Nuovi Incubi Halloween Challenge Day 22: The Wolfman

Regia – Joe Johnston (2010)

Al ventiduesimo giorno, oltre ad aver perso la nozione del tempo e dello spazio e a non capire più neanche come mi chiamo, dovrei parlare di un remake. Non so se vi ricordate quando, un paio di anni fa o giù di lì, avevo deciso di affrontare tutti quelli degli anni ’00. Mi ritrovo dunque piuttosto sguarnita per questa challenge, ma ecco che, dopo qualche patimento e indecisione, mi arriva dalla Universal l’illuminazione che stavo cercando, tra l’altro con le sembianze impellicciate di un film che non avevo mai visto.
Ne avevano parlato tutti così male di The Wolfman, quattordici anni fa, che non mi ero presa la briga di andare in sala. Poi mi era uscito di mente e basta. A volte succede. Per l’occasione, dato che c’ero, ho visto il director’s cut che uscì con la versione home video, e contiene 17 minuti aggiuntivi, più una scena con il grande Max Von Sydow, completamente tagliata quando il film venne distribuito in sala. Sono una persona precisa.

È noto che, periodicamente, la Universal cerca di riportare in auge i mostri classici, di solito con risultati catastrofici, se si esclude l’eccezione de La Mummia del 1999. Il cosiddetto Dark Universe è soltanto il più recente degli esempi, e c’entra qualcosa con questo Uomo Lupo del 2010, perché, insieme al successivo Dracula Untold e al precedente Van Helsing, è stato una sorta di falsa partenza di un generale reboot del bestiario anni ’30 e ’40 per un pubblico contemporaneo. Nel frattempo, il pubblico contemporaneo del 2010 è invecchiato, il Dark Universe è finito in parte nelle mani della Blumhouse, che ha fatto L’Uomo Invisibile nel 2019 ed è pronta per uscire con un altro Larry Talbot l’anno prossimo; in parte si è frammentato nei due adattamenti di Frankenstein pronti in rampa di lancio per il 2025, quello di del Toro per Netflix e La Sposa di Maggie Gyllenhaall per la Warner Bros.
Nonostante la Universal fallisca spesso e volentieri nel dare ordine al suo patrimonio di creature classiche, loro godono di ottima salute e continuano ad affacciarsi nelle sale con scadenza mensile.

È nota anche la mia passione per le operazioni fallimentari, il mio attaccamento nei confronti dei progetti tutti storti e sbagliati, e quindi sì, quattordici anni dopo, dichiaro qui che The Wolfman è proprio il film per me, poverino. Inoltre, ci sta perfetto nella giornata di oggi, perché è proprio un remake de L’Uomo Lupo del 1941, almeno per la prima parte. Ma d’altronde, il film con Lon Chaney Jr. durava 70 minuti, questo ne dura 103, 120 se guardate come me il director’s cut. 
La gestazione di The Wolfman comincia nel 2006, quando la Universal annuncia con tanto di fanfare che a breve l’uomo lupo tornerà a ululare nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, interpretato da Benicio del Toro, grandissimo fan del vecchio film Universal, e addirittura collezionista di memorabilia. A dirigerlo all’inizio arriva Mark Romanek, che però viene allontanato nel 2008, a poche settimane dall’inizio delle riprese per le solite divergenze creative. Il 3 febbraio entra in scena Johnston e il 3 marzo si va a girare con un budget di 85 milioni di dollari. Si gira soprattutto on location, come si sul dire, ovvero in piccoli paesini sperduti in giro per la brughiera inglese, ma anche nei Pinewood Studios per gli interni. 
Si torna sul set svariate volte perché alla Universal non vanno bene un sacco di cose e il costo finale del film raggiunge i 150 milioni in serenità e scioltezza. Mai recuperati, ovviamente, perché The Wolfman incassa poco e non piace a nessuno. 

Poi c’è tutto il capitolo effetti speciali da tenere in considerazione: si scomoda Rick Baker per il trucco di del Toro (e dell’altro licantropo presente in scena, che non vi dico chi è, perché forse non avete visto il film neppure voi) che, nelle intenzioni dell’attore, di Baker e di Romanek doveva essere molto simile al trucco ideato da Jack Pierce per Lon Chaney Jr.
Baker si butta nel progetto convinto che l’idea fosse quella di fare tutto dal vero, trasformazione compresa; scopre con grande rammarico che non sarà così. Quando Romanek abbandona il film, Johnston non ha il tempo materiale di affidarsi a costosissimi, e anche lunghissimi da realizzare, effetti dal vero. Opta quindi per filmare del Toro che si contorce e per aggiungere poi la trasformazione in post, con risultati che, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.
The Wolfman doveva uscire alla fine del 2008 ed esce invece nel 2010, un po’ perché lo hanno rimontato trecento volte, un po’ perché alla Universal sono da TSO e quindi prima assumono Danny Elfman per scrivere la colonna sonora e, quando lui ha finito di inciderla, gliela rigettano in blocco per assumere al suo posto Paul Haslinger. Anche lui ha composto e inciso l’intera colonna sonora, ma, indovinate, anche quella è stata rigettata in blocco e si è tornati a usare quella di Elfman.
Capite perché questo film mi è entrato nel cuore?

