
Regia – Richard Franklin (1981)
Il terzo giorno tocca a Jamie Lee Curtis, il premio Oscar Jamie Lee Curtis, prego. La sua carriera horror può vantare una certa sfilza di titoli interessanti, anche tenendo in considerazione la lunga pausa che si è presa dal genere prima del 1998. Al posto dei classici slasher anni ’80, ho pensato di tirare fuori dalle pieghe del tempo questo gioiellino della ozploitation, diretto dal regista di Patrick, e che vede la nostra Jamie Lee nel ruolo di un’autostoppista in giro per l’Australia occidentale in compagnia di Stacy Keach e di un simpaticissimo dingo. Peccato che a rovinare l’idillio ci pensi un assassino seriale che carica autostoppiste lungo la strada, le uccide, le fa a pezzi, e poi semina i resti un po’ di qua e un po’ di là.
Road Games, ai tempi della sua uscita nei cinema australiani, fu un flop spaventoso, considerando anche che si trattava di uno dei film più costosi mai prodotti in Australia fino a quel momento, realizzato in parte con fondi provenienti dagli Stati Uniti (il che spiega perché i due protagonisti siano americani) e in parte dall’Australia Film Commission.
Se pensate che i road movie ambientati negli USA siano desolati, è perché non avete mai visto quanto siano desolate le strade australiane e quanta solitudine si possa arrivare a provare durante quei tragitti infiniti in mezzo al nulla. Il nostro simpatico camionista Quid, impegnato a portare un carico di carne a Perth, cerca di attraversare questo spazio vuoto ed enorme come può: osservando i pochi automobilisti che incrocia, suonando la sua armonica, chiacchierando con il suo dingo; comincia a nutrire dei sospetti nei confronti di un misterioso furgone verde, visto per la prima volta all’esterno di un motel e si mette in testa di seguirlo. Nel mentre, infrange una delle sue regole principali, quella di non caricare autostoppisti, facendo salire a bordo Pamela, la nostra Jamie Lee.
Road Games è in parte uno slasher con poca violenza, in parte un road movie con toni da commedia romantica. Soprattutto, è una specie di Duel al contrario, con il camionista nelle vesti dell’eroe impegnato a inseguire il cattivo, e questo che cerca di sfuggirgli, incastrarlo per gli omicidi e fare la pelle a Pamela.
Di horror vero e proprio non ha moltissimi elementi: c’è giusto una sequenza iniziale, molto bella, in cui assistiamo al primo omicidio in un tripudio di luci psichedeliche e con un’atmosfera così sleazy che ci si aspetta tutt’altro tipo di film. E invece no: ci saranno scaramucce con signore di mezza età che riempiono la strada di carta igienica rosa, risibili conflitti con la bifolca fauna locale, un motociclista che non riesce a smettere di starnutire (l’attore che lo interpreta è Patrick in persona), lunghe sessioni di 20 Questions per ingannare il tempo sulla strada e questo dannato furgone verde che appare e scompare come se fosse dotato di qualche potere soprannaturale. Nel frattempo, la radio del camion di Quid scandisce i sempre più efferati delitti del serial killer, nella più totale incompetenza della polizia, che non trova di meglio da fare se non perseguitare il povero camionista e il suo dingo.
Oltre all’ovvio e già citato Duel, viene in mente il successivo The Hitcher, che di Road Games è una versione più cupa e feroce. Ma tutto sommato, le dinamiche narrative sono identiche: un uomo solo lungo la strada, un assassino che sceglie di giocare al gatto e topo con lui, e anche di usarlo come capro espiatorio, un incontro fortuito con un’altra anima errante (sempre la nostra Jamie Lee). Solo che qui è tutto più leggero e scanzonato, privo di angoscia esistenziale. In compenso spinge decisamente a fondo sul versante weird, per la stranezza di tutti i personaggi che Quid incontra sul proprio cammino: il tizio con la barca a rimorchio, gli avventori del bar dove cerca di telefonare alla polizia, la macchina carica di palloni e via così, in un campionario di stramberie stradali che soltanto in Australia: passa una macchina ogni 100 chilometri, ma è sempre un’esposizione di umanità bizzarra e fuori luogo.
Le sequenze di inseguimento, specie quella verso la fine ambientata a Perth sono girate con classe, con un bel senso dello spazio e con la sufficiente urgenza a tenere sveglio lo spettatore. La presenza di Jamie Lee strizza l’occhio ai fan dello slasher, è quasi un fattore metacinematografico aggiunto per caso: il ruolo non doveva essere suo, ma quando i finanziatori americani l’hanno imposta, Franklin ne ha ampliato minutaggio e battute e ha poi sfruttato la sua fama da scream queen per depistare il pubblico, in maniera anche molto intelligente. Molto ben gestito e sottolineato, il fatto che i due protagonisti non siano australiani, e quindi si ritrovino a viaggiare in questa terra così particolare e con tratti di evidente ostilità nei confronti della vita umana, e a interagire con i suoi abitanti, che con l’ostilità hanno un rapporto quotidiano a metà tra il menefreghismo e la rassegnazione.
Nonostante Jamie Lee, Road Games non guarda agli slasher statunitensi e canadesi che in quegli anni stavano facendo sfracelli al box office, ma a Hitchcock e alla sua suspense. Che sì, direte voi, tutto lo slasher discende anche da Hitchcock, ma questo è proprio in thriller hitchcockiano on the road, con qualche testa mozzata in più, giusto per non sfigurare nell’exploitation australiana. Forse è per questo che non ha avuto il successo che avrebbe meritato. Anche perché, se guardate la locandina, tutto tranne Hitchcock vi aspettereste.
Vi assicuro, tuttavia, che è molto divertente e che vi farà passare un centinaio di minuti incollati alle vostre poltrone.
Per il Day 4, il tema è “Set in Space”, e io mi rivedrò con gioia Event Horizon, recensito qui a suo tempo. Intanto, ditemi se anche voi state facendo questa challenge e che film avete deciso di guardare.












Si trova online?
Si trova su Tubi se hai un VPN, altrimenti no, non c’è da nessuna parte, purtroppo.
Purtroppo a me Tubi dà problemi anche con un VPN, ragione per cui mi rivolgerò al pensiero laterale 😉
Jamie Lee? Io pensavo di rimanere nell’ambito dei classici collaudati, come il primo Halloween firmato da Zio John (e poi magari riguardarmi proprio Event Horizon, per rimanere in tema col Day 4)…
Mi piacerebbe seguire la challenge, ma non so se ci riuscirò.
Può darsi che salti di qua e di là non sempre con ordine. Intanto per i primi due titoli ho seguito il blog e ieri ho scelto anch’io “Road Games”: di quest’ultimo mi piace molto il tono, il fantastico protagonista, come “alleggerisce” (alcune) solitudini e (alcuni) deserti senza nasconderli. Ammetto che nell’ultimo anno ho sempre più cercato commedie e storie di amicizia, amore, solidarietà e inclusione che horror (i quali, comunque possono avere anche questi contenuti) ma rimango comunque sul pezzo!