The Well

Regia – Federico Zampaglione (2024)

Prima di cominciare, una piccola lamentazione, tanto lo sapete che in un modo o nell’altro mi devo sempre lamentare per qualcosa: dato che The Well è stato distribuito in poche sale ed è stato giustamente concepito per il mercato internazionale, era proprio necessario mandarlo in giro doppiato? No, perché dopo una ventina di minuti ci si fa pure l’abitudine, ma è una cosa da ficcarsi dei punteruoli nelle orecchie e sperare di non sentire più niente, e dispiace pure un bel po’ perché The Well non è affatto recitato male, anzi, solo che è mortificato da un doppiaggio che definire atroce è fargli un complimento. Che poi, come nei casi recenti di Immaculate e The First Omen, anche in The Well si parla di una ragazza americana in Italia, cosa che presume un certo spaesamento linguistico, appiattito e annullato dalla versione italiana del film. Spero di rivederlo il prima possibile in lingua originale e spero anche che arrivi il giorno in cui la barbarie del doppiaggio sarà eradicata da questo paese. 

Ecco, ora che mi sono sfogata, parliamo del film: il 2024 sarà ricordato come l’anno in cui venire in Italia dagli Stati Uniti è una faccenda pericolosissima che conduce a un calvario di dolore e orrori innominabili. Bene così, mi piace questa descrizione del paese così aderente alla realtà.
Stavolta però non abbiamo una novizia che va a prendere i voti in qualche convento dove la vogliono ingravidare a ogni costo; in The Well, la protagonista è una giovane restauratrice, Lisa (Lauren LaVera) spedita dal padre a Sambuci, vicino Tivoli, per riportare all’antico splendore un quadro rovinato da un incendio. Viene accolta, in una lussuosa villa del paese, dalla duchessa Malvisi (Claudia Gerini) che la ospita per tutto il tempo necessario a eseguire il restauro. Non moltissimo, a dire la verità: c’è un’asta importante e il lavoro deve essere portato a termine in un paio di settimane. 
La povera Lisa, non appena si mette all’opera, comincia a essere perseguitata da incubi e visioni. 
Parallelamente, assistiamo alla vicenda di tre ragazzi sequestrati e torturati da un energumeno a cui piace farli a brandelli prima di gettarli nel misterioso pozzo del titolo. 

Come si evince dalla trama, The Well è un po’ due film in uno: c’è la vicenda gotica, misteriosa, legata al restauro del quadro, ai segreti che nascondono la duchessa e sua figlia GIulia (Linda Zampaglione), e in parte anche alla storia storia personale di Lisa, nonostante non sia troppo approfondita; e poi c’è tutta la sezione ambientata nella stanza delle torture, ove ai tre malcapitati, più uno che già si trovava lì, ne capitano di tutti i colori. 
Logico che alla fine queste due anime si congiungeranno, ma l’impressione è che Zampaglione abbia voluto dirigere un omaggio ai filoni più caratterizzanti dell’horror italiano, il gotico di Bava, Freda, Margheriti, e il gore di Fulci. Per una volta tanto, non ci ritroviamo con il giallo di Argento tra le scatole, e ringrazio il regista per questo, perché se proprio il nostro horror contemporaneo deve presentarsi al pubblico sempre nella forma di tributo, che almeno si renda onore anche ad altri stili. 

Non c’è solo la tradizione italiana, in The Well: come fa giustamente notare la Bolla, il film di Zampaglione deve anche tanto a Castle Freak di Gordon, meno la componente di perversione sessuale, qui del tutto assente. Ma in realtà, Zampaglione guarda a tutto l’horror europeo degli anni ’70 e ’80, quello che gli americani chiamano, non so quanto affettuosamente, eurotrash, e secondo me è bravissimo a centrare in pieno l’aspetto estetico di quel particolare modo di fare cinema, povero, sicuramente, eppure con una capacità di cogliere la bellezza che, in teoria, faceva a pugni con il budget risibile a disposizione. Un cinema miracoloso, sicuramente, che Zampaglione mostra di conoscere a menadito e di amare. 
Ora, resta da stabilire se il miracolo sia riuscito anche a lui. 
Devo dire che in parte sì: The Well è un film girato in pochissimo tempo, con un’urgenza e una passione che si notano a ogni inquadratura, può vantare delle sequenze davvero belle (gli incubi di Lisa, tutte quelle in cui appare Linda Zampaglione, che è una sorpresa incredibile, la discesa della protagonista nella camera delle torture), e altre allucinanti per quanto riguarda il tasso di gore esposto in piena vista, senza nascondere niente e senza neanche cadere nella trappola del montaggio frenetico. Bravo, lui. 

