10 Anni di Zia Tibia: The Toxic Avenger

Regia – Michael Hertz, Lloyd Kaufman (1984)

Anche quando si passa un periodo di tempo molto lungo della propria vita a cianciare di filmacci online, restano delle zone inesplorate: questa è la prima volta, in quasi quindici anni, che ce ne andiamo a Tromaville, e sia la Zia sia io siamo un po’ emozionate.
Con l’uscita del remake di Macon Blair alle porte, è arrivato il momento di parlare del primo supereroe del New Jersey, al secolo Melvin, inserviente in un centro sportivo popolato da bulli e finito sotto una colata di liquami tossici a causa di tragico scherzo ai suoi danni.
Invece di ucciderlo, le esalazioni lo trasformano in un energumeno in tutù (non fate domande, guardate il film) che, con il suo scopettone, se ne va in giro per Tromaville a dispensare un po’ di sacrosanta giustizia, a difendere i deboli, ad aiutare le vecchiette e a sgominare il crimine.

Il Vendicatore Tossico è, ovviamente, un parto di quel genio di Kaufman, co-fondatore, insieme al complice Hertz, della Troma, storica factory di cinema punk (altri direbbero di serie Z), nata nel 1974.
Pur esistendo già da una decina d’anni, è proprio con The Toxic Avenger che la Troma trova la sua formula perfetta. Fino a quel momento, Kaufman e soci avevano realizzato quasi esclusivamente commedie scollacciate e, allo stesso tempo, avevano offerto i loro servizi a qualche film più mainstream, come Rocky (che è importante, ai fini del nostro Vendicatore), montato nelle moviole della Troma, o La Febbre del Sabato sera.
Kaufman stava lavorando come supervisore alla pre-produzione di Rocky, quando gli viene l’idea di un film dell’orrore ambientato in una palestra. Il titolo doveva essere Health Horror Club, cambiato poi in corsa in The Toxic Avenger; il budget è di circa mezzo milione di dollari e dietro la macchina da presa ci si mettono Hertz e Kaufamn (lui con lo pseudonimo di Samuel Weil). Esce all’inizio in pochissime sale, nell’aprile del 1984, poi la distribuzione di espande a macchia d’olio, ma è con l’home video, in VHS e Betamax che The Toxic Avebner comincia a fare soldi a palate, diventando un vero e proprio fenomeno e portando la Troma al di fuori del circuito dei cinema di mezzanotte cui era fino a quel momento stata relegata.
Non so se vi ricordate, ma esisteva anche una serie animata per bambini de Il Vendicatore Tossico, i giocattoli, le action figure.

Tutte cose che, se messe in relazione al film, risultano sbalorditive, perché The Toxic Avenger è cinema del cattivo gusto, dell’eccesso, del grottesco non intellettualmente mediato, in purezza. Si tratta di uno dei rarissimi casi in cui sarebbe lecito dire che oggi nessuno permetterebbe a una roba del genere di arrivare, non dico in sala, ma neppure nel più recondito angolo del DTV. Sarebbe lecito, perché di fatto ci arriverà ad agosto, anche se non sappiamo se il remake si rivelerà oltraggioso e osceno come il film cui si ispira.
Sia chiaro: The Toxic Avenger non fa schifo se contestualizzato nei primi anni ’80, fa schifo anche oggi, e anzi, oggi con il cinema contemporaneo che ha sempre paura di sporcarsi sul serio, può fare persino un effetto peggiore rispetto a quarant’anni fa: è un film in cui un bambino in bicicletta viene investito da un’auto, sopravvive all’impatto, e allora la macchina torna indietro per finire il lavoro e gli spappola la testa come un melone maturo (fun fact: era davvero un melone maturo riempito di sciroppo di glucosio). E forse non è neppure la cosa più atroce che accade, o quella più rivoltante. È, in effetti, popolato da personaggi rivoltanti, orride caricature dei cattivi dei film d’azione in voga all’epoca, ma senza un grammo del fascino che caratterizzava quei personaggi; è povero, squallido e miserabile, è offensivo per il gusto di esserlo, non ha freni inibitori, non si ferma davanti a niente; non c’è corpo femminile che non venga sessualizzato, non c’è battuta di cattivo gusto che ci venga risparmiata, non c’è forma di violenza che non venga commessa. Tutto con il tono sardonico e sguaiato della parodia. Questo è The Toxic Avenger, che lo vogliate o no

Quando parlo di cinema punk è a questa mancanza di limiti che mi riferisco: quando si opera in completa libertà, fuori dalle logiche equilibriste degli studios, ma anche spogliati da qualsivoglia intento artistico, resta questo strafottente afflato anarchico che, in alcuni casi (non sempre, per carità) e per circostanze che non sono del tutto comprensibili, finisce per creare una stramba forma di poesia sbilenca.
A differenza di un John Waters, che faceva con grande consapevolezza un trash raffinatissimo e colmo di riferimenti culturali, Kaufman è un disgraziato; anche il suo è un trash consapevole, non involontario. Sapeva ciò che stava combinando e ci rideva sopra mentre contava i soldi. La sua estetica del brutto, tuttavia, non è mai ricercata. Esistono film della Troma non privi di una certa forma di sofisticazione, Combat Shock e Tromeo and Juliet su tutti, e anche Citizen Toxie è studiato, a modo suo. Ma The Toxic Avenger è il corrispettivo cinematografico di un pazzo che ti urla in faccia puzzando come una fogna di vino scadente.

