
Regia – Kenneth Branagh (2023)
Mentre si avvicina a grandi falcate la stagione natalizia, io non riesco a lasciare andare via quella di Halloween e necessito, in questo momento così claudicante e precario della mia vita, di comfort film come se non ci fosse un domani. E così, sabato, di ritorno da una manifestazione che, credo, finirà nei libri di storia, letteralmente a pezzi e con la mia bella scorta di antiemorragici, mi sono piazzata sul divano, ho aperto Disney Plus e ho guardato l’ultima avventura del Poirot di Branagh, serie cinematografica di cui non sono mai stata una fan, perché la mia antipatia per l’attore e regista più pomposo e gigione del Regno Unito è cosa nota a chiunque mi conosca. Però che devo fare? È un momento di seria penuria in fatto di horror e affini; ci sono un paio di cose molto interessanti, ma sono anche molto impegnative e non so se ho la forza e lo stomaco di affrontarle, e quindi ho pensato di provarci: male che vada, stacco dopo mezz’ora e me ne vado a dormire abbracciata a una fiala di Tranex.
E invece ho passato un centinaio di minuti davvero piacevoli e spensierati in compagnia di Poirot e della variegata umanità chiusa in un antico palazzo veneziano nella notte di Halloween del 1947, mentre fuori infuria la tempesta e gli ospiti di una festa cominciano a morire, forse per mano di un “normalissimo” assassino, forse per mano dei fantasmi che infestano la diroccata magione. A Haunting in Venice è, in linea del tutto teorica, basato sul romanzo di Agatha Christie del 1969 Hallowe’en Party. In pratica, ne prende un paio di spunti e poi cambia letteralmente ogni cosa, a partire dall’ambientazione, che nel libro non era Venezia, passando per l’età e i ruoli dei personaggi di cui vengono mantenuti soltanto alcuni nomi, e finendo con lo stravolgimento completo dell’intero impianto narrativo. Alla fine, del testo rimane soltanto la festa d Halloween e qualche dettaglio, tipo l’annegamento (qui solo tentato) nel catino con le mele.
Abbiamo un Poirot stanco e sfiduciato e che Venezia è andato a ritirarsi e a nascondersi dal resto del mondo. Viene raggiunto da una sua conoscente, una famosa scrittrice di gialli, Ariadne Oliver (altro personaggio fisso nei libri di Christie) che gli chiede di presenziare a un party in un palazzo infestata per smascherare una famosa medium, interpretata da Michelle Yeoh. La leggenda vuole che nel palazzo, dove adesso vive una ex cantante lirica che ha da poco perso la figlia, vaghino le anime tormentate di alcuni bambini lasciati lì a morire durante la peste, quando la magione era un orfanotrofio. Ovviamente, Poirot è scettico, ma quando la medium viene trovata morta in circostanze molto misteriose, forse sarà costretto a ricredersi.
A Haunting in Venice è un mystery gotico soprannaturale ed è il perfetto esempio di film che ti coccola per una durata non da sequestro di persona e poi ti fa tornare alla tua vita sereno e tranquillo come se niente fosse. È innocuo e leggero, infarcito di facce note e ottimi attori (tranne uno, ma è il prezzo da pagare per l’ambientazione italiana), scritto con cognizione di causa e un grande rispetto per le dinamiche tipiche dei romanzi di Christie, nonostante gli svariati cambiamenti apportati al testo che lo rendono quasi irriconoscibile. Ma non ha importanza, perché si capisce che Branagh si è letto l’intero corpus letterario e conosce le situazioni messe su pagina dalla scrittrice, conosce il personaggio di Poirot, conosce e sa replicare e restituire in immagini le atmosfere giuste. Non sarà mai il mio Poirot preferito (palma che spetta a Finney diretto da Lumet), però il suo mestiere lo sa fare bene. Soprattutto, apprezzo l’idea di voler realizzare un film che è parente stretto dell’horror, anche se non lo diventa mai a tutti gli effetti.
Mentre guardavo il film, mi sembrava di avere a che fare con un prodotto Dark Castle o Ghost House dei primi 2000: ci sono i jump scares, ci sono le apparizioni spettrali fluttuanti o riflesse negli specchi, c’è una seduta spiritica estremamente pirotecnica, ci sono sotterranei bui con antichi cadaveri. Pare quasi un parco a tema gotico, detto senza alcuna intenzione di apparire denigratoria nei confronti di un film che fa uno sporco lavoro di intrattenimento, ma lo fa in maniera ponderata, pensata, e con cura.
Potrebbe vederlo anche un bambino, e infatti su Disney Plus è consigliato a partire dai sei anni di età, tanto per farvi capire di cosa stiamo parlando: comfort movie per tutta la famiglia, ma con dei sani omicidi che danno un tono all’ambiente.
La parte mystery ha un impianto molto classico, ma imbastardito dall’elemento soprannaturale che guida Poirot attraverso l’indagine. O potrebbe solo essere suggestione, chi lo sa. Risulta comunque anomalo, per una serie di film basati sull’implacabile razionalità del suo protagonista, fare riferimento in maniera così esplicita all’eventuale presenza di un qualcosa non di questo mondo che conduce il nostro detective verso la soluzione dell’enigma e la scoperta dell’assassino. Poi sì, vi diranno che non è vero che ci sono i fantasmi, che nel momento in cui viene a galla la verità, ogni cosa è perfettamente spiegabile con la mera logica.
Vi assicuro che non è così e che il film è, in tal senso, molto chiaro.
Insomma, mi aspettavo di annoiarmi a morte e di lanciare oggetti verso i baffoni di Branagh, e invece mi sono divertita e sono riuscita a non pensare alle mie disgrazie per un po’, che di questi tempi è un regalo di un certo valore.












questo devo recuperarlo, ho visto gli altri post-cinema, sarà perché spesso la domenica trovavi fisso su rete4 i film tv di poirot e mi garbava vedere gli sviluppi che portavano alla scoperta del colpevole o dei colpevoli.
Questi remake sono girati bene e i cast in generale sono di livello
Credo di aver capito chi è quel “tranne uno” (concordo), ma lo guarderò comunque, in onore a tutto il resto del cast e alla tua recensione 😉
Purtroppo quando uno è cane, se lo metti in mezzo a ottimi attori, si nota molto di più
Concordo su tutta la linea. Film per passare due ore piacevoli per giocare con l’horror senza mai essere colpiti duramente. Perfetto per halloween. Avrei preferito avesse insistito un po’ meno sugli indizi, più di così, poteva solo arrivarti un messaggio whatsapp da Branagh a mezz’ora dalla fine 😀
Visto sabato sera. Concordo su tutto . Mi sono divertito anche se ho intuito quasi a metà film il colpevole perché l’interpretazione paleseva la follia in molti aspetti. Non so se è un bene per la logica del film. Ma mi ha divertito.
E i bravi attori fanno la differenza. Soprattutto rispetto ai cani.
I primi due mi erano parsi un perfetto esempio di “cinema di papà”, ben girato, ben diretto e con attori noti che offrivano prove gradevoli in modalità pilota automatico.
Questo piaciuto di più. Niente di memorabile, eh, ma ho l’impressione che branagh con meno soldi a disposizione si sia impegnato di più. Peccato che venezia non si veda praticamente per nulla, ma alla fine mi sono divertito, con una storia che è proprio nera, nera, nera.
Grandissima per il commento “tranne uno, ma è il prezzo da pagare per l’ambientazione italiana)”.
Come fa ad essere sempre così cane?
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