31 Days of Halloween: Day 20 – Nightmare 4 – Il Non Risveglio

Regia – Renny Harlin (1988)

Altro Day “pigro” della nostra challenge, con un tema che si limita al solito nome buttato un po’ a casaccio, e giusto perché manca la fantasia di inventarsi argomenti un minimo interessanti. Però il nome, questa volta, è quello di Freddy Krueger, e quindi tirarsi indietro è difficile. Non sono certo così folle da affermare che quella di Nightmare sia la saga horror meglio riuscita nella sua globalità, perché non è così; ha i suoi punti bassi, che sono davvero molto bassi, mentre i picchi qualitativi sono pochi, e di solito portano lo zampino, alla regia o alla sceneggiatura, di Craven. Insomma, c’è il primo, storico Nightmare, c’è I Guerrieri del Sogno (che da alcuni punti di vista è superiore al capostipite) e c’è Nuovo Incubo, operazione geniale, in anticipo sui tempi, con il solo difetto di essere un po’ troppo elitaria e cerebrale. In mezzo ci sono parecchie porcherie e negarlo sarebbe indice di disonestà intellettuale. 
E tuttavia, può non essere la saga migliore degli anni ’80-’90, ma resta pur sempre la mia saga, come Fred Krueger resta sempre il mio mostro, il mio Uomo Nero preferito. 
Oltre ai tre film sopra menzionati, ce n’è anche un altro, che non è affatto al loro livello, ma si difende abbastanza bene, oltre a essere un pezzo di estetica MTV anni ’80 da esporre nei musei. Il regista è Renny Harlin, a cui ho sempre voluto un gran bene, e il titolo è The Dream Master, tramutato in Italia in un cacofonico Non Risveglio che ci azzecca poco o nulla. 

Dream Warriors era stato un grosso successo di pubblico e, come spesso accade in questi casi, la promessa che fosse un capitolo conclusivo se ne va alle ortiche nel giro di una settimana. Per un eventuale quarto film, alla New Line non hanno una sceneggiatura; Craven prova a presentarne una, che però viene rigettata, quindi si va alla ricerca affannosa di una storia e di un regista. L’idea era quella di mettersi in continuità con Dream Warriors e arrivare a una sorta di evoluzione del Guerriero del Sogno, che poi sarebbe il Dream Master del titolo. Dopo varie peripezie, vari sceneggiatori, varie versioni della storia, arriva il finlandese Harlin, con due film a basso budget alle spalle, uno girato in patria e l’altro negli USA. Il produttore Robert Shaye non è entusiasta della cosa, ma la produttrice Rachel Talalay lo convince ad assumere Harlin. Le riprese partono che ancora non c’è uno script definitivo e con Hollywood nel bel mezzo di uno sciopero. Di conseguenza, gran parte di quello che vediamo in Nightmare 4 è improvvisato, da Harlin o dagli attori, e le sequenze degli incubi sono quasi tutte idee di Harlin, non presenti in sceneggiatura. 

Per tutti questi motivi, il film è un mezzo colabrodo narrativo e molto poco di quanto vi accade ha un minimo di senso. I fatti si svolgono un annetto dopo Dream Warriors, dal quale ritroviamo i tre superstiti, che tuttavia vengono fatti fuori nel giro della prima mezz’ora di montato. La stessa Kristen, protagonista del terzo capitolo, ora è interpretata da un’altra attrice, perché Patricia Arquette (o il suo agente dell’epoca) si era rifiutata di tornare a lavorare a un altro horror per evitare lo stigma da scream queen. Ma alla fine poco male: non è lei il personaggio principale, è Alice, la nostra Dream Master. Ora, non è del tutto chiaro cosa sia o che poteri abbia una Dream Master, e il film non è che ci si impegna così tanto a farcelo capire. Non è importante; per godersi Nightmare 4 bisogna solo seguire il flusso delle immagini come se si fosse sotto l’effetto di qualche droga allucinogena potentissima e non farsi troppe domande. Ci pensa zio Renny a farci divertire. 

L’intera saga di Nightmare ha sempre dovuto la propria fama alla resa estetica e non alle storie raccontate. Certo, l’idea narrativa alla base del personaggio di Freddy è forte e innovativa, e Nancy è una delle migliori final girl mai portate sullo schermo; i Guerrieri del sogno del terzo capitolo sono ben scritti e l’ambientazione nell’istituto per ragazzi problematici uno spunto interessante. Ma è innegabile che la ragion d’essere dei vari film siano gli incubi, la loro messa in scena e soprattutto le modalità attraverso cui i registi che si sono avvicendati al timone dei singoli capitoli hanno visualizzato la fragile e malleabile parete divisoria tra sogno e veglia.
Harlin che è un fanatico estremista dello stile, nonché un tipo abbastanza buzzurro e indelicato, questa parete la abbatte direttamente a spallate e, con l’arroganza del giovane regista al suo terzo film che si gioca la carriera dirigendo il quarto capitolo di un franchise di successo (Freddy Krueger più famoso di Gesù Cristo, ricordate?), e non gliene può fregar di meno, decide che no, il pubblico non deve mai sapere quando un personaggio è sveglio o sta sognando.

