
Regia – Hyeok-jae Kwon (2025)
In teoria, sarebbe il sequel diretto di The Priests, del 2015, diretto dal regista di Exhuma. ma in pratica è una sorta di spin off che può essere visto tranquillamente anche se non si ha alcuna nozione sul suo predecessore. Io me lo ricordavo a stento perché, ammettiamolo, non mi aveva colpito più di tanto, ma questo non mi ha impedito di godermi Dark Nuns dall’inizio alla fine, che è proprio un bello spettacolino di esorcismi e sincretismo religioso con una protagonista, suor Junia (interpretata da Song Hye-kyo) della quale ci si innamora nel giro di venti secondi: dal momento in cui la si vede entrare in scena con sigaretta in bocca e tanica d’acqua santa da rovesciare sugli indemoniati, non ce n’è più per nessuno.
Se, parlando l’anno scorso proprio di Exhuma (che è superiore a Dark Nuns) ho fatto un paragone irriverente con il Warren-verse, per quanto riguarda Dark Nuns l’irriverenza è proprio fuori questione: trattasi di universo narrativo di preti e suore che lottano contro il male, impostato con la formula del classico film demoniaco fruibile anche da chi non mastica horror a pranzo, cena e colazione.
Nel caso di Dark Nuns abbiamo anche, per noi occidentali ignorantoni e grezzi, il bonus rappresentato dal cattolicesimo, una cosa che comprendiamo con una certa facilità e non ci sembra del tutto aliena.
Nonostante l’aria familiare che si respira nel film, sempre di horror coreano parliamo, e quindi na certa distanza culturale è da mettere in preventivo. Ma è proprio questo il bello.
Dark Nuns racconta di un bambino posseduto da un’entità demoniaca non meglio specificata. I sacerdoti che stanno eseguendo l’esorcismo chiamano in aiuto suor Junia, che è esperta di queste problematiche e possiede anche la seconda vista. Purtroppo il rito non viene portato a compimento e il ragazzino finisce in un ospedale cattolico, gestito da un primario, anche lui prete, che reputa l’esorcismo una pratica barbara e superata; anche le alte gerarchie ecclesiastiche coreane non intendono avvalorare la teoria della possessione: dopotutto Junia è una suora, una femmina, e non ha alcun titolo per mettersi pure a esorcizzare la gente, per cortesia.
Junia, che però dispone di sei metri di pelo sullo stomaco ed è dotata di enorme cazzimma, non si arrende così facilmente: si allea con una sua collega suora medica che lavora in ospedale, e decide di fare di testa sua, avvalendosi della collaborazione di una sciamana.
Ovviamente Junia ha ragione, ovviamente siamo con lei dall’inizio alla fine, anche se è scorbutica, arrogante, sgarbata e non fa nulla per rendersi simpatica a chi la circonda.
In mezzo, troviamo una catena di possessioni demoniache ereditata dal film precedente e chiamata Le 12 Configurazioni, la setta dei Rosacroce, anch’essa un lascito di The Priests, e (questa la parte più interessante) poteri medianici trattati come malattie mentali da estirpare con metodi poco ortodossi da parte di una chiesa terrorizzata dalle credenze che l’hanno preceduta e hanno radici un po’ più profonde.
Come scrivevo prima, Dark Nuns ha la struttura tipica dell’horror demoniaco da L’Esorcista in giù: le figure religiose sono eroiche, il male è quello delle Scritture, il rito consiste nell’ottenere il nome dell’entità che ha preso possesso del corpo della sua vittima per ricacciarla all’inferno, e così via. È tutto, sulla carta molto metodico e pure un po’ banale, se vogliamo.
Sulla carta, però, perché, a parte l’ovvia deviazione alla regola rappresentata dal fatto che la persona incaricata (da se stessa, ma son sottigliezze) di occuparsi dell’esorcismo è una suora, il film si prende parecchie libertà nel metterle in scena, queste figure religiose, e fa dell’incontro tra la fede cattolica delle protagoniste e lo sciamanesimo di chi si offre di dal loro supporto, il cuore narrativo di tutta la vicenda.
In parte, ci aveva provato un paio di anni fa Gordon Green nel suo tentativo mal riuscito di riportare al cinema L’Esorcista, a mettere un mischione di religioni disparate tutte insieme a lottare contro il vecchio Pazuzu, ma l’esecuzione dell’idea, per quanto ottima, lasciava molto a desiderare.
