
Regia – André Øvredal (2023)
Dopo varie peripezie, sono riuscita a vedere uno dei film che più attendevo; un attesa che non si è limitata a questa stagione cinematografica, ma che va indietro di almeno di 10 anni, da quando il progetto di adattare un capitolo del Dracula, quello dedicato alla nave che trasporta il Conte a Londra, era nelle mani di Neil Marshall. Da allora è cambiato praticamente tutto, ma nel caso specifico, la carriera di Marshall ha fatto più o meno la fine della Demeter e non sappiamo cosa ne sarà di lui.
Un’altra cosa accaduta nel periodo in cui questo film è stato nel cosiddetto development hell è la miniserie Dracula della BBC, quella andata in streaming su Netflix all’inizio del 2020. Il secondo episodio della serie era appunto dedicato al viaggio della Demeter. Di conseguenza, l’idea alla base del film di cui parliamo oggi non era più una grossa novità. Non solo si tratta di una storia che già conosciamo, ma che abbiamo pure già visto di recente.
Non era facile, per il buon André Øvredal, ottimo regista di cinema di genere che tante soddisfazioni ci ha dato, imbarcarsi (scusate) in questa impresa.
Øvredal entra nel progetto nel 2019, le riprese iniziano nel 2022 e il film esce timidamente in sala nell’agosto del 2023, per poi finire in VOD dopo un paio di settimane. Non è andata bene, almeno non da un punto di vista economico: The Last Voyage of the Demeter è costato 45 milioni e ne ha incassati 19. Le ragioni possono essere molteplici; la prima che mi viene in mente è che gli horror gotici non sono poi così adatti al periodo estivo e, nonostante il filone gotico stia vivendo una specie di rinascita, è comunque complicato da piazzare e da vendere, e la Universal non ha dato prova di crederci troppo; in secondo luogo, l’estate 2023 (a parte il caso eclatante del Barbenheimer) è stata dominata al box office da due horror, quello intellettuale A24 Talk to Me, e quello più popolare di Insidious 5. Demeter, poveraccio, non ha proprio trovato il suo spazio; per finire, il film ha tutta una serie di problemi di ritmo e di struttura, e pecca in particolare nella distribuzione dei pesi narrativi. Dura quasi due ore, quando una vicenda del genere sarebbe perfetta per essere raccontata nell’arco dei canonici 90 minuti.
Si fa un po’ di fatica nella prima mezz’ora e, quando il film entra nel vivo, ci si arriva stanchi e annoiati. Detto ciò, l’entrata nel vivo è una gran bella entrata, perché Øvredal gestisce la faccenda come uno slasher su una nave in mare aperto, non risparmia niente e nessuno, azzecca il look di Dracula (Il sempre immenso Javier Botet), che ha l’aspetto di una belva feroce, una sorta di Nosferatu che è stato parecchio in palestra e ha perso ogni connotazione umana, e si lancia in una scorribanda violenta e feroce in cui alla disperazione dell’equipaggio fa da contraltare la supremazia ferina del mostro che li perseguita.
Il cast è ottimo e comprende facce meravigliose come quella di Liam Cunnigham, di Aisling Franciosi e David Dastmalchian. C’è anche il giovanissimo Woody Norman, visto di recente in Cobweb e attore horror dell’anno, a questo punto.
E allora, cosa è andato storto?
Bisogna premettere che chiunque, anche la buonanima di mia nonna, sa che l’equipaggio della Demeter è stato sterminato durante il viaggio, sa che a bordo della goletta c’è il Conte più famoso della storia, e sa che il destino della nave è segnato dal momento in cui esce dal porto. E allora, dico io, cari sceneggiatori, perché sprecare tutto quel tempo a costruire una suspense che non ha senso di esistere? I primi 30 minuti del film sono preparatori, ci servono in parte a conoscere i personaggi (e questo va bene) e in parte a non si sa bene cosa. Alla quindicesima inquadratura sinistra sulle bare piene di terra con allegati rumori sinistri, ci si comincia a chiedere se ci abbiano preso per scemi. Ma cosa mai ci sarà su questa nave? Quale sensazionale scoperta faranno i nostri protagonisti? Cosa volete dirci che già non sappiamo? A un certo punto ho pensato che ci avessero piazzato un colpo di scena, del tipo che a bordo della Demeter ci fosse, che so io, Sbirulino e non Dracula. E invece no, come chiunque, anche la buonanima di mia nonna, sa, c’era proprio Dracula.