Mi dispiace per Craven, regista del cuore, mi dispiace per Russel che con Dream Warriors ha diretto un piccolo capolavoro, ma se si prendono, non il film nel suo complesso, bensì le singole sequenze oniriche, Harlin supera tutti a destra facendo i gestacci. Per usare termini poco signorili, Nightmare 4 è il più visionario dei capitoli. È anche quello che apre le porte al ridicolo, credo con un elevato grado di consapevolezza, perché scene come quella del dojo in cui Freddy fa fuori il fratello di Alice o quella in cui la madre di Kristen la imbottisce di nascosto di barbiturici, sono così camp che è impossibile non siano state pensate in quel modo. O forse erano solo gli anni ’80, non lo sapremo mai. 
Al di là della comicità, volontaria o involontaria poco importa, di alcuni momenti, Nightmare 4 è anche il film in cui Freddy trasforma una ragazza in uno scarafaggio e poi la spiaccica dentro una scatola, e quello in cui Alice rivede se stessa da vecchia, condannata per tutta la vita a servire al bancone di una tavola calda. Tutte cose inserite in corso d’opera, tutte idee di Harlin, che senza una sceneggiatura procedeva a casaccio, ma era evidentemente molto ispirato. 

Non mi spingo fino a dire che Dream Master sia un bel film, perché non basta infilare uno dietro l’altro cinque o sei videoclip horror efficacissimi per creare un’opera compiuta e rotonda: la recitazione, Englund escluso, è scadente, i personaggi non ci sono, la final girl è scialba e tutto ciò che non riguarda la fusione tra sogno e realtà scricchiola e funziona pochissimo. Ma la comprensione che dimostra di avere Harlin della (non) logica dell’incubo rappresenta una faccenda unica all’interno dell’intera serie, e forse del cinema horror preso in blocco. Basti pensare alla scena in cui Alice e il suo fidanzato di legno (rubo la definizione da Paura & Delirio) devono allontanarsi dalla tavola calda in macchina e ripetono gli stessi gesti in loop per un numero imprecisato di volte. 
È sconnesso, farraginoso, pure un po’ scemotto, Nightmare 4, ma è potente, difficile da dimenticare, e la dimostrazione pratica di che razza di regista sia Harlin quando non è svogliato. 
Il che mi fa riporre grandi speranze nella trilogia reboot di The Strangers che lo vede dietro la macchina da presa per tutti e tre i film. 
Ma questa è un’altra storia, e la racconteremo un’altra volta. 

3 commenti

  1. Avatar di Frank La Strega

    Non ho mai seguito la saga di Nightmare, pur essendo un mito. Quando mi sono appassionato all’horror su schermo (quindi in tv e al cinema, se si poteva) ero un ragazzino e per qualche motivo non sono mai stato attratto da Freddie, Michael e Jason, che ho sempre conosciuto ma che ho visto “in film” solo da adulto e dopo molti horror alle spalle. Lo slasher per me è diventato importante (ma ero già più grande) con Scream, che pure era un colpo di fulmine solo mio tra i miei pari. E’ strano ma in epoca pre-rete e vivendo in un paesino di provincia era più difficile (e dispendioso) “abbracciare” tutto. Ho affrontato il primo Nightmare solo pochi anni fa, quindi, poi l’ultimo e il terzo. Sto cercando un po’ alla volta di aggiornarmi, con molto piacere. Per questa tappa quindi ho recuperato il 2 e questo quarto capitolo. Non entro nei dettagli, però mi sembra una bella saga, con una bella forza, con temi interessanti (solitudine, coraggio, amore, amicizia, morte ma anche lotta e vita…) con personaggi fighi.

  2. Avatar di Giuseppe
    Giuseppe · ·

    “Io sono nato molto prima di te e morirò molto dopo di te. Io sono… ETERNO!”
    E che cosa gli vuoi dire a un Freddy così? 😉 Un quarto capitolo dallo stile davvero visionario e di sicuro impatto: nel corso degli anni io sono arrivato a considerarlo pure un pelo superiore al terzo capitolo, senza certo nulla togliere a quest’ultimo (anzi)… Avendolo visto al cinema all’epoca, poi, posso confermare ulteriormente quanto le idee di Renny abbiano reso bene su grande schermo, vedi ad esempio la sequenza “scarafaggesca” o ancora quella con le anime dei bambini “inglobati” in Freddy (per non parlare della vendetta finale delle sue vittime).
    E anche le parti scemotto/ridicole le ho viste come frutto di scelte tutt’altro che casuali, più tendenti a sbertucciare quegli anni ’80 più che non a seguirne l’onda… 😉

  3. Avatar di Austin Dove

    sì beh questo si riguarda sempre con piacere^^

    mi dispiace solo che uccidano senza remore i protagonisti del precedente, odio quando le saghe horror lo fanno