
Regia – Mark L. Lester (1990)
Dopo le due delusioni patite nei giorni precedenti, questa volta andiamo sul sicuro con un confortevole B movie. Ma prima, spieghiamo i temi della challenge: il day 18 richiedeva un film con Toni Collette e io mi sono rivista il remake di Fright Night che è sempre una delizia; il day 19 è invece dedicato alle “Killer Machines”, una categoria molto ampia che può spaziare tranquillamente da La Fabbrica delle Mogli a Terminator, passando per The Mangler. Io mi sono andata a recuperare questo piccolo classico che, durante la mia tarda infanzia (o pre-adolescenza) mal spesa, passava in tv quattordici volte l’anno, come minimo. Dato che non lo rivedevo da allora, ho pensato sarebbe stato divertente tirarlo fuori dalla naftalina e vedere cosa gli aveva combinato lo scorrere del tempo. Risposta: niente di irreparabile; Classe 1999 è rimasto lo stesso, identico, stolido e strafottente filmaccio di serie B di 33 anni fa; è invecchiato benissimo, regge perfettamente il peso dei suoi anni e ha ancora degli effetti speciali prodigiosi.
Forse non tutti sanno che si tratta di un sequel, anzi, se vogliamo essere precisi al massimo delle nostre possibilità, si tratta del secondo capitolo di una trilogia, anche se il terzo film è un sottoprodotto DTV di metà anni ’90 in cui Lester non ha avuto alcun ruolo. Il capostipite della trilogia è Class of 1984, uscito nel 1982. I due film hanno un impianto concettuale simile, quello di un’America completamente in balia delle gang giovanili, ma a parte questo, non sono collegati tra loro e le rispettive storie sono autoconclusive. Di conseguenza potete gustarvi Classe 1999 senza aver per forza visto Classe 1984. Ve lo consiglio, tuttavia, perché è molto bello.
Un po’ di dati tecnici per capire a cosa andiamo incontro ci vogliono, prima di cominciare. A produrre il film troviamo la Lightning Pictures, una diramazione di genere della Vestron Pictures, famosa per essere lo studio che aveva finanziato Dirty Dancing. Ma non solo, la Vestron e la Lighting (che è come dire Miramax e Dimension Film) hanno messo la firma su C.H.U.D. e su Street Trash e, per alzare un po’ il livello, su Blue Steel di Bigelow e The Dead di John Huston.
Perché vi sto ammorbando con queste minuzie? Perché va compreso, parlando di un film così, che la nozione di B movie, una trentina di anni fa, era un po’ diversa da quella a cui siamo abituati oggi.
Classe 1999 è un film che plagia mezza cinematografia di genere dalla fine degli anni ’70 in poi: I Guerrieri della Notte, Mad Max, Terminator, Fuga da New York e via così; è un film che, su quell’estetica così caratteristica del periodo, ha intenzione di farci un sacco di soldi e lo fa senza un briciolo di pudore. Non ha ambizioni, non punta in alto, striscia nel fango ventre a terra e porta a casa la pagnotta con grande dignità. Il che significa non trattare gli spettatori da mentecatti, dar loro un film confezionato con tutti i crismi dello spettacolo cinematografico, spendere il budget non di certo faraonico di 5 milioni di dollari per garantire professionalità in tutti i reparti e permettersi pure un cast all’altezza della situazione; in estrema sintesi, essere solido e mantenere le promesse.
Ma di che parla esattamente Classe 1999? E perché è finito nella challenge all’interno della categoria “Killing Machines?”.
Ci troviamo a Seattle nel 1999, città in mano alle bande rivali di adolescenti, e diventata per questo motivo una “Free Fire Zone”, ovvero una zona in cui la polizia non ha più alcuna giurisdizione, le scuole sono chiuse e i ragazzi se ne vanno in giro armati di lanciagranate. Una grossa compagnia, la MegaTech (perché qui non andiamo per il sottile) stipula un patto con il governo degli Stati Uniti per lanciare un programma educativo sperimentale alla Kennedy High School di Seattle: dei robot militari (battledroids), riconvertiti in insegnanti, saranno spediti a scuola per impartire un po’ di disciplina agli studenti recalcitranti. Finirà malissimo.
Se nel film del 1982 lo schieramento dei cattivi era rappresentato dalle gang di giovani delinquenti che si mettevano a perseguitare un professore, in Classe 1999 la situazione è ribaltata: il protagonista Cody (Bradley Gregg) dovrà mettere fine al regno di terrore portato alla Kennedy High dai robot e, per farlo, avrà bisogno che le due gang rivali si uniscano per lo scopo comune.
Qui il male sta tutto nell’avidità della corporazione che vuole stipulare un contratto da diversi milioni di dollari con il governo ed è disposta a insabbiare qualunque tipo di abuso, pur di commercializzare i robot e spedirli in tutte le scuole superiori del paese. Tanto, sono soltanto ragazzi problematici, poveri, tossicodipendenti, avanzi di galera, piccoli criminali. Pure se ne ammazziamo un discreto numero, che sarà mai.
Aspettatevi quindi di assistere a una serie impressionante di violenze su personaggi minorenni, che vengono malmenati in ogni modo immaginabile e, in un secondo momento, sterminati senza pietà. Certo, gli attori che li interpretano sono quasi tutti adulti, tranne Joshua John Miller (il vampiro bambino di Near Dark e lo sceneggiatore di The Final Girls) che all’epoca delle riprese aveva appena 15 anni e si prende un sacco di botte anche lui, ma fa lo stesso una certa impressione questa disinvoltura nell’accoppare ragazzini.
