Grotesquerie

Creata da – John Robin Baitz, Joe Baken, Ryan Murphy (2024)

Credo sia più di un anno che, da queste parti, non affrontiamo l’argomento serie tv; senza andare a vedere perché non ho voglia, l’ultimo prodotto per il piccolo schermo di cui abbiamo parlato è stato La Caduta della Casa degli Usher di Flanagan. Ryan Murphy, invece, lo abbiamo un po’ abbandonato dai tempi di American Horror Story 1984. Pur continuando a volergli molto bene, la formula di AHS mi aveva un po’ stancata, gli spin-off mi agganciano poco e le sue incursioni nel true crime le trovo discutibili da un punto di vista etico (come tutto il true crime, non è una cosa contro Murphy in particolare). Quando però è arrivata Grotesquerie, mi ci sono precipitata dopo aver sentito che ne parlavano molto bene nel podcast ufficiale di Fangoria.
Bisogna sempre fidarsi di Fangoria: Grotesquerie è la cosa migliore fatta da Murphy dai tempi di Asylum. Sì, sono entusiasta, sì, mi sto sbilanciando. 
Sta uscendo proprio in questi giorni a scadenza settimanale su Disney +. Oggi dovrebbero essere disponibili gli episodi 7 e 8, quindi il mio articolo sarà a prova di spoiler, è una promessa. 

Per capire cosa sia Grotesquerie, bisogna chiedersi cosa sarebbe successo se John Waters avesse diretto Seven. Se la riposta ci incuriosisce, è la serie che fa per noi; se la sola idea ci ripugna, è il caso di starne alla larga.
Sulla carta è un procedural poliziesco: racconta della detective Lois Tryon (Niecy Nash), poliziotta di mezza età consumata dagli orrori visti nel corso della carriera, dall’abuso di alcol e da una situazione familiare allo sbando (il marito è in coma) che si ritrova a indagare su una serie di omicidi a sfondo religioso in una città non identificata della California che pare sull’orlo dell’apocalisse; ad aiutarla nel corso dell’investigazione, c’è una giovane suora appassionata di true crime, Sister Megan (Micaela Diamond).
L’assassino, Grotesquerie appunto, sistema le proprie vittime in macabre composizioni di cadaveri che richiamano la Bibbia, ma soprattutto dà l’impressione di rivolgersi direttamente a Lois, di voler instaurare con lei un dialogo, di conoscerla e di andare a colpire tutti i suoi punti deboli. Di conseguenza, le indagini assumono sin dall’inizio una dimensione non solo professionale, ma personale.

Fin qui, tutto nella norma. Abbiamo l’assassino, la poliziotta anziana con problemi, la giovane, entusiasta e un po’ ingenua collaboratrice. Se non fosse che ci troviamo nel mondo di Ryan Murphy ed è tutto bizzarro, sopra le righe, messo in scena seguendo una logica da incubo che spesso appare disconnessa dal reale e lanciata a rotta di collo nel reame delle allucinazioni, dei brutti trip, del fantastico spinto. 
Non è solo una caratteristica del racconto, del suo ritmo, delle cose che accadono davanti al nostro sguardo sempre più incredulo: anche i toni e registri usati dagli showrunner e dai vari registi che si avvicendano nel corso delle puntate son tutti sballati. Ci sono dei momenti di pura commedia, per poi scivolare nel dramma surreale, nel noir, nella soap opera ospedaliera, persino nel musical, a un certo punto (d’altronde Diamond è un’attrice di Broadway e c’è un motivo per cui sta lì). 
L’atmosfera però, è sempre coerente: opprimente e allucinata. Grotesquerie è una serie che racconta la fine della civiltà, forse dell’umanità attraverso un’indagine, e lo fa benissimo. 

C’è un intero episodio, il quinto, il più bello dell’intera serie, che racchiude in 50 minuti tutti questi toni, registri, generi cinematografici, ed è quasi autoconclusivo, una specie di bolla di cristallo (piena di fumo, però) attraverso la quale assistiamo al tramonto definitivo di un mondo. Quale mondo non posso spiegarvelo, e vi assicuro che c’è una spiegazione logica a tutto ciò che accade nelle prime sei puntate della serie, che giunta poco oltre la metà, cambia completamente la prospettiva, azzera ogni singolo elemento narrativo che avevamo dato per scontato fino a quel punto, e ricomincia da capo, con uno dei twist meglio piazzati della storia della tv recente. 
Che è stato oggetto di parecchie controversie, perché un ribaltamento di questo tipo non è semplice da gestire, e soprattutto, non c’è tempo sufficiente, nelle tre puntate che restano, per chiudere dopo un reset così importante. 
Eppure, non so neanche io come, funziona. 