Gli effetti speciali e il make up, a cura di Carlo Diamantini,  sono impressionanti e c’è un momento, a metà film, che vi farà riproporre il pranzo di Natale del ’93. Soltanto perché c’è l’omicidio dello yoga di In A Violent Nature non stiamo qui a parlare della miglior morte dell’anno, ma ci siamo vicini, ve lo assicuro. 
In generale, in The Well si crepa male, in modi diversi e terribilmente dolorosi, soprattutto quando entra in scena il gigante interpretato da Lorenzo Renzi, che si esprime a versacci e grugniti e ha una concezione del corpo umano da allegro chirurgo. Forse fa anche più paura lui del mostro vero e proprio del film, tra l’altro realizzato con un trucco assolutamente perfetto, perché almeno il mostro ti ispira un minimo sindacale di pietà; il personaggio di Renzi è talmente feroce, folle, sadico e indifferente che non hai alcun tipo di scappatoia mentale di fronte alle sue gesta. Le puoi solo subire in silenzio. 

Insomma, The Well, per quello che vuole essere, funziona, e funziona anche molto bene, è un bel giocattolo gotico-gore che farà la gioia dei cultori del genere, un’operazione di cinema vintage che di solito a me lascia perplessa per tutta una serie di motivi ben moti, ma qui è portata avanti con classe e dignità, senza quella patina pauperistica e nostalgica solitamente attaccata all’horror italiano come una fastidiosa sanguisuga.
Poi possiamo chiederci perché non ci si schioda mai dalle solite cose, perché restiamo aggrappati ai soliti quattro riferimenti ormai vecchi di quasi mezzo secolo, perché non riusciamo a prendere il treno dell’horror contemporaneo con le sue mille sfaccettature, perché facciamo un horror ogni due o tre anni e stiamo ancora qui a parlare di Fulci, Bava, Argento, Avati e compagnia cantante. Che esista una tradizione ricca non è un male in sé, ma forse sarebbe pure ora di cominciare a staccarsi e a guardare un po’ avanti. 
Credo tuttavia, che Zampaglione, a modo suo, ci abbia provato nel bellissimo finale, in cui l’ambientazione gotica cede il passo all’asettica estetica del capitalismo contemporaneo e non è chiaro dove risieda davvero il male. 
In ogni caso, andate a vederlo, anche perché il biglietto costa 3.50 (per questo e per tutti i film europei); lo fanno in poche sale, questo è vero, ma se vivete in una grande città, potreste passare una serata divertente. 

27 commenti

  1. Avatar di John Locke
    Quetzalcoatl · ·

    Caffè della mattina, sigaretta e articoletto: che bellezza. Secondo me Zampaglione ha qualcosa da dire, anche se non so ancora cosa, è più una sensazione. Magari questo film mi aiuterà a capire.

    Off topic: …chissà perchè mi aspettavo un articolo su Prometeus…

    1. Avatar di Lucia

      Arriva venerdì! Mentre Covenant ce lo spariamo la settimana dell’uscita di Romulus, tanto è impossibile che io riesca ad andare a vederlo il 15

      1. Avatar di John Locke
        Quetzalcoatl · ·

        Ahahahaha! Sono andato a leggere le tue vecchie recensioni di Prometheus e Covenant e mi sono esplose in faccia! Che mi stavo perdendo :D… Comunque ho controllato soprattutto perché a me sono piaciuti entrambi un casino, e temevo che ti avessero lasciata tiepida (a quanto pare molti ne sono rimasti delusi). Adesso attendo con trepidazione le tue parole di mercoledì. Un mercoledì di ben DODICI anni dopo…

    2. Avatar di Matteo
      Matteo · ·

      Visto ieri, a me sinceramente non è piaciuto molto. Ben riuscite solo le scene gore e il personaggio dell’energumeno torturatore che è davvero terrificante. Per il resto storia banale e incasinata e doppiaggio orribile. Opinione personale. Mi ha ricordato per alcune scene vagamente Hostel.

