Immaculate

Regia – Michael Mohan (2024)

Ho passato mesi a chiedermi come mai un film girato e ambientato tutto in Italia (nella campagna Laziale, per essere precisa), con una buona percentuale del cast composta da attori italiani, che fanno pure una splendida figura, non fosse ancora arrivato nelle nostre sale. Poi l’ho visto e ho capito. Anche se in giro si vocifera che Immaculate arriverà al cinema ad agosto, non fidatevi: il film di Mohan qui da noi non arriverà mai, se non forse in streaming e nella maniera più silenziosa possibile. Non con il clima che sta asfissiando lentamente questo paese.
E sapete che vi dico? Meglio così. Se The First Omen è stato macellato al doppiaggio, non oso neppure immaginare cosa potrebbero combinare con Immaculate, i cui dialoghi si basano al 90% sulla non comprensione dell’italiano da parte della sua protagonista. 

È singolare e curioso che, quasi in contemporanea, siano usciti due film con una identica premessa, entrambi di stampo religioso, entrambi camuffati da christian horror, ma con il reale intento di raccontare l’orrore della gravidanza imposta e il modo in cui il potere maschile si appropria da secoli del corpo delle donne, e da secoli lo sfrutta.
Se The First Omen è un film più elegante, esteticamente più curato, parte di un franchise vecchio 50 anni e con una grossa produzione alle spalle, Immaculate è piccolo, contenuto e feroce. Più che al nunsploitation, al quale molti lo hanno accostato, Immaculate è impostato come un horror italiano degli anni ’70. Insomma, gli anni ’70 di The First Omen sono pettinati e parzialmente ripuliti, quelli di Immaculate sono rozzi e scomposti. Non è proprio nunsploitation, ma sicuramente è exploitation. Credo anche che, se Fulci avesse visto questo film, gli sarebbe piaciuto un sacco. 

Sorella Cecilia (Sidney Sweeney) arriva dagli Stati Uniti in Italia per prendere i voti in un convento immerso nell’idilliaco paesaggio campestre nei dintorni di Frascati. Lì diventa a tutti gli effetti una suora, ma pochi giorni dopo il rito scopre di essere incinta. È immacolata concezione! Gridano i preti e le altre suore, e lei diventa subito una specie di santa venerata  da tutti. Tranne che dalla sua simpatica e poco devota compagna di stanza, sorella Guendalina (una straordinaria Benedetta Porcaroli), che avverte la puzza di zolfo sotto a quella di incenso, e da un’altra suora, che invece cerca di annegare Cecilia perché doveva toccare a lei portare in grembo il futuro salvatore. 
Seguiranno una lunga, dolorosa e indesiderata gravidanza, atti di brutale violenza, lingue tagliate, crocifissi usati per spaccare crani, gente sepolta viva e altre amenità simili. 
Sì, ci abbiamo messo la bellezza di quattro mesi, ma finalmente è arrivato il primo, immenso horror del 2024. Diciamo amen. 

Immaculate è un film che non si vergogna di niente. Ha una struttura classica e persino prevedibile per chiunque abbia visto un paio di horror a tematica religiosa nella sua vita, ma riesce lo stesso a sorprenderti per la sua spudoratezza e per il modo in cui presenta i tipici snodi narrativi che una storia del genere implica: li usa come se fossero tanti ceffoni sparati uno dietro l’altro sulla faccia degli spettatori; sai che sta per accadere una certa cosa, eppure ti colpisce lo stesso perché la messa in scena selvaggia da B movie italiano fatto alla bersagliera è così efficace e così sfrenata che quando arriva è sempre una sorpresa. Ha la mano pesantissima, Micheal Mohan, ma non è un difetto, non in questo caso. Funziona come funzionavano ai tempi gli zoom esasperati di Bava e le morti atroci e lentissime, tutte in campo, di (ancora) Fulci. 

L’unica cosa che davvero non ci si potrebbe mai aspettare  arriva nell’ultimo minuto del film. Ma, anche lì, è soltanto perché non ci siamo più abituati; in realtà è terribilmente coerente con quanto visto fino a quel momento e, soprattutto, negli anni ’70 tali gloriose nefandezze, blasfemie e oltraggi erano all’ordine del giorno.
La notizia più importante è che l’horror ha smesso di essere ben educato o di chiedere il permesso, senza per questo rinunciare ad affrontare temi di un certo spessore o cadere negli eccessi grotteschi di un Terrifier a caso (con tutto l’affetto per Art, sia chiaro). Siamo entrati in una nuova fase, in cui abbiamo appreso la preziosa lezione dell’horror cosiddetto elevated, e allo stesso tempo, siamo tornati a tirarci in faccia frattaglie e budella. Se vi dico che per questo bisogna anche ringraziare Ti West, non fate troppe domande e aspettiamo Maxxxine. 