La sceneggiatura di Dark Nuns è molto più centrata e compatta, e Kwon è abbastanza intelligente dal restringere il più possibile il campo a pochi personaggi e dar loro tutto lo spazio e il respiro necessari per far funzionare il meccanismo al centro del film: aiutare qualcuno in difficoltà, non importa se al prezzo di dover anche abdicare alle proprie convinzioni.
Perché l’obiettivo di Junia, e della sua collega Michaela, anche lei dotata di seconda vista e repressa per questo motivo sin da bambina, non è affermare il potere divino sul demonio, ma salvare la vita di un ragazzino; nel porre le due suore e la sciamana al centro del discorso, il film toglie i preti (protagonisti del primo film, e qui figure di contorno o di disturbo) dalle luci della ribalta e instaura una triade tutta femminile pronta a caricarsi sulle spalle il peso e la responsabilità del destino del giovane Hee-Joon; se in molte storie basate sul concetto di possessione, la cosa importante è preservare l’anima del posseduto e stabilire la supremazia del bene sul male, qui di anima si parla pochissimo e la preoccupazione principale è che il bambino ne esca tutto intero.
Per essere un horror religioso poi, bisogna dire che Dio viene menzionato di rado, e sempre da personaggi quantomeno ambigui, se non apertamente negativi. Di solito uomini. E non perché Junia e Michaela non abbiano fede, ma perché sono troppo impegnate a risolvere un problema per avere il tempo di farne continua professione.
È un approccio molto fresco e originale a una tematica che l’horror ha toccato così tante volte da abusarne quasi. Avrà anche un’ossatura classica, Dark Nuns, ma lo svolgimento non lo è affatto.
Non dovrebbe stupirvi la cosa, trattandosi di cinema coreano, ma lo stile di Dark Nuns rasenta la perfezione. Non ha la durata elefantiaca di un Exhuma, e neanche il suo ritmo micidiale, ma è un lavoro realizzato con enorme professionalità e gusto. È tutto calibrato al millimetro per funzionare con la precisione di un cronometro e andare a toccare, a ogni scena, le corde giuste: sa essere drammatico e magniloquente, anche epico (vedete la sequenza in spiaggia, per esempio), ma poi diventa all’improvviso intimo e, a suo modo, è persino in grado di essere divertente. Ma d’altronde, quando hai una suora che dice un cazzo ogni tre parole, un paio di risate ci scappano sempre.
Esteticamente, ha un’ottima messa in scena e una bella colorazione calda e pastosa. Il film respira grazie al frequente uso di campi lunghi e medi e, anche quando la situazione richiede un certo grado di frenesia, non è mai confuso o caotico.
Mi ha colpito soprattutto il modo in cui le due protagoniste principali sono sistemate in campo quando sono insieme, all’inizio sempre separate da qualche elemento scenico, e in seguito più vicine, fino ad apparire costantemente nello stesso spazio dell’inquadratura e con i movimenti sincronizzati, come se fossero diventate un unico personaggio.
Fa anche una discreta paura, in particolare nella lunga sequenza finale, quella dedicata all’esorcismo vero e proprio, con le nostre da sole alle prese con il demone e, all’esterno, un giovanissimo apprendista sciamano che esegue il suo rito che accompagna e fa da contrappunto al loro.
C’è persino tutto un discorso che si muove sotto traccia sulla femminilità, e che ha come punto di partenza la scoperta, da parte di suor Junia, di un tumore all’utero, destinato a tornarle crudelmente utile alla fine del film.
È intenso, è appassionante, commuove e ti tiene legato ai personaggi, questo christian horror coreano. Una sorpresa che non mi sarei mai aspettata.
L’epilogo lascia un portone spalancato per ulteriori seguiti. Non chiediamo di meglio.












Suore coreane che fumano: Sorrentino si sta mangiando le mani per non averci pensato lui!
Buon 25 aprile!
Buon 25 aprile a te! E speriamo che Sorrentino non veda mai il film!
In lista! 🙂
Leggendo mi è ritornata in mente la suora del film Saigon (Off Limits), un film sorprendente che ho scoperto in una serata di cinema con mio padre.
Grazie, come sempre, della segnalazione!
Besos! 😘
Film della Madonna, tra l’altro!
Felice Festa della Liberazione!
Ricambio, ma con sobrietà
Buon 25 aprile (da festeggiarsi all’uopo con suore coreane che sappiano perfettamente il fatto loro 😉)!