Funziona perché la comunicazione tra i due tronconi della serie è, a suo modo, congrua, perché l’elemento fisso rappresentato da Lois, nonostante la sua totale inaffidabilità come protagonista e narratrice, ci fa da ancora per muoverci nel vuoto orchestrato abilmente da Murphy, perché i personaggi sono tutti forti e interessanti, perché alla fine l’indagine investigativa, che è la parte più debole, non è altro che un pretesto per indagare la psicologia frammentata di Lois e di chi le sta intorno. E perché c’è una logica interna, che è quella tipica dei racconti dell’orrore, che fa da collante a tutto questo marasma tipico di Murphy. A volte è solo confusione, bella da vedere, ma sempre confusione; altre, come in questo caso, è caos tenuto sotto controllo dalle mani di un prestigiatore esperto: eseguono il trucco sotto il tuo naso e tu neanche te ne accorgi. Rivedendola (come sto facendo io ogni settimana), tutti i semi del colpo di scena erano messi in bella vista. Noi guardavamo semplicemente da un’altra parte. 
È in questa manipolazione del nostro sguardo e della nostra attenzione che sta il successo di Grotesquerie. 

Se conoscete Ryan Murphy, e il Ryan Murphy più horror, sapete bene a cosa andate incontro: Grotesquerie è blasfema, provocatoria, scorretta, è volgare, è eccessiva, è sul crinale tra erotismo morboso e pornografia; la violenza abbonda a ogni fotogramma, non mancano dettagli osceni e disgustosi, sta sempre sei metri sopra le righe, ed è anche coloratissima, terribilmente umana, popolare e raffinata come soltanto Murphy, quando è in forma, sa essere.
Qui ci sono anche due attrici strepitose che si danno il cambio in duetti, battibecchi, schermaglie varie da incorniciare, coadiuvate da un cast di supporto che comprende una gran signora del cinema britannico come Lesley Manville, qui nel ruolo più strambo di tutta la sua carriera.
È complicato parlare di Grotesquerie senza davvero parlarne, quindi non mi dilungo oltre, anche perché, se John Waters che fa Seven non vi ha convinti alla prima riga, credo che non servirebbero altre diecimila parole a farlo. 

11 commenti

  1. Avatar di L

    Mi incuriosiva, a questo punto gli darò una possibilità.
    Premetto che non sono un fan di AHS. Ha avuto degli ottimi momenti, ma aveva il vizio di portare allo stremo la mia sospensione dell’incredulità tirando fuori nell’arco di tre episodi gli alieni, i satanisti, i fantasmi, i mutanti, i serial killer, gli zombi, anna frank, i ninja e i viaggi nel tempo.
    A fermarmi in questo caso però erano stati i voti abbastanza bassi su imdb e rottentomatoes, di cui sarò curioso di capire il motivo…

    1. Avatar di Lucia

      Credo sia proprio per quel twist che arriva alla settimana puntata che ha valutazioni così basse. O anche perché il finale resta in sospeso e se non si dovesse fare una seconda stagione, rimarremmo tutti con un pugno di mosche in mano.

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Cosa sarebbe successo con John Waters alla regia di Seven? Senza dubbio un qualcosa di disgustosamente interessante e, se provo a considerare Waters come il nume tutelare di “Grotesquerie”, allora penso che la troverò altrettanto disgustosamente interessante 😉

    P.S. AHS aveva tirato un po’ troppo la corda, in effetti…

  3. Avatar di Andrea Lipparini
    Andrea Lipparini · ·

    Beh, veramente sorprendente.. l’ ho apprezzata molto..e quell’ episodio girato in piano sequenza è fenomenale.. ottima davvero 💕

  4. Avatar di loscalzo1979

    Sembra interessante, recupero

  5. Avatar di Edo

    Uhm, grazie del consiglio. Sono a 25 minuti primo episodio, e…

  6. Avatar di Edo

    …e niente, prete puntata due, sguardi sopra le righe di venti righe, non riesco più a guardare nulla.

  7. Avatar di marco

    “Ciao, vorrei fare qualcosa come trentacinque – quaranta film su temi e registri diversi (secolarità, alcolismo, relazioni di coppia, superstizione, dipendenze, serial killer, true crime, family drama, commedia, grottesco) ma mi hanno finanziato per ora soltanto una serie, facciamo che ce li metto tutti dentro. Vostro, Ryan Murphy”

    Grazie Lucia
    Io mi sono divertito più dopo il twist che prima 🙂

  8. Avatar di marco

    Ciao, vorrei fare qualcosa come trentacinque – quaranta film su temi e registri diversi (secolarità, alcolismo, relazioni di coppia, superstizione, dipendenze, serial killer, true crime, family drama, commedia, grottesco) ma mi hanno finanziato per ora soltanto una serie, facciamo che ce li metto tutti dentro.
    Vostro, Ryan Murphy

    Grazie Lucia

    Io mi sono divertito più dopo il twist che prima 🙂

    1. Avatar di Lucia

      Divertentissimo tutto. Io credo che il picco della serie sia nella puntata con l’incendio. Però me la sono spassata per tutti e 10 gli episodi.

  9. Avatar di marco

    Sorry doppio 🙏