Il risultato finale è, per ovvie ragioni, altalenante, però ha un fascino incredibile. È l’unico horror gotico contemporaneo che riesce a ricreare in maniera filologica l’atmosfera, l’estetica e persino la grana dei vecchi classici Universal. 
Ci sono tantissimi approcci diversi alla pratica del remake, che sappiamo essere vecchia quasi quanto il cinema stesso, ma per comodità ci limitiamo a suddividere gli approcci in due grossi tronconi: quello eversivo e quello tradizionalista. The Wolfman appartiene alla seconda categoria, tanto che la prima ora di film, a parte quella minuscola deviazione utile a preparare la seconda parte, replica in maniera fedelissima gli avvenimenti del film del 1941: Larry Talbot torna nel paese natio per scoprire che fine ha fatto il fratello, esce con la luna piena per parlare con un’indovina, viene morso dalla bestia e quindi infettato. 
I dialoghi sono letterari, il ritmo è compassato, il film è a colori ma sono talmente spenti che potrebbe benissimo essere in bianco e nero, Talbot è una figura tragica e del Toro ne accentua sin da subito i tratti vagamente belluini, Emily Blunt fa la fanciulla innocente e dal ruolo salvifico e l’amore tra i due è casto e romantico.  È un classico Universal cui tuttavia Johnston aggiunge una discreta quantità di smembramenti, per ricordarci che dopotutto siamo nel 2010 e possiamo far scatenare il nostro lupacchiotto e fargli tranciare giugulari, strappare arti, decapitare la gente a zampate. 

Con la seconda parte, The Wolfman perde un po’ della deliziosa e un ingenua semplicità dell’ora precedente e si complica la vita da solo, però dà anche spazio a Anthony Hopkins per gigioneggiare a più non posso, e chi siamo noi per lamentarci di una cosa del genere.
Diventa tuttavia un po’ troppo macchinoso e, se capite cosa intendo, troppo moderno nel voler aggiungere strati e strati di complessità a una vicenda che funziona proprio perché lineare, perché raccontava di un uomo buono e innocente che si becca una maledizione senza possibilità di cura soltanto per un capriccio del caso, per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Il licantropo è il mostro più sfigato tra quelli classici. Sì, anche più della creatura di Frankenstein, che dalla sua ha una maggiore caratura tragica. Il lupo mannaro, povera bestia, è soltanto sfortunato. È proprio su questo che, tuttavia, se si lavora bene, si riesce a innestare un melodramma gotico sulla casualità degli eventi: Larry Talbot che incontra la possibile donna della sua vita e poi deve morire per mano sua. 
Johnston questo elemento melò lo coglie in pieno e ci ricama sopra uno splendido e commovente finale. 
Fossi in voi, e proprio in previsione del film di Whannell in arrivo a breve, io una visitina a questo Uomo Lupo di Benicio del Toro proverei a farla. Ha tanti difetti, però, al netto di ogni possibile interferenza da parte della Universal, ha anche tantissimo cuore. 

15 commenti

  1. Avatar di Frank La Strega

    Lo vidi all’epoca ma… non ricordo nulla. Ci ritornerò volentieri…

    Il mio film di oggi è “King Kong” di Peter Jackson. Forse non siamo così lontani dal titolo raccontato del post. Ci misi più di dieci anni a vederlo (ne avevo sempre sentito dire male), non se ne parla quasi mai e lo conosco nella versione di 3 ore. Tra l’altro, anche quello di Jackson credo che sia stato un “approccio classico” con dentro, poi, “del suo”. Mi aspettavo un film gonfio ma vuoto e invece me ne sono innamorato. Gonfio sì, ma anche bello “pieno”. Secondo me è da riscoprire. Con pazienza…🙂

    Besos!😘

    1. Avatar di Lucia

      Volevo metterlo anche io King Kong, ma poi mi sono ricordata che l’anno prossimo compie 20 anni e quindi va festeggiato adeguatamente.

      1. Avatar di Frank La Strega

        Grande! Non vedo l’ora!

