
Regia – Gregory Dark (2006)
Vi avevo detto che la vostra Zia Tibia aveva in mente una cosa davvero fetente per la scorsa settimana. Poi il desiderio di tributare i giusti onori al compianto Treat Williams l’ha condotta più miti consigli, ma non si può distrarre troppo a lungo Zia Tibia da un lurido slasher degli anni ’00, soprattutto se si tratta del primo film dell’orrore prodotto dai WWE Studios. Fondata nel 2002, con il nome di WWE Films, la casa di produzione della World Wrestling Entertainment comincia sfornando film d’azione a basso budget con l’intenzione di farne veicoli per la popolarità dei loro wrestler più importanti. Approda, appunto, all’horror nel 2006, perché in effetti un tizio con la faccia e le doti recitative di Kane può soltanto essere il cattivo di uno slasher, ma See No Evil è soltanto l’inizio: grazie ai WWE Studios abbiamo robetta come Oculus e No One Lives, quindi col tempo hanno anche iniziato ad assoldare registi di un certo spessore e hanno affinato leggermente il loro gusto cinematografico.
Cosa che non si può certo dire a proposito di See No Evil. Però, e questo è interessante, se da un certo punto in poi, molti progetti della WWE sarebbero stati destinati direttamente al mercato home video, See No Evil esce in sala. Arriva addirittura qui da noi, intitolato Il Collezionista d’Occhi. Se l’ho visto al cinema? Che domande sono, certo che sì.
Nel glorioso anno del Signore 2006, ogni horror fetido degno di chiamarsi tale doveva somigliare a una brutta parodia di un video di Marilyn Manson. Doveva quindi essere tutto verde, avere una copiosa presenza di scarafaggi e parassiti vari ed essere girato in un luogo fatiscente e soprattutto lurido, uno di quei posti dove ti becchi qualche brutta malattia solo al pensiero di metterci piede. See No Evil, diretto guarda caso da un regista di videoclip che poi nella vita non ha fatto niente altro, non è un’eccezione, anzi, potrebbe essere usato in una eventuale lezione sul linguaggio e l’estetica dell’horror di inizio secolo (sempre che a qualcuno venisse in mente di seguirla, una lezione simile) per spiegare a chi non c’era o aveva di meglio da fare, il modo in cui la formula veniva applicata al grado più infimo.
In See No Evil non c’è nemmeno la mano pesante, ma solidissima di Collet-Serra come in House of Wax, tantomeno c’è il lusso sfrenato della Warner o un cast di facce più o meno note, no. Qui il budget è basso, l’unica “star” è Kane, e il resto degli attori è preso dagli scarti di produzioni televisive non andate oltre il pilot. Sappiamo quindi a cosa andiamo incontro.
See No Evil ha una trama altamente improbabile, che quasi mi vergogno a raccontare, ma oramai mi sono imbarcata in questa storiaccia e intendo portarla a termine: un agente di polizia irrompe in una baracca, trova una tipa con gli occhi strappati ma ancora viva e un energumeno che la tiene prigioniera. Suddetto energumeno taglia un braccio al nostro eroe e fa fuori il suo collega, prima di beccarsi un colpo di pistola in fronte. Passano tre anni, il poliziotto ora ha cambiato mestiere e si occupa di dirigere un programma riabilitativo in un carcere minorile. Piccoli delinquenti sotto i 18 anni vengono forzati a pulire un vecchio hotel di lusso caduto in disgrazia e destinato a diventare un rifugio per senzatetto. Com’è logico (logico per la logica del film, per quella umana un po’ meno), nell’albergo ha preso stanza l’energumeno assassino. Seguirà mattanza.
Il 2006 è anche il momento in cui il famigerato torure porn si trova all’apice del suo splendore. Di conseguenza uno slasher non può limitarsi a essere soltanto uno slasher, no: deve andarci giù pesante in dolore, umiliazione e frattaglie. Per fortuna Kane è la persona giusta per infliggere tutte queste cose allo spettatore, e alle sue vittime, che sono così insignificanti quando va bene e insopportabili quando va male, che non dispiace affatto vederle crepare peggio del solito. In fondo, il povero Jason al massimo ti schiacciava la faccia contro un muro o ti faceva esplodere gli occhi dalle orbite per esaltare il 3D degli anni ’80. Kane, il cui personaggio qui si chiama Jacob Goodnight, gli occhi te li strappa via mentre sei ancora vivo, a mani nude, però prima ti trascina per i lercissimi corridoi dell’albergo agganciato a una catena tipo quarto di bue e, quando sei particolarmente irritante, ti fa ingoiare un cellulare, nell’unica sequenza di questo film che possa essere definita memorabile. O almeno che abbia un’idea non derivata da altri film migliori.