Immaculate è un succulento contenitore pieno di sangue, ed è anche un inno all’autodeterminazione. Cecilia vorrebbe soltanto starsene in pace nel suo convento a fare la suora, ma le viene imposto di essere la madre di un nuovo Gesù Cristo, le viene negata assistenza medica, ogni suo disagio o malessere sono sistematicamente ignorati da chi dovrebbe, almeno in teoria, prendersi cura di lei; chi cerca di aiutarla è subito messo in condizioni di non dare troppo fastidio. Se il complotto raccontato in The First Omen era di natura globale e coinvolgeva le alte sfere della chiesa, qui la scala è molto più ridotta, tutta l’azione si svolge tra le quattro mura del convento (e nelle sue catacombe), ma non è meno opprimente, anzi, segnala che non è necessario avvalersi di un potere enorme e ramificato per prendere decisioni sui corpi altrui, per determinarne il destino.
La sincera devozione di Cecilia, messa in discussione per tutta la durata del film, a partire da un paio di esilaranti dialoghi con Guendalina, ma sempre presa sul serio e mai ridicolizzata, è la chiave giusta per i preti del convento per approfittarsi di lei e della sua fede, scambiata per docilità e accondiscendenza. 

Ma Cecilia non è così docile come sembra e possiede anche un discreto istinto di conservazione, unito alla capacità di mascherare le stronzate. È molto bello assistere alla sua evoluzione da creatura terrorizzata a belva coperta di sangue, che sì, sarà ormai un’evoluzione consueta in decine di personaggi femminili dell’horror recente e non, ma apre sempre il cuore, c’è poco da fare. Soprattutto se è preparata così bene e ha un percorso così preciso. Dalla scena in cui le viene comunicato, dopo un interrogatorio da santa inquisizione, di essere incinta, a quando mette in atto il suo piano di fuga, il personaggio di Cecilia passa attraverso un’intensa gamma di emozioni e stati d’animo differenti: paura, smarrimento, dolore, abbandono e, infine, la sacrosanta rabbia che tutto distrugge e brucia. 
Sidney Sweeney è una scream queen nata, nel senso che, oltre a essere sempre molto brava, passa tutto il finale del film a urlare come un’ossessa; il resto del cast, oltre alla già menzionata Porcaroli, è perfetto, dai viscidissimi Giorgio Colangeli e Álvaro Morte, fino a Simona Tabasco che ha un ruolo minuscolo, ma pure lei, a strilli non è seconda a nessuno. 
Siamo solo ad aprile e lo so, lo dico ogni anno e ogni anno vengo puntualmente smentita, ma Immaculate è un serio contendente per il miglior horror del 2024.

5 commenti

  1. Avatar di loscalzo1979

    Ok, Ha la mia attenzione questo film ora

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Agosto, eh? Già capito come andrà a finire (e vai, anche stavolta ci si deve arrangiare col pensiero laterale)…

  3. Avatar di alessio

    Sì, si candida a miglior horror dell’anno; sì, c’è molto di Fulci e dei Settanta; e sì, il finale spiazza per il motivo che dici ma è anche il solo finale coerente, come affermi, con quel che abbiamo visto sono a quel momento. Ma no, se non uscirà qui in Italia non sarà per il clima che si respira qui (che è un clima normalissimo, stiamo diventando il Pierino che grida al lupo al lupo!): la distribuzione fa conti più terra terra (leggasi prospettiva incassi).

  4. Avatar di Austin Dove

    eh infatti io The First Omen l’ho visto in italiano e le scene dove c’era il viz della farfalla erano imbarazzanti, perke lei parlando in italiano non aveva problemi a dirlo (era evidente l’orrore di doppiaggio)

    ma allora dove hai visto ‘sto film? ne parlano tutti, ma spero esca ad agosto … posso dire che ad agosto probabilmente sarò a casa natale con il mio cinema essait di fiducia, che mette i film d’autore stranieri anche in originale; certo, essendo un horror speriamo lo scelgano…

    1. Avatar di Lucia

      Agosto è una data approssimativa. Io sono certa che il film in Italia in sala non ci arriva.