Abigail

Regia – Radio Silence (2024)

Erano anni che non ridevo così tanto in sala, dal 2019, per la precisione, quando è uscito Ready or Not, il che mi porta a considerare che ci sia un filo diretto tra i Radio Silence e il mio senso dell’umorismo deviato. Ma non solo il mio, perché sono andata a vedere Abigail con un’amica già pronta a bestemmiarmi contro per tutti i 100 minuti del film, e invece rideva pure lei come una scema, anche se non lo ammetterà mai, neanche sotto tortura.
A produrre e distribuirre Abigail troviamo la Universal, che non ha mai davvero rinunciato al suo Dark Universe, gli ha soltanto fatto prendere una piega un po’ bizzarra, orientata verso la comedy, come abbiamo visto nel recente Renfield. Invece di fare una serie di film connessi tra loro, ad alto budget e con grosse star, stanno procedendo senza un vero e proprio progetto comune: prendiamo i mostri classici e divertiamoci un po’ con loro. Che mi sembra, una volta tanto, una scelta saggia e consapevole, anche se gli incassi non la stanno premiando. Sia Renfield che Abigail non sono andati proprio benissimo al botteghino. Per non parlare delle versioni più seriose come The Last Voyage of the Demeter. 

Forse ci dobbiamo rassegnare all’idea che il pubblico non sia più interessato a creature derivate dal gotico, e al gotico in generale, anche quando gli si passa sopra qualche mano di vernice fresca. Oppure si tratta soltanto di scelte distributive opinabili. Fintanto che qualcuno continuerà a pasticciare con vampiri e licantropi, noi lo seguiremo e saremo felici. Godiamoci il momento, prima che passi.
A proposito di vernice fresca, Abigail è un film che centra in pieno il concetto di rinfrescata a un mito vecchio e usato centinaia di migliaia di volte in ogni tipo di ricetta possibile. Non vi rivelo nulla se vi dico che la ragazzina del titolo è una vampira, perché non soltanto è evidente sin dal trailer, ma è anche il centro di tutta la campagna pubblicitaria del film. Non deve essere un colpo di scena per nessuno, se non per i poveri protagonisti: una banda abbastanza raffazzonata di piccoli delinquenti, incaricati di rapire e tenere segregata per 24 ore una bambina, in attesa che il padre, ricco e dall’identità ignota, paghi il riscatto. 

Il “Rat Pack” è composto da sei persone, ognuna con una mansione precisa. Nessuno conosce i veri nomi degli altri e si capisce dalle prime inquadrature quanto siano male assortiti e anche poco preparati. Il lavoro pare, tuttavia, abbastanza semplice, se non che cominciano a venire a galla una serie di cose sgradevoli in merito al padre di Abigail e ai motivi della sua ricchezza, fino alla sanguinosa scoperta sulla vera natura di Abigail stessa che, nonostante l’aspetto infantile e i modi e le movenze delicate di una ballerina, è in realtà una creatura antichissima e malvagia, pronta a farli fuori uno dietro l’altro, non senza aver prima giocato un po’ con il suo cibo. 
Ora, è una schema abbastanza usurato, quello del gruppo eterogeneo di persone intrappolato con un mostro. Lo si può affrontare da svariate angolazioni. I Radio Silence scelgono quella della caciara. 

Divertentissima, esilarante caciara. Tutto Abigail si gioca su un ritmo follemente veloce e sul creare maggior confusione possibile nel minimo tempo possibile. Dal momento in cui iniziano a rotolare le prime teste, non ci si ferma un solo istante e, per deliziarci vieppiù, il duo sbarazzino dietro la macchina da presa, ci inonda con secchiate di sangue, che diventano poi cascate e infine oceani mentre il minutaggio avanza scomposto e delirante.
Ci sono almeno tre sequenze, in Abigail, che sarebbero sufficienti, da sole, a rendere un film grande. Ma i Radio Silence vogliono strafare e riempiono questo loro quinto lungometraggio di roba che qualunque regista pregherebbe di poter fare almeno una volta nella vita. Non sto scherzando: Abigail è un film leggerissimo e scanzonato, ma è diretto con classe, gusto, dinamismo e tanta ambizione. 
Per essere una commedia gore semplice e lineare, contiene dei momenti di una complessità, nella messa e in scena e nel montaggio, impressionanti, e anche splendide da guardare. Cinema allo stato puro.

Il cast corale è tra i meglio assortiti degli ultimi anni: Melissa Barrera è una final girl nata e compiuta, Dan Stevens sa fare il figlio di buona donna come nessuno in questo momento, Kevin Durand ha una presenza scenica mastodontica e Kathryn Newton, ormai lo abbiamo capito, è capace di fare qualunque cosa, è una caratterista nel senso più lusinghiero del termine. Ma la rivelazione è di sicuro Alisha Weir, ovvero Abigail, una bambina che all’epoca delle riprese (interrotte a causa dello sciopero e finite nel dicembre del ’23) aveva 13 anni e balla divinamente, esegue da sola quasi tutti i suoi stunt, passa dall’innocenza alla crudeltà più spietata nello spazio di un battito di ciglia e mena come un fabbro. 
E poi c’è il povero Angus Cloud, scomparso pochi giorni dopo aver completato le sue scene, a cui il film è dedicato. 

