Nuovi Incubi Halloween Challenge Day 30: Cigarette Burns

Regia – John Carpenter (2005)

Oggi bariamo, ma solo fino a un certo punto, perché il tema della giornata è “Serie tv horror”. Tecnicamente, Masters of Horror è una serie televisiva, ma, nella sostanza, Cigarette Burns è un film, anche se dura soltanto un’oretta scarsa. Facciamocela andare bene, anche perché (preparate torta e candeline), questo è un altro dei tanti complehorror che abbiamo celebrato nel corso della challenge: è andato in onda negli Stati Uniti il 16 dicembre del 2005, quindi vent’anni fa a breve.
Prima di addentrarci nel contributo di Carpenter, cerchiamo di capire cos’è stato Masters of Horror, perché vent’anni non sono pochi ed è possibile che ci sia chi non se la ricorda o non l’ha proprio vissuta.
Nel 2002, Mick Garris organizza una cena tra amici. Gli amici in questione sono Joe Dante, John Landis, Guillermo del Toro, Stuart Gordon, John Carpenter, Don Coscarelli, Tobe Hooper e altra gente che qualcosina con l’horror ha a che spartire. A questa prima cena ne seguono altre e la simpatica combriccola si amplia. Non so se perché a un certo punto erano tutti sbronzi, ma nasce qui l’idea di una serie televisiva antologica in cui ogni episodio fosse diretto da un maestro del genere.
Un progetto che, nel 2005 era davvero innovativo, perché tendeva a sfidare le convenzioni e i limiti del mezzo televisivo.

Garris, che ha sempre le mani in pasta ovunque, riesce a ottenere i finanziamenti dalla Lionsgate e a stipulare un contratto con la Showtime per la messa in onda. La prima stagione di Masters of Horror viene trasmessa dall’ottobre del 2005 al febbraio del 2006, ottenendo critiche lusinghiere e un ottimo riscontro di pubblico. Se ne fa una seconda, uscita l’anno dopo, che però non ha lo stesso successo. Showtime e Lionsgate staccano la spina e Garris va a occuparsi della sfortunata Fear Itself, serie gemella della NBC che dura neppure una stagione prima di essere cancellata.
In Italia, Masters of Horror arriva soltanto nel 2007 su Sky, ma gli appassionati l’avevano già vista per vie traverse. Impossibile resistere al richiamo di certi nomi e, soprattutto, al concetto di una serie pensata per mostrare quello che, su un piccolo schermo, non era mai arrivato. 
Agli autori coinvolti non venivano infatti posti limiti creativi di alcun tipo: l’unica regola cui dovevano sottostare era la presenza massiccia di gore in almeno in un paio di scene per episodio. C’è chi ha preso il compito con dedizione eccessiva, come Takeshi Miike, il cui episodio, Imprint, non è mai andato in onda perché giudicato troppo esplicito dalla Showtime. A parte l’incresciosa vicenda di Imprint, è vero che in televisione certe cose non si erano ancora mai viste.

Io, della prima stagione, possiedo un cofanetto regalatomi da un vecchio amico che non c’è più, e lo conservo come un cimelio. È difficile spiegare oggi il legame affettivo con questa serie un po’ scalcinata e di certo non perfetta; rivisti nel 2025 alcuni episodi sono invecchiati molto male e risentono del formato della tv dell’epoca. È giusto ammetterlo, ma non ha molta importanza e non sminuisce affatto la portata dell’evento. Resta, a mio parere, il maggior contributo dato da Garris al genere e mai lo ringrazierò abbastanza per questo. 
Gli episodi della prima stagione sono, in generale, tutti dignitosi. Spiccano quelli di Coscarelli, di Dante e di Lucky McKee. Poi ci sono due mediometraggi che giocano in un campionato a parte: il già citato Imprint e Cigarette Burns di John Carpenter.
Carpenter, a inizio secolo, non se la passa benissimo, come del resto molti dei suoi colleghi qui coinvolti. Sono quattro anni che non dirige un film e il magnifico e incompreso Fantasmi da Marte non è andato bene e non è piaciuto a nessuno, tranne a poche menti illuminate. Tipo me. 
Con Cigarette Burns, il regista torna a occuparsi degli stessi temi di uno dei suoi più grandi capolavori, In The Mouth of Madness, con il cinema al posto della narrativa come motore della vicenda. 
Il punto di partenza, abbastanza banale (la sceneggiatura non è del Maestro) è la ricerca del classico film maledetto, che in mano a Carpenter diventa un riflessione sul potere delle immagini, delle storie e sul patto che si stipula tra regista e spettatore quando si spengono le luci in sala.

