosce solo questi due film a tema serial killer,che tornano sempre buoni per riempirsi la bocca in una discussione apparentemente intellettuale,insomma per uno come me che ne a visti tanti,se vogliamo rimanere in ambito anni 90,ce ne sono stati tanti altri,infinitamente meno conosciuti,ma alcuni di loro davvero meritevoli,ne ho un buon numero a casa mia!.

  3. Avatar di John Locke
    Severino Boezio · ·

    Urka! Che recensione inaspettata! Se prima ero un pò incuriosito adesso dopo averti letto mi aspetto tantissimo. Sono un grande estimatore della commedia da situazione, ultimamente mi sto scompisciando rivedendo Twin peaks.

    Che curiosità mi è venuta. Mi chiedo da dove la tirerà fuori, la commedia. Dunque, per come me lo sto prefigurando, perculare le swifties dark light (il nome lady Raven è abbastanza esplicito in tal senso) sarebbe troppo facile, e poi c’è sua figlia che canta, quindo per ragioni extradiegetiche mi sento di escludere la cosa. Uguale deridere gli sbirri inetti, troppo scontato, non ne avresti parlato così bene. A questo punto da quanto hai scritto quello che verrà deriso sarà lo spettatore e la sua aspettativa sul genere, ma mi chiedo in che modo. Mi viene in mente Vampires di Carpenter quando James Woods si accanisce in modo estremo a massacrare un vampiro già stecchito, che scena meravigliosa… L’importante è che la comicità non schiacci mai l’occhio allo spettatore.

    Insomma, adesso ho un motivo in più per guardare il film. Grazie mille per i tuoi punti di vista, la passione che riesci a trasmettere e la curiosità che non puoi fare a meno di instillare. Per quanto mi riguarda fa già tutto parte del bagaglio con cui mi approccerò alla visione. Speriamo bene…

    1. Avatar di John Locke
      John Locke · ·

      Off topic estremo (abbiate pazienza) per Lucia:

      Sopra ho citato Vampires (che mi piace), così sono andato a leggermi la tua recensione e poi ho fatto un salto a Fantasmi da marte (che non mi piace), dove ho trovato il link per il videoclip di Carpenter (che mi è piaciuto) nel quale indossa un rozzo visore per la realtà virtuale, e mi è venuto in mente un vecchio videoclip che ho girato con gli amici (tanto) tempo fa, in occasione di un contest sull’ultimo (allora) inedito dei Verdena. Ti lascio il link giusto per condividere con te parte questo flusso internettiano di cui sei l’origine (lo metto qui perchè i commenti sotto Fantasmi da marte sono disabilitati):

      Ps. Non giro video da una decina d’anni ormai, quindi zero intenti di autopromozione (ci tengo a precisarlo perchè aborro l’autopromozione, infatti ad oggi faccio un altro lavoro che non centra un cazzo…).

      Spero che qualcosa in tutto ciò ti strappi un sorriso da chissà dove. Alla prossima.

  4. Avatar di Valerio
    Valerio · ·

    Ma se si ama il cinema, come si può pensare di odiare un film del genere? Io già me lo vedo, il buon Night: si trova finalmente in una fase di calma della sua carriera, dopo un decennio o forse più sull’ottovolante, e riprende in mano la sua vecchia copia del cinema secondo Hitchcock. Poi ripensa a quella serie, come si chiamava? Ah, sì: Dexter. Ecco: rifaccio entrambi a modo mio. Una stupenda celebrazione della narrazione hitchcockiana, usata davvero in ogni modo immaginabile (oltre all’omaggio evidente che più evidente non si potrebbe), ma con un costante tono ironico, di un’ironia sorniona e compiaciuta che di Hitchcock avrebbe fatto la felicità. Stando peraltro ben attento a non sconfinare mai nel distacco postmoderno, che personalmente aborro. Tutti mi hanno dato l’impressione di essersi divertiti parecchio nelle riprese, ma come fai a non divertirti su un set del genere, con Shyamalan alla regia? E se l’ironia sorniona è il tono dominante, allora il finale portato in scena è davvero l’unico finale immaginabile. Hartnett, con il suo repertorio di faccette, mi ha ricordato molto il miglior Cary Elwes, e che bello rivedere Hayley Mills, che giustamente si mangia la scena ogni volta che compare. Dunque Shyamalan è arrivato a due buoni film di fila, ma due buoni film di fila lo erano pure The visit e Split. Allora incrociamo le dita per il prossimo, ma in realtà non importa: se sarà un ottimo film saremo tutti contenti, se dovesse rivelarsi l’ennesima svolta di una carriera folle l’affetto per Night resterà immutato.

  5. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Ma se anche, volendo rimanere in ambito iperbolico, fosse diventato il nuovo De Palma partendo da Spielberg, in cosa consisterebbe il “problema”? Nell’essere partito da uno stile per approdare a un’altro (trattandosi peraltro di giganti del cinema in entrambi i casi)? Perché nel caso, se si considera The Trap alla stregua di aggiornamento contemporaneo di Omicidio in diretta, allora direi che c’è poco da eccepire a riguardo. Inoltre, mi incuriosisce parecchio l’aver visto da parte tua della commedia in quest’ultimissima fatica di Shyamalan (e mi dispiace non potermi recare a breve in sala per vederlo, cosa che mi costringerà a tenermi la curiosità ancora per un po’)…

  6. Avatar di loscalzo1979

    Inizialmente le recensioni negative di diversi conoscenti mi avevano fatto desistere, la tua mi ha convinto a dargli una chance

  7. Avatar di Daniele Segalina
    Daniele Segalina · ·

    Fino a metà film ho gradito tantissimo. Ma poi diventa la fiera dell’assurdo e mi crolla tutto. Peccato, perché ad un certo punto ero davvero convinto di trovarmi davanti ad un filmone.

    Comunque a Shyamalan continuo a volere un mondo di bene e concedo la sufficienza, proprio per quella magnifica prima parte.

  8. Avatar di L

    Ok, visto. Io Shyamalan lo difendo (quasi) sempre. Stavolta è un impresa che va oltre le mie possibilità… E le premesse iniziali sarebbero anche divertenti, il problema è che sembra scritto da un bambino di 7 anni. E la verosimiglianza, di cui non mi importa molto, c’entra poco. Per me si tratta più di logica. O degli effetti della sua totale mancanza.
    Ancora una volta, si vede che è un suo film, ma non ti spieghi come faccia ad essere un suo film. Il lato positivo è che il prossimo, probabilmente, sarà un filmone.

  9. Avatar di Frank La Strega

    Questo è molto “io che guardo Shyamalan” (una volta su deu): è filato alla grande, mi è sembrato fighissimo, mi ha stupito e divertito… a alla fine “credo” che mi sia piaciuto. In ogni caso è giorni che ci penso…