
Regia – Mathieu Kassovitz (2003)
Ogni tanto un po’ di camp di lusso dai primi 2000 fa bene all’anima, come del resto fa bene ripristinare un po’ di giustizia nei confronti di un film che ha subito una serie di critiche così feroci, all’epoca, che io non riuscivo a capacitarmi di quanto la gente potesse accanirsi con fiero divertimento sul lavoro altrui. No, non è un gran film, il nostro Gothika, ed è anche un discreto esercizio di non sense per quanto riguarda la maggior parte dei suoi snodi narrativi. Ma la cosa che spinge a perdonargli di tutto è che si tratta di un horroraccio della Dark Castle che si veste elegante e pretende di essere invitato nei salotti buoni in virtù del suo regista e del suo cast da grande occasione. Soltanto nello strano paesaggio horror di inizio secolo poteva accadere che uno come Kassovitz fosse assoldato dalla premiata ditta Silver & Zemeckis per dirigere una ghost story da 40 milioni di dollari con una protagonista fresca di Oscar e dei comprimari di tutto rispetto, tra i quali Robert Downey Jr. e Penelope Cruz.
Gothika è il quarto film prodotto dalla Dark Castle e il primo a non presentarsi come un B movie puro e semplice. Dopo House on Haunted Hill, 13 Ghosts e Ghost Ship, lo studio di Zemeckis e SIlver vuole entrare nel mondo degli adulti e si affida a un regista europeo che, allo stesso tempo, può essere considerato un autore e uno che si sa destreggiare col cinema più commerciale e di genere (I Fiumi di Porpora era stato un grande successo di pubblico) e a uno sceneggiatore venezuelano che, fino a quel momento, aveva lavorato solo in televisione, ovvero Sebastian Gutierrez. Ora, ci si potrebbe domandare come mai la Dark Castle abbia investito la bellezza di 40 milioni in un film di questo tipo, e ci si potrebbero dare tantissime risposte differenti. La mia è di tre parole: What Lies Beneath, in Italia, Le Verità Nascoste, il film di Zemeckis che, tre anni prima, aveva sbancato al botteghino e con Gothika ha parecchi punti in comune: sono entrambi film paranoici e basati sul vecchio adagio “vatti a fidare di tuo marito”; in entrambi i film c’è una presenza spettrale che sta lì per vendicarsi di un torto e portare a galla la verità; infine, c’è in tutte e due le vicende una donna protagonista a cui nessuno vuole credere, ma ha ragione su tutto.
In Gothika questa situazione viene portata tuttavia alle estreme conseguenze con l’ambientazione in un manicomio criminale dove Miranda lavora come psichiatra e dove finisce ricoverata dopo aver avuto un gigantesco vuoto di memoria lungo tre giorni e, pare, aver ucciso il marito (anche lui dottore nella stessa struttura) in un raptus omicida. Lei è convinta della sua innocenza, i suoi colleghi e tutti gli impiegati nell’ospedale la trattano con un misto di orrore e pena, e ci si mette pure il fantasma di una ragazza a perseguitarla. Ne esce fuori uno strano ibrido tra romanzo d’appendice gotico (e lo dice lo stesso titolo), thriller psicologico e mistery da supermercato che non smette mai di intrattenere e di lasciare anche un po’ sbalorditi per il suo continuo sprezzo di verosimiglianza e logica. Ma d’altronde, la battuta chiave del film è proprio “La logica è sopravvalutata”.
È interessante notare che il film, ai tempi della sua uscita, venne preso a pernacchie per la sua scarsa tenuta narrativa, per gli effetti speciali un po’ cheap, per lo stile pacchiano e perché era sostanzialmente un B movie truccato da film per gente per bene. Oggi, temo farebbe la stessa fine, ma lo prenderebbero a pizze perché sarebbe considerato woke. Ogni personaggio maschile che appare, anche di sfuggita, in Gothika è dannoso quando non è inutile. Persino il presunto eroe, interpretato da Downey Jr., arriva quando ormai Miranda si è già tirata fuori dai guai da sola e tutto quello che può fare è chiederle scusa per non averle creduto. La polizia, i medici dell’ospedale e, in generale, qualsiasi figura rappresentante l’autorità, ne escono con le ossa triturate. A salvarsi è, invece, la sorellanza tra vittime che prosegue anche oltre i confini della nostra vita terrena. Che poi, non credo fosse neppure troppo intenzionale o frutto di chissà quale agenda programmatica.