Pieno di debiti, perseguitato dal padre della sua fidanzata morta suicida, Kirby (Norman Reedus) è il proprietario di un cinema d’essai sull’orlo del fallimento e, occasionalmente, è anche uno in grado di procurarti pellicole difficilissime da reperire. Riceve, da parte dell’eccentrico miliardario cinefilo Bellinger (Udo Kier) l’incarico di trovare il film introvabile per eccellenza: La Fin Absolue du Monde, proiettato una sola volta al festival di Sitges nel 1971 e poi apparentemente distrutto, dopo che gli spettatori in sala avevano dato in escandescenze e avevano cominciato ad ammazzarsi l’uno con l’altro.
Pochissimi lo hanno visto e sono sopravvissuti per raccontarlo.
Kirby, a causa del disperato bisogno di soldi, si imbarca nell’impresa, senza sapere che La Fin Absolue du Monde non è un film maledetto in senso figurato o metaforico, ma la maledizione va intesa in senso molto letterale.
Tra allucinazioni, viaggi in giro per l’Europa, incontri con personaggi pittoreschi e spesso pericolosi, Kirby troverà quello che cercava, e anche quello che si merita.
Le bruciature di sigaretta del titolo si riferiscono a quei cerchi che appaiono sulla pellicola quando finisce un rullo, e che danno il tormento a Kirby dal primo istante in cui decide di accettare la missione.

Bisogna subito sottolineare un dettaglio che pare di scarsa rilevanza, ma secondo me è fondamentale: Cigarette Burns è l’unico film del lotto di Masters of Horror a portarsi il nome del regista nel titolo. Gli altri film si chiamano Sick Girl, Jenifer, Homecoming e via così; questo è John Carpenter’s Cigarette Burns, un po’ come Wes Craven’s New Nightmare. C’è quindi, proprio in partenza, una forte rivendicazione d’autore, che per esempio non ci sarà in Pro-Life, l’episodio della seconda stagione diretto da Carpenter. 
È un’opera radicalmente teorica, Cigarette Burns, non tanto interessata alle indagini relative all’ubicazione e alla storia del film maledetto, ma all’oggetto filmico in quanto tale , alla magia che si crea quando un film si realizza e quando, alla fine della lavorazione, lo si condivide con il pubblico. Per questo la pellicola, l’esistenza concreta del film come elemento tangibile, è così tanto sottolineata, e per questo Cigarette Burns non avrebbe senso se La Fin Absolue du Monde fosse disponibile in formato digitale. Non è questione di rarità, è questione di un diverso tipo di relazione tra spettatore e opera, che qui è diretta, è intima, è personale. 

Molti critici, all’epoca, hanno scritto che Cigarette Burns è un ritorno alla forma per Carpenter; io non credo lui, la forma, l’abbia mai abbandonata in tutta la sua carriera. Forse l’ha un po’ messa da parte per frustrazione in un film come Fuga da Los Angeles, ma più a causa di una terribile esperienza sul set che per volontà propria.
La forma, nella filmografia di John Carpenter, è tutto, perché lui è l’unico tra i registi che, a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, hanno cambiato la faccia dell’horror, ad avere un legame profondo con il cinema classico. Tanto che, per quanto mi riguarda, è anche difficile associarlo alla corrente del New Horror.
Cigarette Burns mette a nudo questo legame in modo esplicito, e in particolare, ci mostra un lato del Carpenter cinefilo rimasto sempre abbastanza in ombra, ovvero il suo amore per il cinema europeo.
La Fin Absolue du Monde è un film sperimentale che arriva dritto dall’Europa, proiettato per prima e unica volta al festival spagnolo di Sitges; se questo non fosse sufficiente, il film programmato nel cinema del protagonista è Profondo Rosso.
I film europei, gli horror europei nello specifico, possiedono una qualità misteriosa, quasi esoterica, e quindi perfetta per fungere da veicoli di quel potere che Carpenter attribuisce alle immagini e alle storie narrate attraverso di esse.

Ricordo una vecchissima intervista a Carpenter e Argento, credo a Torino, quando venne loro fatta una domanda a proposito della presunta capacità del cinema di cambiare il mondo. Entrambi diedero una risposta categorica, ma opposta: per Argento non era possibile, per Carpenter sì. 
In questo sta l’essenza di Cigarette Burns, vi risiede anche la sua comprensione da parte di chi lo guarda; se pensate che l’arte abbia il potere di agire sul reale, se la visione di un film, uno qualsiasi, ha modificato in parte la vostra vita, se ha alterato la vostra coscienza, la vostra percezione del mondo, anche in minima parte, allora Cigarette Burns vi colpirà e vi spaventerà anche un po’: avrete paura del giorno in cui andrete a sedervi fiduciosi in una sala e ne uscirete diversi, e non nel modo “giusto”, di quando il patto con i creatori dell’opera che avete di fronte verrà tradito. 
Che Cigarette Burns sia stato realizzato proprio agli albori dell’epoca in cui il film, come oggetto tangibile, si avviava verso la sua scomparsa, non è una coincidenza, è una profezia: non scomparirà mai del tutto, chiederà sempre un tributo, imporrà sempre la propria presenza. 
Oggi siamo abituati a parlare di prodotti o, ancora peggio, contenuti da consumare, perché entrambe le cose sono serenamente innocue. Le opere no, sono oggetti affascinanti e pericolosi, e pretendono la nostra attenzione. 
Questo è Cigarette Burns. Ennesimo capolavoro del Maestro. 
Ah, parlare di Masters of Horror mi ha fatto venire voglia di rivedermi tutti gli episodi. Vogliamo fare una rubrica qui apposita? Fatemi sapere se vi stuzzica l’idea. 

