31 Days of Halloween: Day 21-22 – Starship Troopers

Regia – Paul Verhoeven (1997)

“Un film fascista, scritto, pensato e immaginato da nazisti”, questa citazione proviene da una delle tante recensioni che, all’epoca della sua uscita nelle sale, fecero a brandelli Starship Troopers, attribuendo al film ogni tipo di nefandezza. Qualcuno arrivò a considerare la carriera di Verhoeven finita, altri ad accusarlo direttamente di essere un guerrafondaio con simpatie fasciste. Andò a finire che Starship Troopers, accompagnato da una campagna pubblicitaria del tutto sbagliata, azzoppato da un passa parola negativo e deriso da ogni testata giornalistica che si occupasse di cinema, divenne uno dei più grossi flop commerciali dell’anno 1997. Oggi tutto questo ci fa sorridere, perché, a posteriori, non riusciamo a renderci conto di come sia stato possibile non capire che Verhoeven aveva diretto una feroce satira del militarismo e della mentalità coloniale. Critica e pubblico contemporanei al film ne hanno frainteso completamente il senso, forse per non ammettere che il film parlava di loro, che i protagonisti messi in scena dal regista olandese non erano i buoni, ma i cattivi, gli invasori, il braccio armato di un impero che riesce a spacciarsi come forza del bene solo tramite una massiccia propaganda e una assoluta disumanizzazione del nemico. 

Starhip Troopers è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Heinlein, ma non nasce, nei lontanissimi primi anni ’90 così: lo diventa in corso d’opera. Lo sceneggiatore di Robocop, Ed Neumeier, stava scrivendo un suo soggetto originale, un film di fantascienza che, nelle intenzioni, doveva essere stupido, spettacolare, integrare nella trama alcuni elementi di romance adolescenziale, e avere un sacco di effetti speciali. I nemici sarebbero stati degli insetti giganti e il titolo doveva essere Bug Hunt at Outpost 7. Quando Neumeier si accorge che nessuna produzione era seriamente intenzionata a finanziare il progetto, e viste le somiglianze con Starhip Troopers, decide di trasformarlo in una trasposizione del romanzo. Verhoeven prova a leggere il libro e lo molla schifato dopo un paio di capitoli. Non fatico affatto a capire il disgusto, anzi: è già tanto che uno come Verhoeven abbia sopportato Heinlein per due capitoli. Ma questo non gli impedisce di voler fare lo stesso il film, prendendo ogni singolo aspetto apologetico del romanzo e ribaltandolo, destrutturandolo. Il concetto, anche abbastanza semplice da comprendere, è di far vedere al pubblico la realizzazione pratica di una perfetta utopia fascista. 

Quella di Verhoeven è un’operazione studiata con millimetrica precisione, a partire dal criticatissimo cast e dalla recitazione legnosa; voleva delle facce che ricordassero quelle dei film di Leni Riefenstahl, e infatti, tra i vari attori che hanno fatto l’audizione per il ruolo di Rico, non ha scelto Matt Damon o Mark Whalberg, ma Casper Van Dien, perché l’estetica del giovane attore era perfetta per i propositi del regista. 
E così abbiamo questa società di plastica, con questi volti perfetti e questi fisici da Trionfo della Volontà; abbiamo scintillanti armature, armi e veicoli militari che farebbero felice anche il più feticista e pignolo dei bullonari, navi spaziali dalla potenza inusitata, e tutto ciò che questa società avanzatissima, perfetta, ordinata e pulita riesce a fare è andare a farsi ammazzare da un mucchio di insettoni su un pianeta alieno e ostile. Senza scopo, senza ragione, per il puro gusto di dominare, conquistare e soggiogare. 

Non è tanto, o non è solo, il fatto che la Federazione mandi i propri giovani a farsi macellare su altri pianeti per combattere una stolida ed eterna guerra contro una razza di insetti; è l’entusiastica adesione dei questi ragazzi. Il film comincia come un teen movie tra i più triti mai messi in scena, con tanto di doppio triangolo amoroso, il ballo di fine anno, le partite nella palestra della scuola, ma con la differenza che è tutto irregimentato, che il meccanismo propagandistico si insinua come un veleno in ogni aspetto dalla vita dei protagonisti, quasi che l’atmosfera stessa da commedia adolescenziale della prima mezz’ora fosse, anche quella, propaganda. Non si sente l’oppressione del regime, perché quella di Verhoeven non è una distopia che vuol raccontare la ribellione dell’individuo a una società fascista; è, appunto, un’utopia perfettamente riuscita, che aderisce come una seconda pelle agli abitanti della Federazione. Sono fascisti, ma non sanno di esserlo. Ormai fa parte di loro.
È ancora più assurda l’accoglienza riservata a Starship Troopers, se si pensa che non è un film sottile. Verhoeven, almeno nella sua fase statunitense, non è mai stato un regista sottile. La critica sociale di Robocop (satira anche quella, ma più comprensibile, perché non aveva un impatto sul nucleo fondante della mitopoiesi americana) era evidente, gridata, ostentata; lo è anche qui. E infatti Verhoeven ci rimase di sasso quando gli diedero del nazista per aver diretto questo film. 

