Longlegs

Regia – Osgood Perkins (2024)

Come state? Come sono andate le vacanze? Finalmente qui si torna a regime normale e, nonostante faccia ancora un caldo che non si può resistere, cerchiamo di entrare subito in una disposizione d’animo autunnale, anzi, gelida come l’inverno canadese in cui si svolge questo film.
L’arrivo di Longlegs è previsto in Italia per novembre, a causa delle solite scelte distributive scellerate cui abbiamo tristemente fatto l’abitudine. A me pare assurdo che, nel 2024, si lascino trascorrere quasi cinque mesi tra l’uscita internazionale di un titolo così importante e quella italiana, ma chi sono io per mettere in discussione la lungimiranza dei nostri distributori?
Comunque, si tornerà a vedere Longlegs in sala perché se lo merita, ma intanto non si poteva far passare sotto silenzio uno degli horror più chiacchierati dell’anno. E, a doppia visione ultimata, anche uno dei più belli. 

Prima di tutto, va sgombrato il campo da vari paragoni che, con il benestare di quel sornione di Perkins, si sono fatti strada in rete sin da quando sono apparsi i primi trailer di Longlegs: non ha nulla, ma proprio nulla a che spartire con Il Silenzio degli Innocenti. Tutto ciò che accomuna i due film sono le giacche dell’FBI, e il fatto che la protagonista sia una giovane agente al suo primo caso importante. Credo che in parte sia stata una cosa voluta e avallata da produzione, regia e distribuzione per depistare il pubblico. Un trucco, in sintesi. Che ha tuttavia funzionato perfettamente ed è in linea con l’andamento del film stesso; Longlegs è un trappola che si traveste da “innocuo” procedural, e poi si trasforma in un’altra bestia, molto più malvagia, quando tuttavia è troppo tardi per rendersi conto di dove ci siamo andati a cacciare. 
Le indagini sull’anomalo serial killer interpretato da Nicolas Cage ci sono, ma sono spesso pretestuose, girano a vuoto, non vanno da nessuna parte e si rivelano inutili. Insomma, se proprio va messo a confronto con un procedural famoso, siamo più dalle parti di  Zodiac che del capolavoro di Demme. 

Come February, che è il film di Perkins cui Longlegs somiglia di più, Longlegs parla della persistenza del male e della sua capacità di insinuarsi ovunque, incurante dei nostri deboli e spesso patetici tentativi di resistergli o combatterlo. È interessante che Perkins abbia scelto una struttura da mistery, da caccia all’assassino seriale, per tornare a raccontarci di come il mondo intero sia permeato di malvagità a ogni angolo, mentre noi semplicemente ci sguazziamo dentro e non abbiamo altra scelta che ignorarlo, almeno fino a quando non ci posa addosso lo sguardo. 
Il film è ambientato negli anni ’90, riconoscibili soltanto dalle foto di Clinton sulle pareti degli uffici dell’FBI. Anni ’90 marroncini e tristi, spogliati da qualsiasi afflato di natura nostalgica, utili perché ci si trova in pieno satanic panic e, senza dare troppe spiegazioni, siamo immediatamente indotti a guardare in una certa direzione. 

Ma in realtà, non è la trama l’elemento fondamentale di Longlegs (come non lo è negli altri film di Perkins); è più un pretesto per scatenare tutta una serie di suggestioni sempre più inquietanti e sempre più feroci, che creano un’atmosfera maligna e opprimente dall’inizio alla fine. Si tratta di un film che meno lo si razionalizza e più funziona, e Perkins stesso sembra esserne consapevole, dato che ci mette uno spiegone sì, ma lo fa sottolineando le immagini da incubo e non le parole, e alla fine sono quelle che restano impresse, non tanto la soluzione pratica del caso. Ciò non significa che non torni tutto, una volta concluso il film: ogni cosa è al suo posto e non manca la coerenza narrativa. Longlegs ha soltanto un modo diverso di distribuire i pesi rispetto al classico film sui serial killer di cui dovrebbe far parte. Perché non è un film sui serial killer ma un folk horror, un The Wicker Man trapiantato negli Stati Uniti degli ’90. 

