
Regia – Colin Strause, Greg Strause (2007)
Mi sono resa conto di aver fatto male i calcoli e quindi sono in un ritardo mostruoso sulla tabella di marcia rispetto all’uscita di Romulus il 15 agosto, e quindi da oggi in poi andiamo di corsa, e non me ne voglia Zia Tibia, perché oggi sarebbe toccata a lei, in teoria.
Bisogna però dire che la Zia è con noi in pectore: se esiste, in tutta la storia del cinematografo, un film modellato sui gusti di Zia Tibia, è Aliens vs Predator Requiem. Non dico che non ci siano film più stronzi di questo, per carità, ma la miscela irresistibile di faccia tosta, gore, crudeltà gratuita, spacconaggine e assurdità assortite contenuta in questi 94 minuti, ha davvero pochi rivali.
Ed è questo lo spirito giusto per affrontare un film che si chiama Aliens vs Predator: Requiem. Non l’atteggiamento un po’ pavido di Anderson nel primo capitolo.
I fratelli Strause sono qui al loro esordio, dopo aver diretto parecchi videoclip e, soprattutto, aver fondato nel 2002 la Hydralux, un laboratorio di effetti speciali responsabile di film come The Day After Tomorrow e 300. Data la loro assidua collaborazione con la Fox, quando lo studio decide di dare un seguito ad Alien vs Predator, li contatta, anche perché questi due poveri figli erano anni che cercavano di vendere le loro sceneggiature alla casa di produzione senza alcun successo.
Il motivo per cui la scelta ricade sugli Strause è, ovviamente, il budget: Aliens vs Predator: Requiem costa 40 milioni di dollari e presenta tutta una serie di sfide tecniche che potevano essere vinte, per quella cifra, soltanto se si andava al risparmio. Con due registi in grado di curarsi da soli anche i vfx, la Fox si sente al sicuro e le riprese partono nel settembre del 2006, mentre i fratelli stanno ancora supervisionando la lavorazione di 300. E in effetti, per distrarsi dal dover lavorare con Snyder, l’unica cosa che puoi fare è correre sul set di un film in cui un sacco di gente muore male.
Aliens vs Predator: Requiem è il film di Natale del 2007; esce infatti il 25 dicembre e alla fine incassa in tutto il mondo la dignitosissima cifra di 130 milioni di dollari. Sul versante critico, gli rompono tutte le ossa, e credo si tratti del film di entrambe le saghe con la media più bassa su Rotten Tomatoes. Ma ci è mai interessato?
Comincia esattamente dove AvP finiva, sulla nave dei predator, con il nostro Scar passato a miglior vita e a pochi secondi dalla nascita del predalien annidato nel suo petto. In pochi secondi, la nuova adorabile creaturina fa fuori l’intero equipaggio di predator e fa schiantare la nave sulla terra, nella ridente cittadina di Gunnison, in Colorado. Insieme a lui, arriva sul suolo terrestre anche un esercito di facehugger, stipato nella nave dei predator per motivi a me ignoti. Poco prima di precipitare, uno dei predator manda un segnale di soccorso e, dal pianeta Predator, viene inviato un cacciatore per sbarazzarsi degli xenomorfi, che tuttavia, fanno in tempo a dimezzare la popolazione di Gunnison, e ad aumentare la loro di una buona percentuale, tra cascate di sangue e interiora esposte, in una mattanza che non risparmia né bambini né donne incinte.
Quando anche il predator arriva con calma in questa adorabile località boschiva abitata da bifolchi, ci mette del suo per massacrare persone a caso, danni collaterali nella sua guerra personale contro il predalien. Dopotutto, noi siamo soltanto un fastidio.
Mi sono sempre chiesta, guardando questo film, perché lo xenomorfo e il predator se le suonino di santa ragione invece di allearsi e farci fuori tutti. Dopotutto sono anche imparentati. Perché non diventate amici? Immaginate la gioia se, invece di Aliens vs Predator, fosse stato Aliens x Predator.
Anche perché, mettersi a fare il tifo per gli esemplari di umanità messi in scena in questo film richiede un chilometro e mezzo di pelo sullo stomaco. È il 2007, e anche le due saghe nate decenni prima si adeguano alla cattiveria dell’horror di inizio millennio. Aliens vs Predator: Requiem è uno slasher mascherato da fanta-horror. O forse sono i due alieni a essere finiti, loro malgrado, dentro a uno slasher che, come tutti gli slasher del periodo, trasuda indifferenza nei confronti dei propri personaggi, e non perché non siano caratterizzati o siano caratterizzati male (entrambe le cose sono vere), ma perché proprio non gli interessa della loro sorte. Sono corpi da macellare, con la maggiore crudeltà possibile.
E quindi abbiamo la poveraccia nella tavola calda che finisce tagliata a metà dal predalien, le donne ricoverate in ospedale usate come incubatrici per parti alieni gemellari, il ragazzino nel bosco che vediamo mettere al mondo uno xenomorfo in pieno sole, la tipa inchiodata al muro dalle stellette da ninja del predator, e via così.
Insomma, se avete bazzicato un minimo l’horror americano tra il 2003 e il 2013, è tutta ordinaria amministrazione. È solo la prima volta che tutto questo viene inserito nel contesto di Alien (e di Predator, ma Predator non ha mai avuto un’identità definita). Credo anche che, tuttavia, la modalità scelta dagli Strause fosse, per il periodo storico e per l’assurdità della premessa, l’unica possibile. Una volta che hai mollato gli ormeggi e hai abbandonato la connotazione di “film di fantascienza di prestigio”, qualunque cosa voglia dire, non hai altra scelta se non quella di andare fino in fondo. Con tutti i difetti e con tutta l’idiozia (che però è insita nella natura stessa del film) conclamata di questo progetto, i due fratelli vanno fino in fondo.