Tutto è così caricato, sopra le righe, con il volume sparato a mille che davvero, io mi domando come si possa equivocare, come si possa anche solo pensare che tutta quella vuota retorica, tutto quel recuperare per coprirli di ridicolo e quindi disinnescarli, i temi ricorrenti del cinema bellico statunitense, dall’addestramento con l’istruttore duro ma in fondo paterno, all’arrivo sul campo di battaglia dove finalmente si “impara a essere uomini” tra il sangue e i pezzi di amici sparsi sulla sabbia, sia da prendere sul serio. Com’è possibile che a qualcuno sia venuto in mente che Rico e compagni fossero i buoni se l’unico momento in tutto il film in cui si prova una reale e sincera empatia è quando catturano l’insetto intelligente e quello ha paura?
No, sono i cattivi e brucia tantissimo perché, in mezzo secolo di cinema, abbiamo sempre creduto che fossero i buoni. 

Credo non esista un film più attuale di Starship Troopers, soprattutto adesso, soprattutto di fronte agli ultimi eventi cui stiamo assistendo attoniti e anche un po’ tramortiti. Per Rico e soci vari, uccidere è facilissimo perché i loro nemici non sono umani, ma anche qui, la metafora è tutto tranne che sottile: vai su un pianeta che non è il tuo, caricato a molla e con un odio viscerale nutrito da anni e anni di indottrinamento sistematico e martellante, e fai una strage perché quei cosi non sono come te. Sono, appunto, cose, forme di vita inferiore che si possono sterminare senza neanche passare una notte insonne. Ma Verhoeven, che è di un’intelligenza sopraffina e conosce il linguaggio cinematografico come io conosco casa mia, sul finale compie un salto di prospettiva che dà le vertigini: tutta la pietà che non abbiamo provato nei confronti dei militari, ora è riversata su una povera bestia presa in una rete e poi torturata nelle ultime scene del film. Se non si capisce il film in quel momento, è solo perché non lo si vuole capire, perché noi siamo Rico, perché siamo fascisti e non lo sappiamo e realizzarlo ci fa troppo male e mette in discussione troppe cose sul nostro modo di stare al mondo. 

Presa dal fervore che mi assale ogni volta che parlo del mio Verhoeven preferito, mi sono dimenticata di illustrare i temi della challenge di oggi: il Day 21 era su Guillermo del Toro, e noi qui i film di del Toro li abbiamo recensiti tutti. Io ho rivisto La Forma dell’Acqua perché è il film della mia vita. L’argomento del Day 22 è Creepy Crawlies, e quindi ne ho approfittato per attaccarvi il pippone su questo capolavoro immenso del cinema contemporaneo.

8 commenti

  1. Avatar di The Butcher

    Per me questo film rimane tremendamente geniale. Una delle più grandi prese per i fondelli verso i fascisti e la cosa divertente è che quest’ultimi probabilmente non si sono nemmeno resi conto di quanto questo film li critichi e li umili.

    1. Avatar di Paolo

      Mi chiedo ma se l’oggetto della tua satira non si accorge che lo hai preso in giro anzi si esalta, la satira è riuscita?

      1. Avatar di Lucia

        Io credo dipenda dal tempismo. Ci sono film che arrivano troppo in anticipo. Starship Troopers è uno di questi, e infatti oggi nessuno si sogna più di dire che è un film fascista

      2. Avatar di The Butcher

        Direi di sì, perché comunque va a dimostrare l’ignoranza di queste persone.

  2. Avatar di Frank La Strega

    Che bomba che hai tirato fuori!!!
    Uno dei miei film “di sempre” che riguardo praticamente ogni anno.
    Sarebbe fighissimo affrontare il periodo americano di Verhoeven (ma anche il resto) perché mi sembra qualcosa di incredibile e unico (in un momento in cui autori come Carpenter dovevano stare quasi in disparte, ad esempio) e il suo particolare modo di raccontare riuscendo a farti divertire, entusiasmare, eccitare e contemporaneamente metterti a disagio e in discussione come spettatore.
    Di Starship Troopers (lo vidi all’uscita) ho proprio il ricordo di come mi fece riflettere su quello che stavo guardando, su qualcosa di disumano e orribile senza però un contraltare “buono”. Era la prima volta che vedevo (o comprendevo) questo modo di raccontare. Io però ho sempre provato empatia e tristezza per il personaggio di Dina Meyer (che mi sembra quello che cerca qualcosa di “umano” dentro – o sotto – all’ideologia, e infatti poi…) e, alla fine, per tutti quei giovani indottrinati e destinati ad essere degli ingranaggi di un regime che alla fine diventano completamente integrati e partecipi di un sistema guerrafondaio.

  3. Avatar di Sam Simon

    Si, purtroppo non fu capito all’uscita e fu massacrato ingiustamente. Come hai giustamente scritto, è invece un film geniale! A partire dalla scelta degli attori, dei bietoloni inutili perfetti per i loro ruoli di soldati decerebrati!

  4. Avatar di loscalzo1979

    Per me rimane un buon film, forse caricato da (sbagliati) clichè creati da un tam tam mediatico che lo ho troncato economicamente.
    I seguiti invece sono spazzatura pura.

  5. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    Verhoeven ci chiede subito per quale “mostro” parteggiare: qli aracnoidi di Klendathu che stanno solo difendendo il loro territorio dagli invasori, o i giovani cadetti e ufficiali imbevuti di fascismo e militarismo a un livello tale da non rendersi più nemmeno conto di essere nient’altro che carne da cannone? La risposta è ovvia per chiunque, tranne che per i coglioni capaci (forse con un TANTINO di malafede) di averne travisato il messaggio…