
Regia – Ridley Scott (2017)
Questa volta, la mia vecchia recensione l’ho riletta e mi sento molto rilassata nel ritrovarmi qui a scrivere di nuovo di Covenant: ero stata attentissima a non fare spoiler, perché l’avevo pubblicata pochi giorni dopo l’arrivo del film nelle sale italiane, quindi è un articolo molto vago. Oltretutto, accennavo al futuro della saga che, all’epoca, sembrava restare salda nelle mani di Scott. Poi sappiamo bene che le cose hanno preso una piega differente e ora siamo qui. Romulus esce oggi, per voi che leggete, e io non sarò in grado di vederlo prima del 18, ma tanto avevo già intenzione di prendermi qualche giorno di pausa dal blog perché fa talmente caldo che mi sto squagliando davanti allo schermo. È praticamente impossibile pensare, figuriamoci scrivere.
Covenant doveva chiamarsi Paradise Lost e doveva essere un sequel di Prometheus incentrato sulle avventure di David e della dottoressa Shaw. Questi erano i progetti alla fine del 2012, quando Scott e la Fox hanno cominciato a lanciare qualche indizio sul futuro della saga in pasto al fandom.
Prometheus lascia, in effetti, tutta una serie di questioni in sospeso, relative soprattutto alla natura degli ingegneri e al loro eventuale collegamento con la specie aliena in seguito nota come xenomorfi. Poi succedono cose, anzi, facciamola semplice che fa troppo caldo: succede che Scott legge online le reazioni dei fan a Prometheus e si convince che parlare ancora degli ingegneri sarebbe stato controproducente. Il pubblico vuole gli xenomorfi, e gli xenomorfi avrà. Che ci si debba arrivare tramite parecchie acrobazie narrative è tutto un problema dello sceneggiatore John David Logan, chiamato a sostituire Lindelof che nel frattempo c’aveva judo. E questo, signori, è uno dei motivi per cui le persone anziane non devono andare su Twitter.
È anche il motivo della mia relazione contradditoria con Covenant: è un film che adoro e che rivedrei duecento volte di fila senza annoiarmi. Solo che a me gli ingegneri interessavano e credo che la fine riservata alla dottoressa Shaw sia non soltanto crudele, ma sbagliata per quanto riguarda la coerenza narrativa. Capisco anche che, una volta presa la decisione, non si poteva fare altrimenti, e attribuire la nascita degli xenomorfi a un androide arrabbiato con i propri creatori è un bel tocco di classe. Però mi dispiace lo stesso che tutti gli spunti presenti in Prometheus se ne siano andati giù, lungo scarico del gabinetto mentre Ridley si accendeva un sigaro.
Comunque sia, e mettendo da parte il rammarico, non siamo qui per parlare del film che avrebbe potuto essere e non è stato, ma di quello che abbiamo. E quello che abbiamo è un gran bel pezzo di cinema dell’orrore.
Sì, perché se Promtheus era un film di fantascienza filosofica con qualche ben piazzato momento di body horror, Covenant è proprio un horror e basta. Un horror che vuole anche essere un blockbuster estivo, quindi di sicuro meno impegnativo e più indulgente nei confronti degli spettatori, ai quali concede delle lunghe e sequenze d’azione orchestrate benissimo e di puro intrattenimento.
Ma pur sempre di Scott stiamo parlando, e questo bel giocattolone del quale ci ha fatto dono sette anni fa, è anche il capitolo più nichilista dell’intera saga. Sì, anche del terzo Alien di Fincher, che vedeva nella morte di Ripley una forma di riscatto, una vittoria per quanto a caro prezzo, una rivendicazione della libertà di scelta sul proprio corpo.
In Prometheus un anelito di speranza si poteva trovare nel personaggio di Shaw e nella sua ricerca. Nel momento in cui ce la ritroviamo aperta in due sul tavolo operatorio di David, sappiamo che la speranza se ne è andata nello stesso posto della linea narrativa degli ingegneri. Ma non solo: è l’intera umanità a uscirne sconfitta, con il sintetico David come unico vincitore, nonché autore di un genocidio e in viaggio per compiere il secondo. Che non ci sia riuscito, ce lo dice il resto della saga, certo, e anche qui, nutro un leggero disappunto riguardo al fatto che a Scott non sia stata data la possibilità di proseguire e di chiudere il cerchio con l’Alien del 1979. Sarebbe stato divertente.
Anche Covenant possiede delle implicazioni interessanti sul concetto di creazione, sulle credenze religiose, sull’origine della vita e via così, ma essendo una semplificazione di Prometheus e procedendo quasi in preda al terrore di non essere compreso anche dai trogloditi che strepitano online, tende a rendere tutto molto più schematico: David si ribella a chi lo ha messo al mondo e decide di creare lui stesso la vita (che poi, lo aveva fatto anche in Prometheus con risultati meno entusiasmanti); procede per tentativi, macellando la sua compagna di viaggio e altre varie specie presenti sul pianeta, fino a quando non riesce ad attirare in loco un gruppo di coloni in viaggio per andare a stabilirsi sul pianeta Auriga 6. Non ci arriveranno mai. Da lì in poi comincia una strage ad alto tasso di gore: Covenant è il film più violento che Scott abbia mai diretto. Non so se l’ha fatto così perché era incazzato, può darsi. Comunque è ferocissimo e spietato e non risparmia niente e nessuno, e questo sin dall’inizio: non c’è legame che sopravviva, non c’è credo religioso che possa salvarci, non c’è fiducia nell’approccio razionale e scientifico alle cose che possa costituire un appiglio. La nostra stessa razionalità ci si rivolta contro.
