
Regia – David Slade (2023)
Ieri, presa dall’entusiasmo per il film Rugna, mi sono dimenticata di dire che il day 30 della challenge richiedeva la visione di un horror “Family Friendly”. Ho fatto vedere al nipote seienne Nightbooks e ha molto apprezzato. Oggi, invece, per l’ultimo giorno di questa sfiancante, ma molto divertente, maratona lunga un mese, tocca a un film ambientato la notte di Halloween.
Uscito da poco su Prime, e quindi di facile reperibilità, Dark Harvest è il ritorno all’horror di un regista che mi sta molto a cuore, ovvero David Slade.
Di questo film ne avevamo già parlato un paio di anni fa: doveva infatti uscire nel 2021, poi la sua distribuzione era slittata al 2022 e, infine, è arrivato solo in streaming (dopo una sola notte di programmazione in sala negli Stati Uniti), per la spooky season di quest’anno. I motivi reali dietro tutti questi ritardi sono ignoti: di mezzo c’è di sicuro la scomparsa della MGM e la nascita della Amazon MGM Studios, ma non ci è dato di sapere altro. Tranne forse che il nostro Slade è fortunato come Paperino.
Dark Harvest è tratto dal romanzo omonimo di Norman Partridge, pubblicato nel 2006 e ancora inedito nel nostro paese. Ambientato all’inizio degli anni ’60, racconta di una cittadina del Midwest dove ogni anno, la notte di Halloween, una misteriosa creatura chiamata Sawtooth Jack, esce dai filari di granturco e tenta di raggiungere la chiesetta locale. I ragazzi del paese hanno il compito di fermarlo e ucciderlo, sapendo che, in ogni caso, il 31 ottobre successivo, Sawtooth Jack ritornerà e il rituale si ripeterà sempre identico. A chi riesce a far fuori il mostro viene donato un cospicuo assegno, una casa nella parte ricca della città da dare alla sua famiglia e una macchina per andarsene e non voltarsi più indietro. Infatti, pare che sia molto complicato lasciare la cittadina e vincere la gara di Halloween è considerato l’unico modo per riuscirci.
A raccontarlo pare un po’ convoluto, ma in realtà è una vicenda di una linearità impressionante e anche abbastanza prevedibile, nel senso che il colpo di scena messo a tre quarti di film si vede arrivare da lontano un miglio, tanto che definirlo colpo di scena mi pare eccessivo e non credo che nelle intenzioni di Slade abbia questa funzione. Serve piuttosto a sottolineare quello che è l’aspetto più interessante e reso meglio del film: gli adulti che traggono profitto dal sacrificio dei giovani, mettendoli in spietata competizione tra loro con il miraggio di un futuro migliore che è di fatto impossibile. Dark Harvest è infatti una sorta di miscela tra The Purge e un qualsiasi horror coming of age vi venga in mente a caso. Frotte di adolescenti, tutti rigorosamente maschi, dopo essere stati rinchiusi per tre giorni senza mangiare o bere, si riversano nelle strade di questa anonima, piccola città, per dare la caccia a Sawtooth Jack. Carichi di rabbia, di fame, di risentimento e della classica esuberanza giovanile, questi ragazzotti perdono ogni freno inibitore, anche perché tutto è loro concesso, nella lunga e violentissima notte di Halloween. Sanno che alcuni di loro sono destinati a morire per mano di Sawtooth Jack; altri per mano dei loro coetanei.
Ora, Slade ha dimostrato in passato di essere molto bravo a gestire queste scene di panico in uno spazio delimitato dalla classica geografia della cittadina di provincia americana. E infatti, dopo una prima parte di film preparatoria e quasi completamente focalizzata sul dramma adolescenziale del protagonista Richie, Dark Harvest decolla sul serio nella lunga sequenza della notte di caccia, che occupa la porzione più estesa del film e ci riserva tante gioie: esplode la violenza, sia dei giovanissimi cacciatori sia di Sawtooth Jack, che quando si tratta di ammazzare non va tanto per il sottile e rende giustizia al suo nome con un paio di morti spettacolari e ad alto tasso di splatter.
Ma è soprattutto l’atmosfera carica di adrenalina, di palpabile eccitazione, di energia quasi belluina che Slade riesce a rendere benissimo, meglio che in qualsiasi capitolo di The Purge, se devo dirvi la verità. Come del resto è messa in scena alla grande la paura che va a sostituire questa energia quando Sawtooth Jack prende di mira uno qualsiasi dei cacciatori e decide di mettere fine alla sua inutile esistenza.