Ve l’ho già detto, ma mi ripeto: Abigail fa piegare in due dalle risate. Credo che alcune battute e giochi di parole possano essere apprezzati meglio in lingua originale, perché il doppiaggio è atroce, come da consueta prassi, però anche ridotto così è una roba da tenersi la pancia. Non si tratta di umorismo raffinato o particolarmente intelligente, sia chiaro: è di grana grossa, è volgare, tende allo slapstick (cade malissimo un sacco di gente) ed è, per forza di cose, nerissimo. Ma sfido chiunque a non cadere dalla sedia ogni volta che il personaggio di Newton dice qualche fesseria o reagisce a qualsiasi cosa le accada. Ci sono un paio di citazioni gustose da Phenomena e dal Suspiria di Guadagnino e un eastern egg da Ready or Not. 
Insomma, Abigail è una chicca di questa stagione horror a cui, fino a ora, era proprio mancata la commedia dell’anno. Mi ha resa felice, davvero. E in questo periodo, solo Cthulhu sa quanto mi serviva.

P.S. Faccio un uso personale del blog per ringraziare di cuore l’adorabile lettore che mi ha fatto un graditissimo regalo. Ho sempre confidato nella bontà degli sconosciuti.

11 commenti

  1. Avatar di Marco INAUDI
    Marco INAUDI · ·

    Ciao Lucia! Sono andato a vederlo anch’io e non mi aspettavo niente di particolare ed invece mi sono divertito tantissimo anch’io. Era dai tempi di “Notte Horror” di Italia 1 che non vedevo una commedia splatter così piacevolmente sanguinolenta. Ottimo. Un’ abbraccio! Ciao!

    1. Avatar di Lucia

      Sì, davvero ottimo. Una gioia.
      Abbraccio ricambiato!

  2. Avatar di Gargaros
    Gargaros · ·

    Pensavo fosse un clone camuffato di Megan (bambina strana che fa cose brutte), ma a quanto pare va da tutt’altra parte. Bueno.

    1. Avatar di Lucia

      Sì sì, va proprio in un’altra direzione ed è pieno di sangue.

  3. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Largo ai vampiri giovani, allora! Io, almeno per il momento, sono ancora a digiuno del film dei Radio Silence ma, già stando solamente alle immagini viste in rete, mi pare proprio che la ragazzina sia una scelta assai azzeccata 😉

  4. Avatar di Austin Dove

    visto questo pome in ita

    credo che la barrera fosse scontata e avesse fin dalla presentazione con il figlio il plot armor, infatti non ho apprezzato il finale; avrei preferito sopravvivesse la biondina e che avesse un percorso di miglioramento

    poi per il resto concordo

  5. Avatar di loscalzo1979

    Il trailer mi aveva incuriosito, la tua recensione mi ha convinto.

  6. Avatar di Elfo Scuro
    Elfo Scuro · ·

    li adoro quei due, ha no fatto del loro corto di V/H/S il loro modo di fare cinema. Anche se sto ancora evitando i due Scream, penso che il filo conduttore tra “Ready or Not” e “Abigail” sia davvero lampante e per quanto mi riguarda meglio di così non poteva essere!

  7. Avatar di The Butcher

    Non posso far altro che concordare in pieno con te. Anch’io mi sono divertito un mondo guardando questo film. È diretto bene, ha un bel ritmo e il modo in cui passa da thriller a horror è gestito bene, così come sono gestiti stupendamente tutti i personaggi, scritti bene. Il film non fa paura a parte in qualche sequenza in cui Abigail si dimostra molto grottesca (e complimenti all’attrice per l’ottimo lavoro). Adoro anche come giochini su certi cliché dei vampiri, andando a romperli e a confermarne alcuni. Questo è quel tipo di horror d’intrattenimento che vorrei vedere più spesso e certamente Abigail meritava molto più successo.

    1. Avatar di Lucia

      Allora, in realtà, così come per Furiosa, è andato maluccio soltanto nel primo fine settimana. Come sempre, negli anni post Marvel, si tende a considerare il primo weekend come unico metro di giudizio per il successo del film. Persino Fall Guy, che tutti dicevano fosse un flop, alla fine ha incassato. Bisogna solo dare ai film il tempo di vivere un po’ in sala. È un errore in cui sono caduta anche io, ma non lo farò di nuovo.

      1. Avatar di The Butcher

        Hai detto una cosa sacrosanta. Bisogna fare in modo che i film restino in sala. Ed è questo che molti non capiscono. Molti film vengono tenuti in sala per poco tempo e poi distribuiti direttamente in streaming e home video. Una cosa che trovo veramente sbagliata. Per me dovrebbero fare in modo che rimangano in sala il più a lungo possibile. Diciamo che tra streaming e Marvel, le cose non sono andate nella direzione migliore.