E in effetti, questo cupo nichilismo è molto più comprensibile, facile e persino appetibile rispetto alla complessa architettura concettuale di Prometheus. Insomma, si vede che è stata un’operazione fatta per tornare a ingraziarsi una certa fascia di spettatori; non è riuscita, tuttavia, perché il film ha incassato meno del previsto e la nuova trilogia di Scott è stata prima messa nel congelatore e poi definitivamente abbandonata, affidando il proseguimento della saga ad Alvarez e al suo Romulus.
È sempre faticoso parlare di cose troncate sul nascere, perché appunto restano tanti fili che si agitano al vento, tanti spunti orfani.
Ci teniamo, e dico anche con gioia, la sequenza nell’infermeria, lo xenomorfo che prende a craniate il vetro del carrello elevatore, tutta la parte finale ambientata a bordo della Covenant, la lotta tra David e William, quel bellissimo momento in cui David si confronta con l’ibrido e tante altre sequenze memorabili che lasciano senza respiro.
Se mi sarebbe piaciuto averne ancora?
Certo, non sono mica scema. Mi sarebbe piaciuto vedere dove si sarebbe spinto Ridley in questa sua parabola pessimista sul senso della vita.
Però sono anche piena di aspettative per Romulus. Fatemi solo una cortesia: non dite che Romulus è un ritorno alle origini della saga, perché il ritorno alle origini ce lo abbiamo avuto, si chiamava Covenant e lo abbiamo rifiutato.
E anche se fosse, basta tornare alle origini. Alien è sempre stata una saga capace di rinnovarsi a ogni film, di dare allo spettatore tutte le volte qualcosa di diverso, di inedito. Speriamo che sia così anche in questo caso.
Arrivati alla fine di questa estenuante maratona è ufficiale: non esistono film di Alien brutti.












Ciao Lucia,un post molto tranquillo da leggere,come per Prometheus sono diviso,chiaramente l’aver cambiato palesemente in corso d’opera il film in questione,lo ha molto azzoppato in merito ai suoi obbiettivi iniziali,ma se è vero che le opinioni dei social sono purtroppo quello che sono,è anche vero però che sarebbe meglio evitare proprio di leggerli,che tanto non è mai stato possibile accontentare tutti,sarebbe un panorama fin troppo utopistico,è forse e meglio che non lo sia,perchè ammazzerebbe la varietà dei film da scegliere,una sana concorrenza è meglio di una noiosa omogeneità per stare dietro alle richieste del pubblico,la coperta di linus è bella ci mancherebbe,ma ogni tanto una scossa inaspettata è necessaria,ora non resta che vedere se Alien: Romulus opterà per la coperta,o manterrà la positiva caratteristica della saga classica di cambiare aprroccio ad ogni film!.
Acciderbolina, non sapevo che Covenant non avrà un seguito. Ero così felice per David e il suo ingresso nel Valhallah :(.
Comunque per me Covenant fantastico, nessun problema per la sbrigativa dipartita della dott.ssa Shaw, anche se effettivamente farlo via “Flashback” è stato un pò tristino.
Uguale per gli ingegneri, mai stato un fan della loro estetica, soprattutto quando si vede la loro città in Covenant, nel complesso non era roba molto originale.
Ma per David e i suoi modi e i suoi esperimenti e tutta la sua storia, quello mi spiace un casino, avevo empatizzato parecchio.
Gli “insettini” che ti si infilano nelle orecchie e nel naso, quelli mi hanno steso.
Speriamo in Romulus (ora mi vado a leggere la tua recensione del remake della “Casa”).
Buone vacanze.
Io, purtroppo, ero tra quelli che aspettavano proprio il film che avrebbe potuto essere e non è stato (sul fandom taccio per pietà, si tratti di cinema o fumetto, visto come da anni e anni ha ucciso qualsiasi possibilità di confronto civile fra opinioni differenti), con il risultato di rendermi impossibile digerire certe scelte riguardo agli Ingegneri, alla dottoressa Shaw e allo sbrigativo “svecchiamento” circa l’origine dello xenomorfo. Insomma, grande impatto visivo ma, per quanto riguarda il resto, lo devo considerare un’ enorme occasione persa… 😢
WP mi ha “nidificato” il commento sotto il tuo, chiedo venia (ovviamente rispondevo a Lucia) 😉
“Nidificato” è appropriato! 😀
Vero!👍😄
Una domanda per te Lucia che non c’entra con il post di oggi,io l’ho scoperto casualmente solo di recente,ma tu lo sapevi che Renny Harlin oltre ai suoi The Strangers,ha anche diretto un nuovo Shark Movie di prossima uscita?,la mia testa e’ esplosa in mille pezzi per l’emozione,incrocio tutte le mie dita per il grande Renny!😁👍
Stasera me ne vo a veder Romulus! No trailer visti quindi curioso assai!! Dajeeeee lunga vita ad Alien )
Scott ha fatto la mossa alla Hideaki Hanno (il Papà di Evangelion): non vi è piaciuta la fine della serie animata? Volete Sangue & Merda? ecco, vi accontento e vi do il megamassacro finale che volete! (salvo poi riprendere il mano il Franchise e fare 3 megafilm che riscrivono parte della storia, sempre in chiave Hanno).
Quindi un po mi ha dato noia liquidare il discorso degli Ingegneri e puntare sulla pista androide; certo a questo punto sarei stato curioso vedere come avrebbe chiuso il cerchio per arrivare alla situazione di Alien 1979, ma probabilmente non la vedremo (forse) mai.
O quantomeno, non diretta da Scott, forse.