  2. Avatar di Valerio
    Valerio · ·

    Dopo Tulpa, sullo Zampaglione regista ero piuttosto scettico, anche se devo ammettere che Shadow non era male, pur scontando un debito notevole con Allucinazione perversa. Gli darò una possibilità, anche perché se scrivi “eurotrash” io sono già a bordo. La nostalgia non fa simpatia neanche a me, però se i richiami sono fatti, come dici, con consapevolezza e senza eccessi, magari tentando anche qualcosa di nuovo, ben venga un film del genere.

    1. Avatar di Lucia

      Ma sì, guarda, io ho sempre un problema con il nostro cinema che continua a voler sempre essere un omaggio a qualcosa d’altro che appartiene al passato. Ma qui a me l’operazione pare davvero condotta con una certa delicatezza.

  3. Avatar di Daniele Artioli

    Peccato proprio per la distribuzione, potrei andare a vederlo a Brescia o a Verona (abito esattamente in mezzo, è indifferente) ma in entrambi i cinema ieri, domenica, c’era una sola proiezione alle 22:30; io ho 35 anni, insomma, c’ho un’età, non potete chiedermi di iniziare un film a quell’ora che poi dormo!

    Leggendo mi è venuto in mente: non può essere considerato anche un ritorno del torture porn? Da quello che hai descritto, la palette cromatica della locandina e il gigante coperto di sangue dell’ultima immagine mi hanno fatto pensare anche a un ritorno di quel genere di cinema.

    1. Avatar di Lucia

      Guarda, è distribuito malissimo, mi consola il fatto che comunque sia stato venduto in molti paesi esteri.
      Sul torture porn, non sei il primo che me lo dice e sicuramente c’è un qualcosa che ricorda i primi 2000, soprattutto per quanto riguarda la palette cromatica del film. Però ha uno stile molto diverso, è un gore più di ispirazione fulciana che alla Saw, per dire.

  4. Avatar di Fabio
    Fabio · ·

    Perdonami Lucia se non scrivo il mio commento in merito a questo film,di qui nutro scarso interesse,ma sono incuriosito dal sapere dei prossimi post dedicati a “Prometheus” & “Covenant” che arriveranno sul tuo blog,non ne ero certo perchè avevo già letto le tue vecchie recensioni di entrambi i film,ma immagino che essendo passati degli anni,forse la tua opinione si è modificata un pò,o forse aggiugerai qualche elemento in più,insomma sono piuttosto curioso,anche perchè per quanto riguarda la mia persona,sono molto diviso nel giudicarli,nel bene e nel male,ma ne parleremo più approfonditamente!.

    1. Avatar di Lucia

      Allora, Prometheus esce venerdì, Covenant dovrebbe uscire mercoledì prossimo, proprio a ridosso dell’uscita di Romulus, che io credo vedrò intorno al 18 di agosto

  5. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Zampaglione l’ho sempre seguito poco, sia musicalmente (non è proprio il mio genere) che registicamente parlando, quindi non avrei saputo bene cos’aspettarmi da questa sua ultima fatica. Sembra che del buono ci sia, in effetti, anche se con questa distribuzione pietosa mi sarà praticamente impossibile riuscire a vederlo in sala… 😟

    1. Avatar di Lucia

      Stai tranquillo perché arriva in digitale tra meno di un mese in tutto il resto del mondo e te lo puoi pure vedere senza doppiaggio.