Poi, se vogliamo essere puntigliosi, AvP: Requiem ha delle caratteristiche insopportabili che no, non riguardano la sceneggiatura, ma la fotografia troppo scura (nelle scene ambientate nelle fogne si distinguono a stento le sagome dei personaggi), il montaggio che spesso rende poco comprensibile l’azione e una colonna sonora a firma di Brian Tyler che io non lo so come sia passata senza che qualcuno dei produttori non fermasse tutto facendo una scenata. Per questi tre fattori, soprattutto, somiglia più a un DTV che a un film per le sale.
Gli effetti speciali, al contrario, sono ottimi, quando si riesce a vederli, e quando non vengono tagliati un po’ a cazzo, tipo nella scena in cui trovano il cadavere di Gina Holden e lo si scorge per una frazione di secondo, al buio, con macchina da presa traballante, quasi a voler insultare il lavoro straordinario degli artisti del make up. Guardate che roba.
Il predalien è uno splendore (sempre che riusciate a distinguerne le fattezze nelle tenebre sempre più fitte) e quasi tutto ciò che (non) appare sullo schermo è frutto di protesica e costruzione di animatroni. La CGI è stata utilizzata pochissimo, per l’animazione delle code degli xenomorfi, per qualche testa che esplode e per gli interni della nave dei predator nella sequenza iniziale. Peccato non poter affermare: “E si vede!”, perché non si vede niente.
Infine, non voglio dare l’impressione di appesantire il post con argomenti fuori luogo, ma AvP: Requiem è un film di un pessimismo sconcertante, tipicamente figlio di anni in cui la fiducia nell’autorità era scesa sotto lo zero e non ci si poteva fidare di nessuno. La trama è, se ve ne siete accorti, un patchwork tra The Blob (1988) e il remake di The Crazies (che però sarebbe arrivato tre anni dopo), con il governo degli Stati Uniti che sceglie di nuclearizzare un’intera cittadina e incenerire tutti i suoi abitanti, non senza prima averli fatti tutti radunare in un luogo specifico per centrarli con più agio e precisione. C’è questo dialogo delizioso in cui un personaggio dice: “Il governo degli Stati Uniti non mente mai”, e cala un silenzio imbarazzato e sgomento. Non è di certo una raffinata analisi politica, ma è una bella fotografia del 2007.
Dopo AvP: Requiem, la saga di Alien sarebbe rimasta a prendere la polvere su uno scaffale per cinque anni; e poi sarebbe arrivato Ridley Scott a farla tornare nell’alveo della fantascienza di prestigio. Per la prossima settimana prevedo fulmini e saette. Rilassiamoci con le mazzate finché possiamo.












Bella recensione, molto interessanti le considerazioni finali. Io lo vidi la prima volta e mi sembrò migliore del primo AVP, la seconda visione però mi ha lasciato più freddo, come dimostrano le poche parole scritte a riguardo:
Sbertucciato a destra e a manca, Alien vs. Predator 2 è a conti fatti un onesto b-movie stupidotto ma movimentato e insolitamente cattivo.
Il ritmo è agile, la prospettiva teen rimarca la natura giocosa del progetto e i richiami a Il Ritorno dei Morti Viventi sono assai graditi, manca purtroppo – ed è un difetto piuttosto evidente e rovinoso – qualsiasi tipo di pathos negli scontri tra le due razze aliene, con gli xenomorfi a fare la figura di sparring partners, incluso l’intrigante meticcio PredAlien
Ma magari il pathos ci sarebbe pure, solo che noi non lo vediamo perché hanno deciso di far diventare tutto buio 😀
No, in realtà hai perfettamente ragione: il pathos proprio non c’è. Resta il fatto che sia comunque migliore del primo.
L’idea di fondo però era buona: al buio sono gli xenomorfi e i Predator a trovarsi a loro agio, e a noi non rimane altro che essere delle povere prede impossibilitate a vedere da quale parte arriveranno gli attacchi di due specie aliene che NON ci tengono proprio in considerazione (tranne come trofei o incubatrici) 😉 Con tutti i difetti del caso, questo rimane un AvP godibile quanto basta e certamente più coraggioso del precedente, grazie ai due fratelloni Strause la cui inesperienza registica è, ai miei occhi, in parte mitigata dalla passione dimostrata verso i due “storici” mostri (diciamo tre, Predalien compreso)…
P.S. Che io ricordi, i Predator tenevano a bordo i face-hugger per via del rito d’iniziazione visto nel capitolo precedente (allo scopo quindi di “fecondare” gli sfortunati sacrificandi) anche se, come da fonti fumettistiche probabilmente ben conosciute dagli Strause, un certo numero di uova a bordo era necessario per le battute di caccia all’Alieno in giro per la galassia: ad essere impregnati dai face-hugger, in questi casi, potevano essere esemplari della fauna locale… Una volta completato il ciclo vitale che ben conosciamo, i Predator passavano a mietere il raccolto 😉
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grazie, io sono Luigi Lubitsch, se ricambi il follow mi fa piacere 🙂 un caro saluto