Se il folk horror britannico, tuttavia, andava a colpire soprattutto la società e le figure che hanno la funzione di esserne il collante (polizia, chiesa, istituzioni varie), qui siamo in America e, come abbiamo detto decine di volte, a essere al centro del discorso è il nucleo familiare: sono brave famiglie cristiane quelle che si lasciano massacrare con entusiasmo da Longlegs, ed è la famiglia di Lee (Maika Monroe), quella che vediamo sotto attacco sin dal prologo del film. Quello operato da Longlegs (con dinamiche che qui non posso dire) è un sistematico sterminio di famiglie che procede indisturbato da 30 anni, nonostante ci sia l’FBI che gli dà la caccia; sono le famiglie a permettergli di entrare e sono le famiglie ad autodistruggersi, senza che lui debba neppure sporcarsi di sangue. Questo non è uno spoiler, è la premessa del film e il motivo per cui Longlegs è così difficile da identificare e catturare: fa fare il lavoro sporco agli altri.

Quello che sto leggendo poco in merito al film è quanto sia divertente. Fa una paura infernale, è vero, ti sembra di vedere il male che esce dallo schermo pronto a contagiarti, ti fa sentire così insignificante di fronte alla potenza di tutto ciò che è maligno e crudele nel mondo che a un certo punto ti paralizza, ed è anche un film che ti ritorna in mente mentre stai pensando ad altro, con piccoli flash, brevi realizzazioni di quello a cui hai davvero assistito, specialmente in merito all’infanzia e all’adolescenza di Lee.
Ma, in tutto questo, ti fa morire dal ridere. Soprattutto grazie alle interpretazioni  fuori registro di Cage e della splendida Alicia Witt, si ha spesso l’impressione di trovarsi dentro a un episodio particolarmente weird di Twin Peaks, dove le cose non sono al loro posto, sono sempre storte e sbilenche e, allo stesso tempo, esilaranti. Lo stesso personaggio di Longlegs è così, in alcuni momenti è addirittura comico, perché il male ama farsi beffe di noi che lo temiamo. Ecco, Longlegs si prende gioco degli spettatori, Perkins, con la sua messa in scena pulita e perfettamente simmetrica, ti sfida a cercare dentro al fotogramma il particolare che non torna, e poi ti stordisce con un dialogo surreale, una risata improvvisa, un grido che arriva dal nulla. Sono rari i film in grado di giocare così bene con il tono, senza mai eccedere da un lato o dall’altro, e Longlegs sta sempre lì, sul filo. 
In sala deve essere una roba incredibile. 

19 commenti

  1. Avatar di Fabio

    Buongiorno Lucia e bentornata,chiaramente ho intenzione di vederlo questo film,da estimatore di Nick Cage ed avendo già visto i precedenti film di Oz,sono moderatamente curioso. Sulla data di uscita italiana a novembre,dirò,ma posso parlare solo per la mia regione,che i cinema in estate se si escludono film particolarmente attesi,in genere ci sia una scarsa affluenza,mi è capitato lo scorso anno di trovare ad agosto una sala strapiena per “Meg 2: The Trench”,ma fuori c’era il diluvio,il che potrebbe aver condizionato la scelta del luogo,per qui penso che fosse un’eccezione,di norma i cinema da me si riempiono soprattutto a Pasqua e Natale…

    1. Avatar di Lucia

      Non lo so, perché magari era così anni fa. Adesso d’estate i cinema non chiudono mai, Romulus è uscito il 14 agosto, non penso che sia un problema legato all’estate cinematografica. È proprio che non si rendono conto che il pubblico di film di questo tipo non aspetta.

  2. Avatar di Marco INAUDI
    Marco INAUDI · ·

    Ciao Lucia. Ben tornata. La tua recensione mi ha fatto proprio voglia di vedere questo film, però non in sala o meglio non doppiato, perché già mi immagino il registro comico horror con queste voci da sanguinamento continuo. Quindi spero di riuscire a vederlo in lingua originale, anche in sala dato che ogni tanto capita di poter visionare i film sottotitolati. Mi ispira un sacco. Grazie mille! Ciao!

    1. Avatar di Lucia

      Grazie a te!
      Io sono molto spaventata del doppiaggio di questo film, soprattutto per la voce di Cage. Speriamo bene!

  3. Avatar di alessio

    Il desiderio di spiegare la genesi e il significato del male (e del bene), ammesso che male e bene esistano, è qualcosa di molto umano; così come il bisogno di ordinare il caos (visto come interferenza del male sulla bontà del mondo o, anche, come strumento di un ordine teleologico delle cose): sotto questo aspetto dunque la scelta di Perkins di scegliere il crime è azzeccatissima, gli contesto l’eccessivo spiegone finale che contraddice la sua visione nichilista delle cose togliendo un po’ di fascino al mistero (che una volta svelato si riduce più banalmente a mero fatto). Resta un film la cui potenza però si potrà cogliere solo in sala.