  6. Avatar di alessio

    Lo ricordo Shadow (ma anche in Tulpa) e Zampaglione sembra avere un’idea di cinema ben definita che si poggia sulle spalle dei classici giganti del cinema di genere italiano lasciando soprattutto intravedere un grande amore per l’horror che sembra essere la sua prima cifra e ciò che lo spinge a dirigere e scrivere. Poi però ci sono anche i Roberto De Feo dove soprattutto con A Classic Horror Story mi sembra abbia provato a fare qualcosa di decisamente nuovo (almeno dalle nostre latitudini) o Ambra Principato (con stile elegante) attraverso l’interessante rivisitazione in chiave gotica di un pezzo della nostra storia artistico-letteraria; certo non stiamo parlando di Les Chambres rouges ma neanche del più piano provincialismo.

    1. Avatar di Lucia

      A Classic horror story mi era piaciuto, ma di De Feo avevo preferito The Nest.
      Si parla comunque di una produzione numericamente ridicola che purtroppo non può creare un vero movimento. Soprattutto se tra un film e l’altro passano minimo 3 anni.

      1. Avatar di alessio

        Questo è indubbio, però non credi che sia un po’ un problema di “sistema” cinema italiano (ed europeo più in generale, con la felice eccezione della Spagna; anche la Francia dopo il Rouge guignol di inizio millennio si è poi persa, e persi i suoi registi)? Potremmo metterci Guadagnino che ha respiro internazionale, a me era piaciuto anche Home Education di Niada. C’è la sensazione che sia asfittico l’ambiente (ma più che altro in termini di opportunità che questo offre non tanto per mancanza di idee) ed emergere e produrre qualcosa di originale sia ostico; così, o sei mosso da passione e tiri fuori qualcosa di artigianale con sacrifici come fanno gli Adams oppure sei fuori; perché le idee restano idee, non possono seminare né germogliare e quel che resta è un panorama – come dici – sicuramente all’apparenza arido.

        1. Avatar di Lucia

          Però aspetta perché la Francia ha un sistema sanissimo, basti pensare alla palma d’oro a Titane o, in ambito commerciale, a Under Paris, o ancora, al prossimo film di Bustillo e Maury. Anche la Scandinavia sta messa benissimo.
          Poi, la colpa, se di colpa dobbiamo parlare, non è affatto dei registi e di chiunque cerchi di fare questo mestiere. Le ragioni delle difficoltà si trovano molto più in alto.

          1. Avatar di alessio

            Chiudo perché non voglio prendere ulteriore spazio; sulla Scandinavia (magari allargando a Finlandia e baltici) ti do ragione però parliamo di area geografica non più di singolo Paese; sulla Francia mi sento in disaccordo, per la sua storia cinematografica, ricchezza e potenzialità mi sembra un po’ pochino quello che oggi offre (tra l’altro Titane lo considero un grande equivoco e bluff, non ho commentato mai a proposito per timore di apparire sgradevole; c’erano considerazioni su temi che a te (ma anche a me) stanno a cuore e ho avuto remore temendo fossi frainteso). Sul resto che dire… eh sì: già il fatto che Longlegs qui uscirà quando sarà pronto l’eventuale sequel o che i tre migliori film dell’anno (Immaculate, Love Lies Bleeding e I Saw the TV Glow) hanno finito con l’essere snobbati dalla distribuzione ci lascia capire in che panorama asfittico – come si dice – ci troviamo. È difficile così per chi scrive e dirige.

  7. Avatar di Federico Zampaglione
    Federico Zampaglione · ·

    Ciao e grazie per la bella recensione… mi è piaciuta tanto perché è di pancia e sincera. se non l’ avessi girato io questo film mi avresti fatto venire una gran voglia di andarlo a vedere. Un saluto. Federico Zampaglione

    1. Avatar di Lucia

      Ciao e grazie a te per il commento. Spero che all’estero il film vada benissimo, così fai il prima possibile il prossimo. Grazie, davvero.

