
Regia – MJ Bassett (2025)
So già a cosa state pensando, quindi gioco d’anticipo: no, Red Sonja non è una poracciata fatta alla come capita, ma un film realizzato con rispetto, amore, e in cui ogni reparto ha dato il proprio meglio con quanto aveva a disposizione.
Vado a memoria, ma mi sembra che l’ultimo tentativo di riportare in auge un genere (al cinema) morto e sepolto come lo sword and sorcery risalga più o meno allo sciagurato Conan del 2011, che aveva comunque dalla sua un budget importante e una grossa produzione.
In generale, a parte nella sua versione televisiva e in un certo settore del cinema per ragazzi, è proprio il fantasy a non passarsela tanto bene, ma se parliamo di sword and sorcery c’è il deserto assoluto.
È molto interessante notare che quest’anno ci sono in ballo due sword and sorcery prodotti in maniera indipendente, e quindi con pochi soldi; uno è il Red Sonja di cui parliamo ora, mentre l’altro è Deathstalker di Kostanski che sta facendo proprio ora il consueto giro di festival per poi sbarcare in sala non si sa quando, probabilmente tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.
Dicevo che è interessante perché dimostra come non si debba per forza decretare la morte di un genere se i grandi studios se ne disinteressano e, nel caso di Red Sonja, si può addirittura riesumare un progetto finito nel limbo della pre-produzione da non si sa quanto tempo, e finirlo, con tanta buona volontà, un’ottima regista che sa quello che vuole, una protagonista perfetta, dei comprimari in parte, tonnellate di cartapesta e quel tanto di CGI che basta per dare vita sullo schermo a un paio di creature.
Dopo lo sciagurato film del 1985, si parla di riportare sullo schermo il personaggio di Red Sonja dal 2008, quando avrebbe dovuto dirigerlo Rodriguez, con Rose McGowan nel ruolo dell’eroina creata per i fumetti da Roy Thomas nel 1973, e ispirata a un personaggio del corpus di Howard.
Ovviamente il progetto naufraga e passa in altre mani, nello specifico, quelle di Simon West, con Amber Heard scritturata per interpretare Red Sonja. Non se ne fa niente neanche questa volta e si arriva così al 2018, con Bryan Singer pronto a dirigere il film. Ma Singer cade in disgrazia per tutta una serie di accuse di molestie sessuali, e viene estromesso.
Sembra proprio che non ci sia speranza per Red Sonja, eppure, nel 2022, se ne torna a discutere, questa volta, tuttavia, trasformando quello che doveva essere un blockbuster fantasy in un film di serie B.
Dietro la macchina da presa c’è infatti MJ Bassett, che oltre ad avere un discreto pedigree nerd e ad aver già bazzicato dalle parti di Howard, è una abituata a gestire budget non proprio faraonici, ha alle spalle tanto lavoro televisivo, e possiede un occhio formidabile per le scene d’azione.
Per Red Sonja si sceglie la nostra Matilda Lutz, un’altra che non ha mai paura di mettersi in gioco e, soprattutto, di menare le mani.
Si vanno a girare gli esterni in Bulgaria e gli interni in Grecia e si porta a casa il film nel giro di un paio di mesi, post-produzione esclusa e terminata nell’ottobre del 2023.
Il budget non è noto, ma guardando il film con attenzione, vi potete rendere conto che non si tratta di una grossa cifra. Credo sia inferiore, e di parecchio, ai 50 milioni.
Ho letto, per questo motivo, cose di una crudeltà inaudita su Red Sonja, come se ormai non fosse possibile concepire il cinema fantastico al di fuori della logica stritolante dei blockbuster, quando in realtà non è mai stato così, se non negli ultimi anni, e infatti (ma tu guarda che coincidenza), il fantasy cinematografico è moribondo.
Se avete un briciolo di fiducia in me, io vi consiglio di guardarlo e di farvi una vostra idea: non parliamo di un film che cambierà le sorti della storia del cinema, e neanche di quello che riporterà in auge i film sword and sorcery, semmai fosse destinata a esistere una cosa di questo tipo, ma parliamo di un’opera estremamente sincera, brutalmente onesta e quasi commovente nel suo impegno a ricreare un mondo enorme e variopinto con mezzi limitati.