15 commenti

  1. Avatar di Luc@

    Dovrei recuperarli tutti perchè ho visto solo l’ episodio di Argento : assolutamente sì per la rubrica .

  2. Avatar di Gipo

    Ma Sì assolutamente.

    così ho l’occasione buona per riguardarli

  3. Avatar di Christian Princeps
    Christian Princeps · · Rispondi

    Serie tv horror ( o comunque legate al fantastico) dico “Ai confini della realtà”(1959-1964) ; alla sua realizzazione hanno lavorato anche giganti come Bradbury e Matheson. Mi ricordo,qualche anno fa, che Rai 3, dopo Blob, ne presentava un episodio al giorno…

    1. Avatar di Christian Princeps
      Christian Princeps · · Rispondi

      Se si deve indicare un episodio specifico, “Cinque personaggi in cerca di un ‘uscita”, episodio 14 della terza stagione, con un colpo di scena finale realmente spiazzante…

      1. Avatar di Lucia

        Va bene anche riferirsi a tutta la serie, però è vero, quell’episodio era splendido.

  4. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · · Rispondi

    Falla, falla la rubrica apposita! 😉 Di fronte a cotanto capolavoro da te scelto, io mi sposto da John Carpenter a Guillermo del Toro con la sua Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities, facendo cadere la mia scelta sull’episodio diretto da Vincenzo Natali (I ratti del cimitero).

    1. Avatar di Lucia

      Bellissimo l’episodio di Natali!

  5. Avatar di Blissard
    Blissard · · Rispondi

    La più bella analisi che abbia mai letto di questo epocale episodio di MoH, anche perchè ricca di annotazioni interessantissime a margine.

    Sono di parte, lo sai, e ci metterei la firma a leggere le tue rece di ognuno degli episodi della serie (io ci ho provato ma credo di essermi fermato alla 4 della prima stagione…)

    1. Avatar di Lucia

      Grazie!
      proverò a farne uno al mese, che avendo il cofanetto, dovrebbe riuscirmi piuttosto facile. Devo solo capire se funzionano ancora tutti i dischi, dopo così tanti anni.

  6. Avatar di Frank La Strega

    Che ripescaggio! Grande!

    Sono uno di quelli che vive e ha vissuto il cinema in modo molto forte e direi che sì, spesso ha colpito la mia vita. Il cinema ha cambiato il mio mondo. Tutt’ora è così, ma oggi me lo godo per quello che mi da, con grande consapevolezza, con distacco se serve, con coinvolgimento quando ha senso e senza nient’altro. Se ci riesco… E’ una ispirazione, uno specchio, un contrasto, una domanda, una risposta, non è più una “identità” o una aspettativa… è un cammino, una scoperta, un divertimento, una esperienza da condividere…
    Talvolta rivedendo qualche storia dopo molto tempo scopro cose di me che non vedevo o magari di essere cresciuto e cambiato…
    Ci sono una decina di film di Carpenter, ad esempio, che sono sempre lì, che ogni volta hanno qualcosa da dirmi. E sono pure un sentimentale romantico… 😉

    All’epoca non ho amato molto Masters of Horror (ma sono passati vent’anni), quindi per me sarebbe sì figo riparlarne con la capacità di analisi e di contestualizzazione (oltre che di trasporto emozionale) che c’è qui.
    Ancor di più, credo, che sarei felice di una serie di post dedicati a Carpenter per coprire tutti i suoi film e ragionarci insieme (so che ce ne sono già).

    Per oggi non posso non portare “Midnight Club” & “Midnight Mass”.
    A proposito di storie che cambiano il (mio) mondo… 🙂

  7. Avatar di teschiomaledetto
    teschiomaledetto · · Rispondi

    Sto guardando la serie per la prima volta in questi mesi e sono arrivato proprio all’episodio prima di Carpenter, quello di John Landis 🙂Mentre Fear Itself su supporto non è mai uscita vero?Segnalo inoltre “Oltre i limiti” del 95 un’altra antologica che è disponibile su prime in questi giorni.

    1. Avatar di Lucia

      Su Fear Itself non sono sicura di avere la risposta giusta, ma mi pare che in dvd, almeno in Italia, non sia mai arrivata.

  8. Avatar di Mauro

    Mi pare sia la prima volta che commento su questo sito. All’epoca vidi qualche episodio al cinema, al festival di Torino. Alla presentazione mi pare ci fosse Garris, assieme a Landis, Argento, qualcun altro, ma dovrei controllare. La cosa sicura è che in questa, o più probabilmente in altra occasione, essendo nominati per qualche motivo The aviator e Di Caprio, Argento sbroccò contro quell’”attore dimmerda”, mentre accanto Landis sorrideva presumibilmente un po’ imbarazzato.

    1. Avatar di Lucia

      Avrei pagato per vedere Argento sbroccare

      1. Avatar di Mauro

        In realtà avevo fatto un video in super vhs, però non ricordo più quali parti comprende. Un giorno o l’altro riesumo le cassette, sempre se la videocamera funziona ancora.

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