  8. Avatar di L

    Io invece mi aspettavo un pezzo su Maxxxine. So che i primi due della trilogia ti sono piaciuti molto (sono piaciuti anche a me), ed ero curioso di sapere cosa ne pensassi del terzo, per me buono ma meno riuscito.
    Riguardo questo, lo vedrò di sicuro, come ho fatto con i precedenti film di Zampaglione, che però non mi hanno mai convinto fino in fondo. Magari stavolta andrà diversamente. Nella speranza che prima o poi la smetta con citazioni, tributi, argento, bava, fulci e compagnia.

    1. Avatar di Lucia

      Allora, per Maxxxine ho preso la decisione di aspettare la sua uscita nelle sale, perché non ho mai visto un film di Ti West al cinema e non voglio perdermi questa occasione.

  9. Avatar di Daniele Segalina
    Daniele Segalina · ·

    Doppiaggio tanto atroce da rovinare il poco di bello che c’è nel film. Si salvano gli ottimi effetti speciali e la parte più gore anche se rovinata pure quella dal doppiaggio dilettantesco. Il finale con la trasformazione della protagonista in mistress con annessi tacchi a spillo e smokey eyes mi ha lasciato così. Si salvano come detto gli effetti speciali, la vomit bag ed il prezzo del biglietto. Peccato.

  10. Avatar di Harvester_of_Sorrow
    Harvester_of_Sorrow · ·

    Pasticcione e genuino, pieno di amore per il cinema artigianale di quegli anni in cui l’italia (e non lo dico per amor di nazione, anzi) aveva tanto da offrire e dare spunti estetici al mondo dell’horror tutto. Ma anche un film che alterna trucco e realizzazioni prostetiche molto buone ad una cgi e un doppiaggio degne del peggior ultimo argento. Alla fine della visione del film in sala si levava il disappunto del pubblico, il che significa una sola cosa: the well è un film davvero buono e fanculo alle masse.

  11. Avatar di L

    Visto. In tre rate, causa noia. Il doppiaggio è ingiustificabile, e fin li siamo d’accordo. Ma a me è sembrato anche recitato da cani, pieno di faccette e gemiti e torsioni e occhi all’insù.
    Hai presente la gag di Lillo sull’overacting?
    Magari è anche il doppiaggio che ammazzerebbe chiunque (per non parlare dei testi improbabili), ma davvero non ne avrei salvato uno, dal gigante alla ragazzina.
    La storia è banale, poco approfondita e per nulla interessante. È tutto davvero troppo cheap, da sfiorare spesso il comico involontario…
    Salvo il mostro, nulla di nuovo ma fatto davvero bene.
    E poi si, basta tributi, omaggi, citazioni. Basta.

  12. Avatar di John Locke
    John Locke · ·

    Visto adesso e piacevolmente sorpreso.

    Vero, doppiaggio bruttino, ma la recitazione non fa così schifo come dicono. Qualche incertezza giusto nella ragazzina, e neanche sempre. La protagonista ottima direi.

    Per il resto il film mi ha intrattenuto. Paura zero, neanche a dirlo, ma effetti speciali fatti alla grande, varietà di orrori e situazioni, e secondo me i cattivi tutti riuscitissimi. Il gigante fantastico, mi sognerò il suono dei suoi piedi sulla pietra.

    Voglio bene al mostro, povero.

    La storia che dire, molto semplice, ma alla fine chi se ne frega… Bastava qualche brivido in più al posto del gore da macellaio ed era fatta.

    Comunque, con queste premesse, se Zampaglione fa un altro film lo vedo con piacere.

  13. Avatar di John Locke
    John Locke · ·

    Ah, quasi dimenticavo una cosa importante: la scena del campeggio da dimenticare, sia come fotografia (che altrimenti ho apprezzato) che come azione (le mani che afferrano al collo la tizia di colore, ma soprattutto la mazzata al rallentatore in testa alla tizia bionda prima del buio, sono al limite del ridicolo, e dire che quello è il nostro primo incontro col “male”…).

  14. Avatar di De Daniele
    De Daniele · ·

    tutti a parlare dell’omicidio yoga di “in a violente nature”…máh, a me sinceramente non ha fatto nessun effetto; avró il cuore di pietra…