Classe 1999 è un film molto violento e molto brutale, ma anche molto divertente, pieno zeppo di battute memorabili e infarcito di caratteristi colossali: c’è Malcom McDowell che è stato presente sul set un totale di due giorni per girare le sue scene e interpreta il preside della scuola, c’è Stacy Keach che fa il dirigente della MegaTech albino, c’è la regina Pam Grier nel ruolo di professoressa di chimica che ama dare fuoco ai suoi studenti. In una minuscola particina, roba che se non ci fate caso ve la perdete, c’è pure Rose McGowan al suo primo film.
Lester, inossidabile professionista al soldo della serie B, gira un buon numero di sequenze d’azione che io non so come siano riusciti a concluderle con soli 5 milioni di dollari di budget: l’incidente stradale all’inizio, l’inseguimento tra l’auto dei professori e la moto di Cody, la grande battaglia tra le due gang e tutta la parte finale all’interno dell’istituto di notte, con le moto che entrano dalle finestre, sfrecciano per le classi e i corridoi, e i batteldroids che rivelano la loro vera natura. Tutto molto ben fatto, preciso, roccioso.
Non so se possa essere definito un antesignano dell’horror come lotta di classe, anche perché il genere ha sempre avuto una componente antiautoritaria e ribellistica, nonché una pessima opinione della ricchezza e dell’alta borghesia in generale, ma di certo la caratterizzazione di protagonisti e antagonisti è difficilmente equivocabile, tornando sempre a ribadire che non stiamo parlando di un’opera ambiziosa o metaforica. Però, nonostante tutto, regge anche il discorso classista, se preso con la giusta dose di leggerezza.
Classe 1999 è un divertente baraccone che contiene tutti i cliché tipici del cinema americano di fine anni ’80; oggi si direbbe che è un frullato pop delizioso; all’epoca era soltanto un filmaccio da poche pretese. Non c’è grossa differenza tra le due cose, a dire la verità. Basta che ci si diverta. E con Classe 1999 il divertimento è assicurato.












Pietra (anzi lastra di metallo) miliare! Lo vidi in videocassetta dopo aver visto Terminator 2 al cinema. Al tempo non inquadravo molto la differenza tra superproduzione e B-movie, so soltanto che Classe 1999 mi “parlava” molto di più 🙂 e gli effetti speciali meccanici mi esaltavano più del morphing. Ricordo un tipo spezzato in due dentro un muro, su Fangoria uscì un articolo dedicato al film, con il dietro le quinte. Da collezione. Grazie 🩶
Guarda, devo dire che, da ragazzina, parlava di più anche a me. Poi Terminator 2 è proprio un’altra categoria, però questo si difende, ed è pure invecchiato benissimo. Gli si vuole un gran bene.
Al sottoscritto ha “parlato” direttamente al cinema, dato che ho avuto la fortuna di vederlo in sala 😉 E meno male, considerati i tagli che puntualmente si ripresentavano ad ogni passaggio televisivo: per ritrovare il film che conoscevo ho dovuto aspettarne il DVD (certo, poi ci sarebbe anche la questione del ridoppiaggio, corretta solo di recente)…
P.S. Terminator 2 è ovviamente fuori scala a confronto 👍
Ecco, infatti passava in tv 14 volte l’anno, ma passava sempre tagliatissimo.
resta, per i suoi mezzi dell’epoca, solidissimo e godibile ancora oggi, ignoravo facesse parte di una trilogia (credo il terzo non sia arrivato in tv da noi)
Che figata Classe 1999. E quanto “riempiva” gli occhi quando lo vedevo da ragazzino! Voglio più film così!
Le notti scorse ho provato a recuperare un po’ di “stazioni” lasciate indietro, così:
– Day 19: Deadly Friend (che, sempre da ragazzino, vedevo spesso volentieri e perché Wes Craven mi manca).
– Day 18 (Collette): Like Minds (non sono più abituato ai film così, ma… ok)
– Day 17 (cimitero): Cabal (per andare sul sicuro: uno dei miei film preferiti da quando ero, appunto, ragazzino che è sempre bello trovare una scusa per rivedere)
– Day 16 (mai visto): Candy Land e… mi è piaciuto molto. Adesso la sparo: mi ha un po’ ricordato “X” e forse mi è anche piaciuto di più
– Day 15 (Rock n roll): “Hard Rock Nightmare” (che mi ha fatto un po’ tenerezza…)
– Day 14: non ce l’ho fatta…
– Day 13 (Jason): visto Venerdì 13 parte 2 per la prima volta e… ok, son contento! Ho sempre fatto fatica con Venerdì 13, però gli devo alcuni film che gli preferisco e che non ci sarebbero senza Jason.
Besos!
F13 part 2 è, secondo me, il miglior capitolo di tutta la saga di Jason. E nemmeno io sono una grande fan di quella serie di film, eh. Cioè, se io dovessi scegliere una sola saga degli anni ’80 da vedere all’infinito, quella sarebbe sempre NIghtmare.
Sto recuperando la saga di Nightmare (che fino a qualche anno fa non avevo mai visto) e anche a me piace di più (è anche più complessa). Eppure ci sono degli slasher che mi piacciono tantissimo (a me il cinema deve “fare bene” perché me lo porto poi nella vita “fuori”, forse per questo adoro l’horror ma non sempre e non tutto) e spesso mi chiedo cosa faccia così la differenza se più o meno lo schema è lo stesso. Forse i personaggi, alcune dinamiche umane che emergono di fronte al pericolo e alla morte, il “mood” che mi lascia un finale giusto… il divertimento catartico anche, perché no… Ecco, Nightmare però è più “caldo” di Venerdì 13… In ogni caso, belle scoperte.
“spari, riconoscerei questo rumore ovunque!” Cit.
❤