Sono convinta che, con dei drastici tagli alla prima parte del film, tutto sarebbe filato via liscio e senza intoppi. Se mi devi raccontare una storia di cui già conosco non solo il finale (muoiono tutti, Dracula arriva sano e salvo a Londra), ma anche la premessa e il fattore scatenante della narrazione, l’unica strada che hai è quella di puntare tutto su ritmo e rapidità. E infatti Øvredal questa cosa la capisce e, dal momento in cui ha le mani libere, fa tutto come si deve. Le sequenze degli attacchi del vampiro ai membri dell’equipaggio che sono di guardia sul ponte di notte sono fulminei e brutali: a volte la vittima di turno non fa neppure in tempo ad accorgersi di cosa le sia piombato addosso, altre Dracula pare divertirsi a infliggere quanto più dolore possibile, prima di succhiare tutto il sangue che il poveretto di turno ha in corpo. Ci sono anche un paio di contagiati che faranno una fine orribile. Non c’è pietà sulla Demeter, per nessuno.
Alla fine è una mezza occasione sprecata: tanto talento in campo, tanta bravura nel gestire certi aspetti del film, tanto dispendio di buona recitazione, buona messa in scena, magnifica atmosfera, per ritrovarsi con un film che si suicida nei suoi primi 30 minuti, e riesce a suicidarsi di nuovo negli ultimi 2, ma qui entriamo in territorio spoiler, quindi lascio giudicare a voi, se avrete tempo e voglia di vederlo. Credo ne valga, tutto sommato, la pena. Non so se si tratta di un film arrivato troppo tardi, dalla gestazione troppo lunga, superato e vecchio ancora prima di arrivare in sala, ma per il cast, per il regista e per quella manciata di sequenze di grande effetto, io mi sento di non volergli troppo male, a questo Demeter un po’ zoppo e un po’ sbilenco. Speriamo solo che la carriera di Øvredal non finisca come quella di Neil Marshall.











Avrei voluto vederlo,nonostante avessi preferito di gran lunga che fosse stato Marshall a dirigerlo anni prima,ma non c’è stato verso di trovare un cinema che lo proiettasse,a meno che non fossi andato chissà quanto lontano,alla fine ho semplicemente rinunciato!.
Ho trovato più impegnative le due ore della Queen Mary, anche perché lì – oltre che oggettivo più impegnativo da seguire – si sfilacciava proprio l’ultima mezz’ora. Non mi dispiace affatto quando la sceneggiatura e la regia si prende tutto il suo tempo per presentare personaggi, contesto; preparare l’atmosfera… Certo qui resta tutto un po’ piatto ma, tornando al discorso dell’altro giorno, critica e pubblico l’hanno accolto molto molto bene.
Su che piattaforma si recupera?
Marshall avrebbe saputo dare le sforbiciate adatte ma, alla fine, credo che anche Øvredal abbia fatto un buon lavoro (nonostante tutto) e quindi cercherò senz’altro di recuperarlo…
Sarei stato molto curioso di vederlo, proprio per capire come è possibile fare un film che tenga la tensione su una storia di cui si sa tutto: inizio, più o meno svolgimento e fine. Ma in tutta la toscana si sono guardati bene dal proiettarlo
buonasera. è qualche giorno che non leggiamo di te. si spera che questa assenza sia dovuta ad una piacevolissima e meritata vacanza settembrina. in ogni caso spero che tu stia bene. sursum corda!
Di quale paura e speranza non convincono una persona!