L’ho sentito definire il corrispettivo adulto (nel senso che crepa male un sacco di gente) di una serie CW. Ecco, potrebbe sembrare denigratorio, ma per me è un gran bel complimento, perché quelle serie, per quanto povere, hanno sempre beneficiato di una scrittura attenta e dedita a un adattamento rispettoso, ma non ossequioso, del materiale di partenza.
Che poi è proprio ciò che fanno Basset e Tasha Huo alla sceneggiatura con Red Sonja: prendono diversi spunti dai fumetti, sia nella loro versione anni ’70 che in quella più recente, dal 2005 in poi, li mischiano, li modernizzano e li usano per comporre una storia originale, che resta comunque molto riconoscibile nei personaggi, nelle situazioni, nell’atmosfera generale e nelle intenzioni.
Conosciamo Red Sonja da bambina, mentre la sua gente, gli Hyrkaniani, viene sterminata dai barbari. Lei riesce a fuggire e la ritroviamo, anni dopo, a vivere con il suo cavallo (che ruba la scena a tutti) nella foresta, alla ricerca perenne del suo popolo perduto.
Purtroppo, finirà per venire intercettata e catturata dall’imperatore Dragan e portata contro la sua volontà a combattere in un’arena insieme ad altri schiavi. Come dico spesso in questi casi, seguiranno botte.
Sono tante le botte, girate da padreterno in stato di grazia, ovvero da MJ Bassett in forma smagliante e deliziata, divertita, incantata dalla possibilità di far menare tutta questa gente vestita in armature succinte, prima dentro a un’arena, poi in mezzo a una foresta. Nonostante non ci siano, e lo abbiamo detto, chissà quanti soldi, le sequenze d’azione del film sono impressionanti, proprio per come Basset non rinuncia alle riprese lunghe e continue che l’hanno resa celebre; non è un caso se ha obbligato Lutz ad allenarsi in Bulgaria per un mese e si è portata dietro gli attori con i quali è abituata a lavorare (tra cui Rhona Mitra, non fo per dire).
Il film fa anche delle cose bizzarre e abbastanza inconsuete a livello narrativo e concettuale: Red Sonja è un’eroina antispecista, tanto per cominciare, e gran parte della sua personalità si basa sul rapporto con gli animali presenti nella foresta; la relazione tra Sonja e il suo antagonista è molto più sfumata e complessa di quello che ci si aspetterebbe in un film così povero di ambizioni, e devo ammettere che il modo in cui la protagonista si ritrova a indossare il celeberrimo bikini è esilarante e perfettamente in linea con un cinema contemporaneo che tenta di riappropriarsi di alcuni dettagli derivanti da una mentalità ormai distante nel tempo, senza snaturarli, ma presentandoli sotto una luce differente.
Red Sonja è spassoso, caciarone, anche pacchiano; indossa con orgoglio la sua natura indipendente e un po’ stracciona, è un anti-blockbuster che dura meno di 100 minuti e si lascia guardare con gioia dall’inizio alla fine.
Mi ha riportato ai tempi di Xena, e credo che questo sia il complimento migliore che gli si possa fare.
Credo che Davide avrebbe apprezzato.












Giorno Lucia,ooh bello bello,insieme a “Hellboy The Crooked Man”,l’unico altro film tratto dai fumetti che sto aspettando,alla faccia di quelli più costosi.Leggere le solite critiche riservate alla fattura visiva di questi B-Movie a budget ridotto(come se poi quelli costosi fossero impeccabili bah….),al massimo mi fà sentire vecchio,insomma chi è cresciuto con le serie televisive di Xena,Hercules..è Simbad(ve lo ricordate?),ho a bazzicato ai vecchi tempi le videoteche,quanti di questi fantasy a basso costo ci godevano,senza curarci di quanto fossero di lusso o meno?,oggigiorno tutto quello che non costa minimo 100 milioni,viene considerato robaccia,fan-movie con qualche soldo a disposizione,insomma la stessa sorte subita dal povero Hellboy.
MJ Bassett, Matilda Lutz, conoscenza e rielaborazione della matrice fumettistica, capacità di riportarti ai tempi di Xena: cos’altro dire di più, se non che le carte per far dimenticare del tutto l’indegno trattamento riservato alla Rossa guerriera in “Yado” sembrano esserci tutte, finalmente…