Gothika è figlio di decine di altri film, oltre al già citato Le Verità Nascoste: discende dal J-Horror a cui deve un bel pacchetto di scelte estetiche preesistenti; discende da The Others e da Stir of Echoes, ha al suo interno pezzi sparsi del The Ring statunitense e, andando a scavare sempre più indietro, c’è sempre l’ombra di Hitchcock a estendere le sue malevole propaggini sulla struttura del film. Fa parte di quel filone noto ai più come domestic thriller (che di recente è tornato agli antichi fasti con il bellissimo Watcher), ma poiché sostituisce la classica location, appunto domestica, del filone con quella di un manicomio criminale, si applica quel tanto di camuffamento strategico da apparire come un’altra cosa. Quello che racconta, una volta spogliato di ogni orpello, di ogni movimento di macchina da Mtv, da ogni effettaccio in CGI, da ogni jump scare, è l’esperienza, tutta femminile, di vedere messe in dubbio le proprie facoltà mentali da un gruppo di maschi detentori dello scettro supremo della logica e della razionalità.
Alla fine, con tutti i suoi difetti, Gothika il suo mestiere lo sa fare anche troppo bene. Merito di Halle Berry, che ci crede tantissimo e si vede lontano un miglio che questo personaggio lo sentiva particolarmente; ma è anche merito di Kassovitz che capisce il compito assegnatogli, ci infila quelle due o tre cafonate tipiche del linguaggio dell’horror soprannaturale americano dei primi anni 2000 (quasi tutte col brevetto Dark Castle impresso sopra, bisogna dire), ma imprime al carrozzone una sua personalità distinta, soprattutto nel modo di girare i dialoghi in cui la povera Miranda viene sottoposta a un gaslighting che la metà basta. Se è vero che la sceneggiatura di Guiterrez va nella direzione prima descritta, la regia di Kassovitz bada soprattutto a descrivere la discesa di un personaggio razionale e lucido in un mondo in cui queste qualità non le servono, ma anzi, le sono d’intralcio. Una volta che Miranda è entrata nell’ospedale in cui lavora come paziente, quel luogo perde la sua connotazione familiare e si tramuta in un castello che starebbe bene in un vecchio horror Universal, o ancora meglio, in una produzione RKO di Val Lewton.
Per tutte queste suggestioni di diversa natura, per il suo essere la sintesi di un modo molto specifico e caratterizzato di fare cinema commerciale in una breve ma intensa finestra temporale, Gothika andrebbe riscoperto e rivisto. Noi intanto lo festeggiamo e gli regaliamo un po’ di sano affetto.












Io l’avevo apprezzato. Certo, di difetti ne ha anche a livello narrativo, ma era un film davvero interessante e per certi versi più avanti. E sì, se fosse uscito oggi in molti l’avrebbero criticato per essere woke (una critica che sto iniziando a detestare profondamente, anzi non la considero neanche una vera critica).
No, infatti non è una vera critica, è una presa per i fondelli.
Non avrei il coraggio di rivederlo, me lo ricordo davvero terribile 😀
Da fan de I Fiumi Di porpora, da Kassovitz mi aspettavo molto, questo era sotto il limite della decenza anche per l’epoca…
Visto all’epoca, ma mi lasciò tiepido, forse perché voleva essere un po troppe cose insieme, almeno per me.
Personalmente, credo che questo, assieme a Catwoman, siano fra i film che hanno un po affossato la sua carriera dopo l’Oscar con Monster Ball