Non è un film spaventoso nella sua totalità, ma è un film che possiede alcuni attimi di puro terrore fiabesco che restano impressi a lungo. Slade capisce soprattutto una cosa: alla massa di adolescenti sbruffoni e resi imprevedibili da tre giorni di privazioni (e da una vita di propaganda subita, aggiungerei) basta un niente per tornare bambini e invocare la mamma. Si trovano sul crinale del passaggio all’età adulta, ma tutto il substrato di orrori infantili è ancora molto vivo dentro di loro e Sawtooth Jack è una creatura che, per come è realizzata, sembra uscita dritta dall’incubo di un bambino. Slade è bravissimo nel mettere in scena l’attimo in cui tutta l’arroganza adolescenziale, nutrita e incentivata da un mondo adulto bieco e sfruttatore, si sgonfia per lasciare spazio a un pargolo atterrito che vorrebbe solo tornare a casa, ma non può. E allora resta lì a morire, sotto la finestra della sua cameretta, solo tra i filari, invocando per l’ultima volta il nome di un suo amico.
Dark Harvest è un film che riesce a essere caldo e malinconico come una giornata autunnale, a intrattenere con tutte le sue dinamiche adolescenziali tipiche del teen horror americano, e poi ad assestare discreti ceffoni, specialmente nei minuti finali. Non tutto fila liscio, a dire la verità: la recitazione, se si escludono i sempre bravissimi Jeremy Davies ed Elizabeth Reaser, lascia un po’ a desiderare ed è, in generale, troppo caricata e sopra le righe; a volte la narrazione si fa confusa e il montaggio così serrato non aiuta la scorrevolezza del racconto; dura un pelo di troppo e ci mette tanto a carburare e arrivare al dunque. Tutto sommato è un buon horror perfetto per la sera di Halloween e Slade ci mette sempre quel guizzo, quella zampata in grado di risvegliare dall’abbiocco lo spettatore.
Non so quanto sia dovuto a degli interventi massicci in post produzione, non so quanto ci abbiano rimesso mano, ma a Dark Harvest qualcosa è successo. Vediamo cosa combinerà Slade in futuro. Per il momento, sono già felice che ci sia la sua firma su un lungometraggio.
E con questo post, la challenge di Halloween del 2023 è ufficialmente conclusa. Sappiate però che su questo blog, la spooky season non si ferma mai. Divertitevi, stasera, mi raccomando.












Boh, si, in linea di massima qualche pregio ce l’ha (ambientazione e mood generale su tutto), ma come hai detto tu è raccontato in modo confuso nonostante la linearità della storia, è recitato davvero male, e alcune soluzioni sono troppo naif per essere convincenti. Aspetto il giudizio su Suitable Flesh, che ho visto ieri. Per me l’horror dell’anno è uno tra Infinity Pool e When Evil Lurks, nettamente di un altro livello rispetto al resto.
Ho finito la challenge in ritardo e devo confessare di essermi spesso rifugiato nel “comfort”. Ma è un periodo così, in cui mi “scuote” di più un film che mi fa stare bene che uno che mi fa stare male.
Mi ero fermato al 20, per cui condivido il resto della mia “maratona”:
– 21 (Del Toro): Hellboy (perché è bellissimo e intrattiene alla grande)
– 22 (striscianti): Dimensione Terrore (perché è quasi il mio film perfetto, con due personaggi/amici tra i più belli di sempre)
– 23 (anni ’70): Black Christmas (perché è fighissimo e quasi per niente invecchiato: lo rivedo proprio con piacere)
– 24 (giallo): La farfalla con le ali insanguinate (perché me lo ero registrato in vhs chissà quando e mi faceva un sacco ridere il caffé del commissario)
– 25 (Vincent Price): L’abominevole dr. Phibes (perché è… folle!). Volevo Edward Mani di Forbice, che, non so davvero perché, non ho mai voluto vedere e nemmeno stavolta…
– 26 (haunted hotel): High Spirits – Fantasmi da legare (perché, ad esempio, comincia con le parolacce in una cornice nobile, e io adoro le parolacce e odio le cornici nobili…)
– 27 (Myers): Halloween (perché è l’unico che ho davvero voglia di rivedere, e, forse, un po’ H20: col resto non ce la faccio proprio, compresi Zombie e Green, ma sono strano io…)
– 28 (mostro classico): Van Helsing (per fare il pieno di… mostri e di divertimento)
– 29 (folk horror): Spiriti nelle tenebre (perché capitalismo e colonialismo sono cose brutte)
– 30 (family friendly): Manuale Scout per l’apocalisse zombie (perché teen movie, coming of age, sfiga e riscatto, zombie… wow!)
– 31 (halloween): La vendetta di Halloween (perché è ancora fighissimo!)
Scusate per la lunghezza e grazie per la challenge!
Besos!