  2. Avatar di Fabio

    Buongiorno Lucia,qui mi colpisci dritto al cuore,perche’ io fui tra i pochi che lo videro al cinema 14 anni fa’,ovviamente comprai subito l’edizione blu ray,perche’ amai da subito questo film,che rivedo ogni anno,davvero troppo odiato,e mai ne ho colto totalmente le ragioni,forse allora come anche oggi,il genere Gotico di stampo tradizionale non fa’ piu’ presa,forse alla gente non interessa piu’,ma io mi persi nei suoi ritmi narrativi pacati e nei suoi paesaggi umidi e nebbiosi,in piu’ l’amante dell’horror piu’ de panza che vive in me,si godette la mattanza violentissima,incredibile se ci ripenso,considerando l’altissimo budget con qui fu’ realizzato,trovare un tale livello di gore. Con la consapevolezza che forse non avro’ mai piu’ un film dell’uomo lupo cosi costoso,attendo anche io il prossimo 16 gennaio per la nuova versione,si vedra’!.

    1. Avatar di Lucia

      No, infatti, non avremo mai più un Wolfman con questo budget e neanche così aderente allo spirito Universal dell’epoca. Quello in arrivo sono certa sarà buono, però credo anche che, come L’Uomo Invisibile, sarà molto moderno e molto distante dal gotico.

  3. Avatar di Fabio

    Tornando invece alla challenge di oggi “Un Remake”,ho scelto uno dei miei preferiti in assoluto,”Maniac” del 2012.👋😁

  4. Avatar di Marco INAUDI
    Marco INAUDI · ·

    Ciao Lucia. Bellissimo. Visto al cinema all’ epoca e rivisto in Blu-ray qualche anno dopo. Piaciuto molto. Nonostante le traversie subite in produzione, il risultato finale è eccellente. Del Toro ed Emily Blunt sono magnifici, ma è soprattutto l’ atmosfera gotica che trovo molto bella. Buona continuazione di Spooky Season e grazie per tutti questi post. Quasi uno al giorno è impegnativo. Un abbraccio forte. Ciao!

    1. Avatar di Lucia

      grazie a te! Infatti dopo ottobre mi prendo una vacanza 😀

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        Il licantropo di Joe Johnston lo ricordo poco, in effetti, e quel poco non mi riporta alla mente sensazioni granché entusiasmanti (gli effetti come la “non-trasformazione” di Benicio del Toro lasciavano il segno, purtroppo 😣): con la Director’s Cut magari qualcosa potrebbe pure cambiare, ma non mi sento di metterci già da ora la mano sul fuoco… Vedremo 🎃

        Per oggi la mia scelta cade su “Terrore dallo spazio profondo” di Kaufman: tutti quei terribili baccelli con le loro “copie” in formazione, per non parlare di quel cane “umanoide”, hanno mantenuto intatta la capacità di fare ribrezzo dopo ben quarantasei anni…

  5. Avatar di loscalzo1979

    L’ho rivisto qualche tempo fa, ma continua a non prendermi: si percepisce le mille rotture di palle della Universal, dei registi, del Cast dietro un progetto in cui han messo bocca troppe persone.

  6. Avatar di Frank La Strega

    Ok, ho recuperato. Il finale mi ha steso…

  7. Avatar di tommaso
    tommaso · ·

    Stessa tua esperienza e stesse tue conclusioni. Film talmente massacrato all’epoca che mi avevano tolto ogni voglia di vederlo e poi l’avevo rimosso. Probabilmente non l’avrei mai recuperato se mia moglie non si fosse messa lì a guardarlo qualche mese fa, incuriosendomi. E alla fine mi sono trovato davanti a un film niente male nel suo classicismo.

    Probabilmente nel 2010 non sarebbe piaciuto neanche a me. Mi sa che è uno di quei titoli che hano tutto da guadagnarci se non visti “in diretta” e recuperati anni più tardi.

    E’ un film (tardivamente) molto anni zero, ma allo stesso tempo si infila (ancor più tardivamente) in quel filone anni 90 di recupero finto-letterario e di fintissima filologia dei classici horror iniziato con Brams Stoker’s Dracula e proseguito con Mary Shelley’s Frankenstein, Mary Reilly e Sleepy Hollow. (A cui aggiungerei il precursore Kafka di Soderbergh e – so di essere tra i pochissimi al mondo – Il fantasma dell’Opera del Darione nazionale.)

    1. Avatar di Lucia

      Allora, io non sono un’argentiana, anzi, però Il Fantasma dell’opera non mi è mai dispiaciuto più di tanto, e anzi, mi fa sempre un certo piacere rivederlo, forse perché ho il gusto dell’orrido!

      1. Avatar di Giuseppe
        Giuseppe · ·

        Ah, che cosa non era quella macchina ammazza-topi… 😛

  8. Avatar di cinefilopigro

    Ricordo bene che tirarono addosso a questo film una quantità di melma non indifferente. Ora ha sicuramente dei problemi, ma la visione scorre piacevole e poi visivamente non è un disastro come scrissero in molti ai tempi della sua uscita. E’ il classico film che se lo becco in TV, anche a metà finisco per guardarlo perché comunque intrattiene a dovere. Oggi è comunque ben al di sopra di molti blockbuster che ci propinano in sala per qualità, almeno a parer mio.