È bellissimo, The Toxic Avenger, ma non è un bel film. Non so se riesco a spiegarlo a una persona normale. Non so se è possibile mostrare un simile pastrocchio a una persona normale e farle capire quanto sia liberatorio e divertente guardarlo e trovarci dentro, nonostante, tutto una carica eversiva che prende a pernacchie ogni singola convenzione, ogni forma di regola, grammaticale o morale che sia. The Toxic Avenger è un film che “te stacca un braccio e te ce mena”, metaforicamente e di fatto.
Non è un caso se la scuola di James Gunn è stata la Troma: The Suicide Squad è un film della Troma con un sacco di soldi, mentre altri blockbuster diretti da Gunn, persino Superman, hanno tutti degli elementi che arrivano dritti dalla sua formazione come regista e uomo di cinema in generale. Persino quando è più trattenuto dalle catene di enormi macchine macinadollari come la Disney o la DC, il momento Troma gli scappa sempre, perché gli scorre nel sangue.

È quel dettaglio folle e fuori posto, lisergico, beffardo, la sensazione che ti arriva dallo schermo di non essere al sicuro, di essere nelle mani di uno squilibrato.
Pensateci, quando andate in sala a vedere Superman, che tutto è cominciato qui, e cercate di notare la continuità, la paternità.
Cinema per cialtroni fatto da cialtroni, instabile come glicerina, che un minuto prima ti stordisce con la sua plateale volgarità, e un minuto dopo ti sorprende per come riesce a descrivere l’orrore del capitalismo in due battute di dialogo. Alla fine, quello della Troma è un cinema di resistenza.
Bisogna avere lo stomaco di sopportarlo, ma se si riesce a sintonizzarsi con la sua poetica scomposta, è sempre una gioia.

5 commenti

  1. Avatar di Frank La Strega

    Grandissimo Toxic!🧹

    Questi film sono sempre stati per me divertenti e liberatori. E non solo. Sono dei porti nei quali attraccare periodicamente perché, dosati nel modo giusto, parlano al cuore, alla mente, allo stomaco. Quando mi occupavo di teatro con ragazzi adolescenti e cercavo di creare uno spazio espressivo in cui loro potessero creare storie personali liberamente, in mente ho sempre avuto il cinema di genere, da Toxic Avenger a Cabal.

    Ieri notte per coincidenza ho visto con un amico Superman al cinema e mi sono divertito alla grandissima godendomi anche quella follia che affiora e ti travolge (o inquieta). Ho pure pianto.😅 Io che non sono mai stato vicino al mondo dei supereroi e non sono mai stati davvero parte del mio immaginario.

    Esco dal cinema e un messaggio mi informa che Ozzy Osbourne è morto. Lo ascoltavo da bambino e da ragazzo mentre leggevo Dylan Dog e cercavo di non perdermi mai una “Notte Horror”.

    Non so… mettendo insieme tutto ho questa strana sensazione oggi: di qualcosa che è finito e che continua e si trasforma allo stesso tempo.

    Guardo l’orizzonte facendo air guitar con un mocio!😉

  2. Avatar di alessio

    La Troma dei Settanta e Ottanta del neo conservatorismo reaganiano per certi versi si può accostare al Dadaismo del Primo Dopoguerra nato allora come reazione al conflitto: una invettiva contro la crisi morale ed economica che ne era seguita; allora l’ironia e l’irriverenza come risposta alle istituzioni sempre più reazionarie e chiuse su se stesse, così alla messa in discussione di una società che chiudeva alla partecipazione democratica la scelta di mettere in scena un linguaggio ed una estetica antisociale, di provocazione e rottura; laddove ogni aspetto del quotidiano era inquadrato e incardinato in un ordine scegliere e dare respiro – per contro – all’improvvisazione, mettendo così al bando le regole, la logica addirittura; ma soprattutto dare spazio al gioco (e se il gioco guarda sempre con occhi fanciulleschi alla vita, ne scimmiotta le regole – parodiandole – tuttavia, proprio come fa la cocciutaggine che appartiene solo ai bimbi, va oltre lo scherno, per replicare ad essa: è in questo suo essere chiassoso, e solo in apparenza inoffensivo, che il gioco alla vita vi si avvicina – indisturbato – ma per poi graffiarla, scardinarne la rigida grammatica). Ma pur se simili, tra Troma e Dada una grandissima distanza di obiettivi li separava: per quanto la Troma proprio con il suo gioco, scorretto sarcastico e che mette al bando le regole, denunciava un mondo nel quale potenze contrapposte si puntavano testate nucleare o si faceva promotrice dei primi vagiti ambientalisti, quello stesso mondo – su cui sputava – non aveva né le interessava abbatterlo e poi cambiarlo; insomma non aveva nulla della carica rivoluzionaria dei Dada per cui quel suo opporsi ai valori borghesi e dominanti andava ben oltre la mera opposizione; c’era una forza iconoclasta, distruttrice e premessa senza la quale era impossibile edificare un nuovo mondo (per costruire devi prima abbattere). È vero, Tromaville è stato un mondo più bonariamente solo “del grottesco non intellettualmente mediato”.

  3. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Post perfetto su di un film.”disgustosamente” mitico 😉 Il remake, invece, temo assai lo sia molto meno (mitico e disgustoso come deve, che Tromaville è ormai lontana)… Comunque, staremo a vedere.

  4. Avatar di Jason13
    Jason13 · ·

    Non ci credo che questo sia il primo articolo de Il giorno degli zombi dedicato alla Troma.

    Però ricordo con piacere – e con affetto ricordo Davide Mana – una deliziosa puntata di Paura & Delirio incentrata su Tromeo and Juliet.

    Quel podcast era fantastico, quando mi manca.

  5. Avatar di loscalzo1979

    Un film leggendario, già solo per aver avuto come attore nella saga Lemmy dei Motorhead.