    1. Avatar di Lucia

      Io sono convinta che lo spiegone sia stato una scelta forzata. Però aiuta la fruibilità del film, quindi va benissimo.
      Si potrà cogliere solo in sala, ed è vero: ma immagina anche il personaggio di Cage doppiato.

  4. Avatar di Luke

    Per me il film inizia veramente alla grande e molto teso per poi perdersi e anche un po’ annoiare ad un certo punto per riprendersi nel finale. La trama come il finale ad un certo punto diventano abbastanza scontati.
    Però una bella regia e una bellissima atmosfera. Visto diversi giorni fa e ancora oggi ci penso.

    1. Avatar di De Daniele
      De Daniele · ·

      Anche secondo me, tra l’altro troppa atmosfera trasognata, avrei preferito piú concretezza nella violenza e nell’azione, ma comunque va bene, rispetto alla media degli horro/thriller odierni

  5. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Perkins è un ragazzo in gamba e ce lo ha dimostrato più di una volta (penso solo a “Sono la bella creatura che vive in questa casa”), quindi mi fido di lui e della tua rece 😉 Data la stupidissima scelta distributiva, poi, mi sembra d’obbligo dover ricorrere ricorrere a una visione in lingua originale che preceda quella in sala (da qui a novembre è lunga, per la miseria), sempre sperando almeno in un doppiaggio non fatto col culo…

    1. Avatar di Fede67

      Raramente ho visto un film così efficace sulla rappresentazione del male, fai caso anche alla numerologia e simbologia, nulla è lasciato al caso..le citazioni sono varie, dai nove cerchi dell’inferno Danteschi a film come Zodiac, Carrie e secondo me anche Amityville Horror..l’uscita in sala alcuni siti la danno per Halloween altri per il 7 novembre, vedremo

  6. Avatar di tommi301370
    tommi301370 · ·

    Ciao scusa, ma dove lo hai visto?

    1. Avatar di De Daniele
      De Daniele · ·

      torrent ;)))

  7. Avatar di loscalzo1979

    Spero di riuscire a vederlo a Novembre

  8. Avatar di Blissard
    Blissard · ·

    Il riferimento a Lynch è azzeccatissimo, il film non è solo ambientato nei 90s, è proprio ammantato dall’immaginario filmico di quegli anni.

    Io l’ho trovato sconnesso e irrisolto ma l’ho adorato, e Cage è onestamente spettacolare nei pochi (ma intensissimi) minuti nei quali è in scena. La sua prima apparizione e il suo canto in macchina non si scordano.

    1. Avatar di Lucia

      Cage è un grandissimo attore che il pubblico ha trasformato in meme. Io spero che almeno ora lo prenderanno sul serio.

      1. Avatar di andrea78
        candidangelc23a93502d · ·

        concordo pienamente…si,a volte va un po sopra le righe ma non è certo il caso di questo film…ma solo a me il suo trucco ha ricordato vagamente i crazy cannibals del franchising di Wrong Turn??

  9. Avatar di L

    Per me probabilmente l’horror dell’anno. E concordo sulla distribuzione dei pesi, era una sensazione che avevo ma che non ero riuscito a mettere in ordine. Forse a me non ha fatto così ridere eh, ma amen. Cage questi ruoli li fa così, in overacting, ormai si sa, ma a me alla fine piace (quasi) sempre, ed è piaciuto tanto anche questa volta. Non si può non volergli bene.

    1. Avatar di andrea78
      candidangelc23a93502d · ·

      l’horror dell’anno magari no (il primo posto per me spetta a Cuando Acecha La Maldad), ma al secondo posto sicuro ce lo piazzo…:-)

  10. Avatar di Frank La Strega

    Bello e da vedere (in generale).

    Mi ha spaventato e inquietato.

    Al di là dell’inquietudine, dell’ansia (questo modo di raccontare non è più il mio, è come se ne fossi “saturo”, ma questa non è una critica al film, solo un vissuto da spettatore) mi ha fatto molto riflettere. Come nel caso di Trap, in questi giorni ogni tanto ci penso.
    Mi sono chiesto, ad esempio, perché (spoiler, forse) “Satana” attecchisca così bene dove c’è “dio”… e altro.
    E poi, ma questo è buffo e non centra, mi sono “preoccupato” per Maika Monroe (bravissima): spero che tutti questi ruoli “pesi” non le rimangano appiccicati fuori e dentro (se non vuole).

    Besos!