Per il resto, See No Evil è così radicato nel suo tempo che ci appare più vecchio di un horror girato negli anni ’70: i colori smorti, la patina paludosa, il sangue in CGI, i costumi, le discutibili abitudini igieniche dei protagonisti che si spogliano per fare sesso sui ributtanti materassi pieni di zecche (suppongo) dell’hotel, per poi venire sbudellati, un po’ di misoginia messa lì perché la WWE ha chiaro il proprio target di riferimento (e perché l’horror dell’epoca era così), violenza gratuita, punti di vista risibili e vetusti sulla salute mentale che vogliono una vittima di abusi infantili trasformarsi in una macchina di morte, e così via. Come reperto archeologico di una cultura ben precisa ha persino un suo valore. Ci si rende conto di parecchie cose, guardandolo diciassette anni dopo. È molto simile al remake di Black Christmas (uscito lo stesso anno), sia per le origini dell’assassino sia per il trattamento riservato ai bulbi oculari delle vittime, sia per l’ideologia un po’ squallida a cui strizza l’occhio, ma nonostante tutto, è un film migliore del remake di Black Christmas.
Innanzitutto è più breve, meno di 90 minuti che passano anche piuttosto in fretta perché alla fine ci si diverte un mondo a fare questo viaggio gratis con la macchina del tempo; in secondo luogo, è un B movie pienamente consapevole di esserlo, mentre molti horror ad alto budget girati negli stessi anni non sapevano bene cosa volevano davvero essere: se spazzatura pensata per un branco di spettatori grufolanti o blockbuster con qualche ambizione. See No Evil di ambizioni ne è privo e questa caratteristica lo rende, in un modo molto bizzarro e riservato giusto a noi affezionatissimi all’horror più di basso profilo, quasi poetico, quasi riuscito. E così povero che quasi fa tenerezza e io non posso farci niente: ho un debole per questi horror che sembrano quasi dei cuccioli da adottare, desiderosi in ogni modo possibile di compiacerti.
Come ultima postilla, Kane si rivela una scelta azzeccata e come silenzioso dispensatore di morte, dalla presenza enorme e minacciosa, fa la sua figura. Il film lo trovate su Tubi, insieme al suo sequel diretto dalle sorelle Soska, che ricordo non mi piacque per niente, ma che potrei provare a rivedere.












Ecco una di quelle occasioni,in qui a fine giornata faccio una capatina sul blog di Lucia senza aspettative,è invece quasi mi ribalto all’indietro a tutta forza rischiando l’osso del collo per lo stupore! Hai “letteralmente” riportato alla luce un antico reperto archeologico del mio passato di ragazzino,di quando seguivo assiduamente la WWE ogni domenica,e di quanto non stavo più nella pelle al pensiero di andare a guardare un film horror con protagonista il mascherato KANE! Ammetto che non me lo rivedo letteralmente dai tempi della sua uscita nelle sale,mi tolgo tanto di cappello al caro ciclo di Zia Tibia,questa proprio non me l’aspettavo,shi shi shi!!!.
Ma Zia Tibia è qui apposta per ricordarvi l’esistenza di queste perle della serie B dei tempi che furono!
È vero, fa tenerezza come il vecchio Luneur che non c’è più con quelle montagne russe che atterrivano perché le strutture parevano appiccicate con lo sputo mentre le case del terrore non spaventavano ma ti divertivano e incantavano e quindi ogni volta volevi tornare. Il 2 era inguardabile ma c’era Katharine Isabelle. E questo mi basta.
Paradossalmente è uno dei pochi film della WWE Film (la divisione cinematografica della federazione di wrestling) che ha avuto un minimo successo: Presa Mortale con John Cena e i vari The Marines e seguiti hanno a malapena raccolto i soldi spesi per farli.
Beh, perché l’horror alla fine è un genere con dei profitti molto più alti rispetto al cinema d’azione.
E anche perché, salvo rare eccezioni, le star WWE finivano per essere meno interessanti (parlando di azione, appunto) su grande/piccolo schermo che non su di un ring… Riguardo a Kane, sapevo di questo suo ruolo ma, francamente, non ho mai provato grande interesse nei confronti del film 😕
Ciao. Non avendo social, non sapevo dove scriverlo. Ho letto la didascalia della nuova puntata di Paura & Delirio, e oltre a ringraziarvi per la scelta di un cult movie anni Ottanta, a scatola chiusa, prima ancora di ascoltare l’episodio, mi avete convinto ad acquistare l’antologia “Notte horror 80”.
Credo che ti piacerà. Io ho letto già qualcosa e ogni racconto è ispirato a un cult movie anni ’80 diverso.